Di Olindo Urbani
Capitolo I - Quando sono?
-Che ci fai
qui, ragazza?
-Io non sono
una ragazza. Sono Emily.
-Ok, Emily.
Che ci fai qui? Questa è una discarica! E' pericoloso. Non hai letto i
cartelli? Qui non puoi entrare!
-Cos'è una discarica?
-Come cos'è?
Non lo vedi? Ti sembra un giardino fiorito?
-Non vedo
fiori. E non sento il loro profumo. C'è invece un cattivo odore.
-E te credo!
Ragazza, ma ti senti bene?
-Non sono
una ragazza! Sono Emily. Qual è il tuo nome?
-Ok, ho
capito. Ma qui non puoi stare. Tu questo lo capisci?
-Dov'è casa
mia? Qual è il tuo nome?
-Ah! Non lo
so proprio! Dove abiti? Da dove vieni?
-Catim. Io
abito a Catim.
-E dove si
trova Catim? Io non l'ho mai sentita.
-Non conosci
Catim?! E' una delle più grandi megalopoli del pianeta! Dove sono io ora?
-Sei in una
discarica. Alla periferia di Brescia. La conosci Brescia?
-Brescia. E'
un vecchio quartiere. Che anno è?
-Che anno è?
Mi prendi per il culo? Gigi! A Giggii!!! Accompagna fuori 'sta spannata per
favore!
-Signorina
venga con me! Qui è pericoloso!
-Io? Non
sono una signorina. Sono Emily! Qual è il tuo nome?
-Vabbè
Emily, come vuoi te. Ora vieni, eh? Seguime. De qua. E attenta che a piedi nudi
è mejo che nun ce vai tra la monnezza!
Gigi si
toglie il guanto destro e la prende per mano.
-La tua mano
è bagnata. Qual è il tuo nome?
-O mi
scusiii! Sa, coi guanti si suda. Ecco lì l'uscita. E torni a trovarci... quando
la dimettono. Ecco, ciao, eh!
-Perché mi
stringi la mano?
-Per
salutarti, vedi? Così. E poi si lascia.
-E' brutto.
C'è distacco. E poi ora la mia mano è bagnata.
-E scusa. Mò
te dò un fazzolettino, aspetta, eh! Ecco. Co' questo t'asciughi 'a manina e te
ne vai a casetta tua.
-Dov'è casa
mia? Qual è il tuo nome? E perché parli strano?
-Aho! Ma ce
sei o ce fai? Comunque io me chiamo Giggi e so' de Roma. E anche se te c'hai la
Padania nel core i muri null'avete ancora fatti e io posso venì a lavorare qua.
Te sta bene spannà? Ciao, eh!
Emily rimane
in piedi fuori dal cancello della discarica e si guarda attorno con aria
sbigottita.
Dopo cinque
minuti Gigi si rivolge al suo superiore:
-Capo! La
matta sta ancora allà!
-E che te
devo da dì?! Senti chiama un po' 'a madama e spiegaje. E poi torna in fretta
che 'a monnezza t'aspetta! Dice che se la fai aspettà ancora nunnesce più co'
te!
-Sai che
perdita...
La Pubblica
Sicurezza, messa al corrente della situazione, provvede ad inviare
un'autoambulanza. I soccorritori giunti interrogano Emily:
-Signorina
come si sente? Mi può dare il polso?
-Chi si
sente? Con chi parlate? Qual è il vostro nome?
-Con lei!
-Lei chi?
Qua ci sono solo io.
-Con
"lei" tu! Tu, signorina, come stai, come TI senti?
-Non sono
una signorina. Sono Emily. Qual è il vostro nome?
-Emily? Che
bel nome! Emily mi faccia... fammi vedere il braccio, ecco così. Non
preoccuparti, devo solo guardarlo. E' a posto. Il polso è buono, un po' basso
forse, ma nulla di grave. Apri bene gli occhi...
-I miei occhi
sono aperti. Io vi vedo. Qual è il vostro nome?
-Siamo i soccorritori
del 118. No, qui è tutto regolare. Le tue scarpe dove sono?
-Soccorritori
del 118. Non è un nome!
-Io sono
Davide, lui Matteo. Questa è a posto, almeno di fisico. Certo sembra confusa.
Portiamola in sede comunque. Se il medico lo ritenesse necessario le faranno
degli esami.
-Davide.
Matteo.
-Si, ecco.
Salga signo... sali Emily. Ti portiamo in ospedale.
-Ospedale?
Davide vuoi dire il centro di rigenerazione genetica?
-No! Voglio
dire ospedale. Dove si visitano le persone e le si curano.
-Infatti,
Davide. Il centro di rigenerazione.
L'ambulanza
parte.
-Davide,
questo veicolo è molto rumoroso e scomodo: traballa tutto!
-Beh, Emily,
non è una limousine! E poi la strada è sconnessa qua. Ma se vuoi segnalarlo in
amministrazione e ce ne fai dare una nuova... noi mica ci lamentiamo!
Giunti
all'ospedale Emily viene visitata dal medico di turno il quale non riscontra
nessuna anomalia se non una generale lentezza dei riflessi.
-Bene,
signorina Emily, giusto?
-Solo Emily.
Non "signorina". Qual è il tuo nome?
-Ah, è
sposata? Così giovane non l'avrei mai detto. Io sono il dottor Camisi. Allora
signora Emily. Le devo fare un po' di domande, ma sono sicuro che azzeccherà
tutte le risposte, anche se non si vince nulla!
-Non sono "signora"!
Sono Emily! Solo Emily! E perché mi parlate tutti dicendo a lei? E' antico!
-Va bene.
Non si arrabbi. Non ti arrabbiare, Emily.
-Il dottor
Camisi. Non è il nome giusto. "Il dottor" non è un nome. Tu sei
Camisi?
-Io sono
Cristian. Cristian Camisi. Allora domanda uno: come ti chiami?
-Cristian
intendi qual è il mio nome? Emily! L'ho già detto! Io sono Emily!
-Sì, Emily.
Ho capito, Emily. Ma dopo Emily che ci metto? Ce l'avrai un cognome?
-L'ID non
funziona, Cristian?
-Cos'è l'ID?
-L'identificatore.
Non ce l'hai, Cristian?
-No. Ora,
Emily, mi dici il tuo nome per intero? Emily e poi...?
-Io sono
Emily Dàmetri, Cristian.
-Dàmetri?
Sei straniera? Parli bene l'italiano. Dove sei nata e quando?
-Cristian,
io sono nata a Catim. Il sei novembre del 2950. E nessuno è più straniero da
almeno 700 anni.
-Emily... ce
l'hai un documento?
-I documenti
sono nei musei, Cristian. Quale documento vuoi da me?
-Un documento
come la carta d'identità, il passaporto, la patente! Ce l'hai la patente? O non
guidi?
-Che anno è
Cristian?
-Emily, per
favore...
-Cristian,
ho detto che anno è!
-Siamo nel
2011.
-Cani neri!
Ho sbagliato! Ho sbagliato anno! E ora come faccio?
Emily si
mette a piangere.
-Emily.
Emily calmati! Calmati. Va tutto bene. Ci sono io qua.
-Cristian va
tutto male! Tu sei un dottore! Un antico dottore! Non sei uno scienziato! Non
puoi aiutarmi! Va tutto male!
-Calmati,
Emily. Calmati. Tanto ho finito il turno. Ora ti calmi e mi racconti tutto.
Vedrai che si sistema tutto. Mi dici tutto e senza bugie e io cercherò di
aiutarti. Ma devi dirmi tutto, con calma e chiarezza e senza bugie, capito?
-Ho capito
Cristian.
-Forza.
Raccontami tutto. Come mai ti trovavi nella discarica?
-E' stato un
errore Cristian. Un errore di impostazione. Io non dovevo usare lo strumento!
Ma dovevo tornare indietro, Cristian! Dovevo arrivare a quel maledetto giorno
del 3011! Al ventuno giugno del 3011! Cristian, ho sbagliato l'impostazione!
Non ero abilitata ad usare lo strumento! Non sono una scienziata, io! Io collaboravo
solo. E l'interfaccia era difficile, era sperimentale! E poi è vietato!
-Emily...
Ascolta... Facciamo così: ora io ti faccio delle domande. E tu rispondi, okay?
-Si,
Cristian!
-Allora...
Quando sei nata?
-Il sei
novembre dell'anno 2950 dopo Cristo, Cristian.
-... Quanti
anni hai?
-Sessantadue,
Cristian.
-Emily! Tu
hai sì e no vent'anni! Che cavolo mi stai raccontando! Avevo detto senza bugie!
-Cristian,
ma io te giuro! Io sono Emily Dàmetri! E vengo dal futuro!
-E ci vieni
senza scarpe? Un viaggio così lungo e neanche un infradito? Sei poco
previdente!
-Lo
strumento non trasporta oggetti con te, Cristian! Rischi la fusione delle
cellule tra loro! La mia genetica si sarebbe fusa con quelle delle scarpe!
-E il
vestito, allora?
-Cristian il
vestito non è mio! L'ho preso dal mucchio degli scarti che c'era nella...
scartiera!
-Si chiama
discarica. Voi del futuro non le avete?
-No,
Cristian. Noi non le abbiamo. Non ci sono grandi scarti nel futuro.
-E quindi
riciclate tutto. Beh questa almeno è una buona notizia.
-Noi non
ricicliamo, Cristian. Noi semplicemente non produciamo ciò che non serve.
Questo è un vizio che avete qui nel medioevo tecnologico. Questa sessione
storica me la ricordo.
-Cos'è una
sessione storica? No! Ho capito! E' una specie di lezione scolastica, giusto?
Ma se non producete ciò che non serve come fate ad esempio ad imballare i
prodotti che usate e che mangiate? O voi non mangiate? Vi nutrite per molecole
d'aria?
-Cristian,
io capisco che per un medievale sia difficile comprendere. Ma prova a pensare
se tu fossi finito in un villaggio dell'anno 1000. Ti presenti come un dottore,
uno che cura i danneggiati con la chimica, mentre lì fanno strani riti
invocando gli dei della natura e spargendo budella di animali sulla fronte di
chi ha malattia o chissà che altro. E poi gli dici anche che la Terra è tonda!
Come pensi che ti accoglierebbero, Cristian? Vuoi mettermi al rogo anche tu?
-...L'hai
inventata bella. Complimenti.
-Cristian,
io non ho inventato niente. Sono una collaboratrice, non una scienziata.
-Mi riferivo
alla storiella che mi hai raccontato.
-Cristian...
cosa faccio ora? Ho bisogno di aiuto. Io non esisto in questo mondo, in questo
tempo! Non ho una casa, non ho credito, non so dove dormire, dove lavarmi! Cosa
faccio? Ti prego, Cristian, aiutami.
-Almeno so
che voi del futuro dormite e vi lavate. In una casa per di più, non in un
alveare multipiano.
-Cristian,
io sono sola e senza nulla. E spaventata. Non mi abbandonare qui.
-Chiamo i
servizi sociali. Loro ti daranno ciò di cui hai bisogno.
-No!
Cristian! I servizi sociali sono quelli che ti mettono nei matticomi, giusto?
No Cristian! Ti prego! Se non mi credi tu, che ti ritieni un uomo di scienza,
pensi che loro mi crederebbero? Che fine sono destinata a fare con loro,
Cristian? E' molto diverso dal rogo che dicevamo prima? Pensaci Cristian! Come
finirei?
-Cosa vuol
dire "che mi ritengo un uomo di scienza"? Che non lo sono?
-No,
Cristian. Tu sei un uomo di scienza. E' solo che ai miei occhi la tua scienza è
molto limitata. Come ho detto prima, tu Cristian curi con la chimica, giusto?
Le medicine le chiamate, giusto?
-Sì.
-Nel futuro
si cura con la rigenerazione genetica, Cristian. Tutto. Quando un uomo è
danneggiato è sufficiente trapiantare dei nuovi geni che crescono al posto
della parte danneggiata e il corpo si risana. E' per questo che ti sembra che
io abbia vent'anni, Cristian. Invecchia solo chi non vuole rigenerarsi, qualche
matto idealista. Di quelli ce ne sono sempre in tutte le epoche.
-Quindi
siete immortali?
-Non lo
sappiamo ancora, Cristian. Da quando ha preso il giusto via la rigenerazione
sono passati solo duecento anni. Attualmente gli individui più vecchi hanno
circa trecento anni, Cristian.
-Il giusto
via? Perché, ce n'era uno sbagliato?
-Cristian
prima la rigenerazione era ostacolata dalle religioni fomentate più o meno
segretamente dalle aziende chimiche.
-Farmaceutiche?
-Sì quelle,
Cristian.
-La smetti
di ripetere il mio nome?
-Perché? Non
ti piace?
-Che
c'entra! No, perché è fastidioso sentirlo di continuo! E se io ti dicessi
sempre "Emily, Emily, Emily"?
-A me piace
il mio nome, Cristian. Ah, scusa! Non conosco le vostre abitudini. Noi
ripetiamo sempre il nome quando parliamo. Siamo individui e dire il nome
accentua l'esclusività di ognuno di noi.
-Quindi
siete esclusivi, ma tutti ugualmente giovani.
-Più o
meno...
-Senti nonna
Emily, non ti dispiace se ti chiamo nonna visto che hai sessantadue anni, no?
-Non sono
ancora nonna. E nemmeno mamma, Cristian. Abbiamo più tempo per quello.
-E già,
immagino! Senti, Emily, come ti posso aiutare? Cosa vuoi che faccia?
-Non lo so,
Cristian. Ah già! Non devo ripetere il tuo nome! Non lo so. Ma sento freddo. E
non ho nessuno qui. E i servizi sociali mi toglierebbero la libertà.
-E forse non
farebbero male...
-Cristian!
La libertà individuale è la principale regola della vita! Libertà di vivere a
modo proprio facendo ciò che si vuole, quando si vuole e il più possibile!
Sempre, certamente, con l'unico limite del non ledere la libertà altrui!
-Già. Siete
saggi voi. Eppure prima hai detto che hai fatto qualcosa di vietato. Com'è che
avete i divieti se siete liberi?
-Non siamo
liberi di maneggiare ciò che può essere pericoloso per chi non ha le conoscenze
adatte. Tu Cr... Tu daresti un coltello ad un bambino?
-Comunque
cosa dovrei fare? Portarti a casa mia?
-Lo faresti?
Io ci speravo tanto!
-Certo! Così
in piena notte sgozzi me e la mia famiglia e domani avrai una bella notorietà
sui giornali!
-Io non
sgozzo nessuno. Ti prego Cr... Ti prego.
Cristian telefona
alla moglie. Poi offre il suo impermeabile a Emily visibilmente infreddolita,
l'accompagna alla sua macchina e le apre la portiera.
-Ah. Porte
manuali. Dove sono finita!
-E già che
ci sei attacca la cintura di sicurezza.
-Come
funziona?
-Ecco, così!
-Mi tira!
-Le vostre
sono in velluto e alcantara?
-Noi non le
abbiamo. Le nostre automobili sono veramente "auto". Automatizzate.
Sono come dei salottini, galleggiano a pochi centimetri da terra, hanno vetrate
panoramiche e non fanno tutto questo rumore!
-Sì ovvio,
sono tutte elettriche le vostre auto e non fanno incidenti.
-Non fanno
incidenti, certo. L'AI del veicolo è costantemente in contatto con quelle
vicine e non devono essere pilotate da un uomo. Gli incidenti sono a quota zero
da almeno sei secoli o forse più.
-L'AI?
-L'intelligenza
artificiale. Una CPU interna finalizzata all'interazione col sistema di
trasporto centrale e al benessere dei viaggiatori. Mi sembro la voce di una
vecchia pubblicità.
-La CPU è il
computer, no? Come da noi?
-Sì,
Cristian. Da noi le tecnologie ormai sono tutte sintetizzate per acronimi. E
comunque "da noi" e "da voi" non va bene. Noi siamo parte
della stessa gente. Solo in epoche diverse. Puoi attivare il benessere che ho
freddo o non c'è ancora?
-Il
benessere? Intendi il riscaldamento? Mi spiace, ma finché non si scalda il
motore non esce aria calda.
-Ma non devi
farla uscire, ma farla entrare!
-Intendo
dire uscire da queste bocchette, così entra nell'abitacolo.
-Ah.
Primitivi.
-Che fai,
sfotti? Auto volanti, anzi no! Galleggianti. Che ovviamente sono già calde
appena ci sali, ma anche fresche d'estate suppongo; elettriche, con batterie
grandi come pulci e che funzionano cento anni senza guasti. Guidate da un
computer che non fa incidenti e ovviamente saranno autopulenti: io detesto
aspirare i tappetini. Beh io le preferirei volanti, non è più bello vedere il
panorama dall'alto e poi così elimineresti le strade inquinanti e così grigie,
no?
-Tu non mi
credi ancora.
-Cosa te lo
fa pensare?
-Le auto non
sono elettriche, ma magnetiche. Per questo galleggiano e non volano: devono
rimanere vicino alla superficie altrimenti non riescono a sfruttare il
magnetismo. Il magnetismo consente di spostare grandi masse con pochissima
energia. Inoltre le auto volanti sono state bandite a pochi mesi dal loro
esordio parecchi secoli fa: sprecavano troppa energia, ma soprattutto erano
ancora guidate dall'uomo e ne è conseguito un gran numero di incidenti che ha
coinvolto molti innocenti oltre agli stupidi piloti che abusavano delle caratteristiche
del velivolo facendolo andare dovunque e non rispettando le regole di volo. In
più molta gente ha paura di volare. Oggi, cioè nel mio oggi, il volo è
destinato solo alle grandi società di aviotrasporti per le lunghe distanze e a
qualche hobbista appassionato del volo. Per distanze minori si usano i veicoli
magnetici, pubblici o personali, quindi terrestri. E che viaggiano su strade
ben integrate, panoramiche e senza tutti questi buchi. A parte che,
galleggiando, non li sentiremmo. E certamente il benessere a bordo di tutti i
veicoli è costante, indipendentemente da ciò che è fuori.
-E quindi
non controllate il clima globale? Ora siete voi i primitivi! Noi stiamo
riuscendo a riscaldare tutto il pianeta!
-Lo so, l'ho
studiato. "L'Era Inquinata" la chiamiamo questa. Non ti preoccupare:
dopo la catastrofica Guerra Musulmana andrà tutto a posto. Verso la fine del
ventunesimo secolo incomincerete a gestire meglio le risorse del pianeta,
smetterete di inquinare e il clima sarà più stabile e con fenomeni di intensità
minore.
-Una favola
ecologica. Buona per i bambini. E con i musulmani ovvi cattivi. Sei una
sceneggiatrice di Hollywood?
-I musulmani
non sono più cattivi di qualunque altro popolo. Non più di quanto lo siano
stati i cristiani molti secoli fa. Hai mai sentito parlare dell'Inquisizione
Cattolica? Oltretutto il tuo nome è Cristian... I musulmani folli e
integralisti hanno avviato la Guerra Musulmana.
Duecentomila
morti nel mondo, attentati di ogni tipo e persino due bombe nucleari. Ma gli
stessi musulmani, quelli con il cervello che funzionava, li hanno sconfitti
agendo dall'interno, dal loro stesso territorio. Per questo è chiamata
"Guerra Musulmana". Iniziata da alcuni di loro verso tutto il mondo e
terminata sempre grazie a altri musulmani. Insomma la parte buona e la parte
cattiva della stessa gente. Oggi il mondo è diviso ancora in nazioni a livello
politico, ma di fatto è unito nel territorio e nella gestione dell'economia.
-E perché tu
parli italiano e non inglese o... arabo?
-Perché sono
nata e vissuta qui in Italia. Le identità nazionali sono molto sentite e
attivamente sostenute anche se c'è una perfetta integrazione di popoli diversi
in ogni luogo. Ormai nessuno è più straniero, ricordi? E per le lingue
differenti dalla tua esistono i traduttori portatili integrati nei PC.
-PC? Pensavo
aveste di meglio di Windows 3000...
-Cristian i
PC sono i Comunicatori Personali. Personal Contact. L'evoluzione dei vostri
cellulari. Con una tecnologia molto diversa, ma con lo stesso scopo oltre a
tutte le funzioni dei personal computer.
-E tu
ricordi che nel 2011 avevamo già i cellulari? Che memoria storica! Visto che li
usiamo da solo una quindicina d'anni avresti potuto sbagliare data. Io non
ricordo mica esattamente quando è nato Garibaldi!
-Non lo so
neanch'io quando è nato Garibaldi, ma il cellulare l'hai usato tu pochi minuti
fa. Ecco perché so che esiste già.
-Ah già.
Capitolo II - Un caldo abbraccio.
Arrivati a
casa di Cristian i due salgono e la moglie e il figlio li accolgono.
-Oddio! Ma
povera cara hai l'aria sconvolta! E avrai freddo a piedi nudi! Vieni che ti
preparo un bagno caldo! Ah! Ciao, io sono Michelle.
-Ciao. Io
sono Emily.
-Ciao io
sono Emanuele, ma chiamami Lele.
-Ciao Lele.
Cristian
inizia a raccontare un po' meglio alla moglie l'incontro con la ragazza mentre
Emily è intenta a fare il bagno, ma un grido li interrompe. Michelle
interviene. Emily si è scottata con l'acqua calda. Trova parecchie difficoltà a
gestirne la temperatura. Michelle l'assiste e poi le offre dei vestiti puliti e
delle pantofole.
Emily
osserva ogni dettaglio dell'appartamento, il suo sguardo curiosa sopra tutti
gli oggetti e si sofferma sul televisore. Sorride. Poi si siede a tavola dove
Emanuele inizia a interrogarla:
-Emily è
vero che vieni dal futuro?
-Sì.
Dall'anno 3012.
-Uao! Chissà
che videogiochi avete lì! In cinque dimensioni!
-Sì Lele!
Sono spettacolari, è vero.
-E hai
sessantadue anni?
-Sì.
-La nonna ha
sessantotto anni, ma tu non sembri proprio come lei.
-Tu, Lele,
quanti anni hai?
-Dodici e
mezzo! Ma tu viaggi con la macchina del tempo vero? Tu sei un'esploratrice del
passato? Una studiosa che si è persa?
-Lele lascia
in pace Emily! Emily mangi normalmente come noi primitivi o necessiti qualche
fluido nutritivo particolare?
-Cristian!
Ma ti sembra il modo? Emily serviti come preferisci, non conosco le tue
abitudini, ma in tavola c'è un po' di tutto e se volessi altro non hai che da
chiederlo. Sei una ragazza così carina, se posso aiutarti lo farò volentieri.
-Allora come
mai sei qui?
-Lele, io
sono arrivata qui per errore. Io sono una collaboratrice del progetto di
ricerca scientifica per l'osservazione e lo studio del tempo passato. In
pratica assisto e aiuto nei compiti diciamo "normali" vari scienziati
che hanno messo a punto una... macchina del tempo come la chiami tu. In realtà
si tratta di un complesso strumento di ricerca che dapprima doveva solo dare la
possibilità di osservare il passato. E ti parlo di passato remoto anche per
voi, perché dal 1900 in avanti abbiamo già moltissimi documenti che ci mostrano
ciò che è avvenuto, ma per il passato più lontano, quando i resoconti erano
affidati ai racconti del singolo individuo e quindi passibili di facili
alterazioni, abbiamo bisogno di apprendere ancora molto perché molti eventi
dati per scontati sono stati rimessi in dubbio a seguito di alcune scoperte.
-Cioè siete
dei guardoni del tempo?
-Guardoni?
Osservatori della storia.
-E tu hai
guardato troppo e ci sei finita dentro?
-No. Lo
strumento si è sviluppato in maniera diversa da come ci si aspettava all'inizio
e non consentiva la visione diretta del passato. Ma, modificando il progetto
iniziale, sembrava che ci consentisse di inviare indietro nel tempo una qualche
materia. Abbiamo provato con delle sonde automatiche che registrassero immagini
e suoni, ma l'esito fu negativo. Pensavamo di mandarle là per poi recuperarle
come reperti nel presente, ma si danneggiavano durante il viaggio e nessuna ha
fornito i dati sperati. Le molecole dei diversi materiali di cui erano fatte le
sonde si fondevano insieme e non funzionavano più. Solo i corpi unici, interi,
appartenenti ad un'unica unità riuscivano a passare indenni. E quindi a
sopravvivere al viaggio. Provammo con dei piccoli mammiferi e funzionò.
-E come fate
a sapere che sono arrivati vivi? Siete riusciti a recuperare il fossile di uno
dei vostri topi e avete visto che ha vissuto fino alla vecchiaia?
-No,
Cristian. Li abbiamo semplicemente mandati indietro di un paio di mesi nel
nostro medesimo laboratorio.
-Ah!
Simpatici. Comunque nel futuro abbiamo ancora cavie da laboratorio. Saranno
contenti gli animalisti.
-Noi non
maltrattiamo gli animali, Cristian. Li adoperiamo per quanto possano esserci
utili ai fini della conoscenza e dello sviluppo. Nonché della nutrizione.
Questo è pollo, vero?
-Sì, ti
piace?
-Molto,
Michelle. Grazie.
-Sì, sì.
Dilla come vuoi, ma a me sembra una storia già sentita. Terminator! Lui aveva
la macchina del tempo che mandava indietro solo corpi umani! E infatti i
protagonisti sono arrivati nudi. Come te no?
-Papi
lasciala finire! Uao! Un bocconcino come te nuda! Avrei voluto vedere la scena!
Michelle da
uno schiaffo in testa a Emanuele.
-Lele! Meno
male che hai solo dodici anni!
-E mezzo,
mami!
Emily
sorride.
-Purtroppo
sì. E' stato un viaggio freddo.
-Ma non ci
hai ancora detto perché sei venuta qui. E come pensavi di tornare?
Il volto di
Emily si rattrista e comincia a singhiozzare:
-Non pensavo
di tornare. Non c'è il ritorno. Non è stato inventato. Il viaggio è a senso
unico. Le sonde dovevano registrare ed essere recuperate nel presente, cioè nel
vostro futuro. Io dovevo solo tornare indietro di pochi mesi. Solo pochi mesi!
Al 21 giugno 3011! Il giorno in cui mio fratello è morto! Io volevo tornare lì
e salvarlo. E avremmo continuato a esistere entrambi! Insieme. Ma è vietato
alterare il passato perché non ne conosciamo i possibili effetti. Quindi non ho
potuto chiedere a nessuno di aiutarmi a programmare lo strumento e...
-...E
facendo da sola hai fatto un pastrocchio e sei finita nel 2011! Un banale
errorino di mille anni.
-Cristian!
Un po' di sensibilità, che cavolo!
-Misci lei
ci sta prendendo per i fondelli! Uno strumento che manda i corpi indietro nel
tempo e che per di più non è sufficientemente sorvegliato tanto che una svitata
qualunque può adoperarlo di nascosto e magari andare a cambiare la storia e,
chessò, aiutare i nazisti a vincere la seconda guerra mondiale! Mi sembra
alquanto inverosimile. Se esistesse dovrebbero tenerlo ben guardato
ventiquattr'ore al giorno!
-Io ero
parte del gruppo di ricerca! Avevo accesso ovunque! E comunque prova a dire a
un vichingo che esiteranno strumenti che gli permetteranno di volare! Vediamo
che ti risponde! L'impossibile di oggi è il quotidiano di domani!
-Bel titolo
per un giornale! Sei una pubblicitaria?
-Papi!
-Cristian!
Emily scusalo. E' un medico del pronto soccorso. Con gli anni è diventato
cinico. Ma dimmi cara, se te la senti, come è morto tuo fratello?
-Non in
auto: loro non fanno incidenti!
-Esatto,
Cristian, noi non facciamo incidenti d'auto. Ma purtroppo altri incidenti
capitano ancora. Stava visitando una torre storica e nel fare una fotografia si
è sporto troppo appoggiandosi all'antica ringhiera che ha ceduto. E' caduto di
sotto. Un salto di trenta metri.
Emily
piange.
-Oddio!
Povera cara! Chissà che brutto colpo per te. Mi dispiace tanto. Eravate molto
uniti da quello che posso capire.
-Eravamo
gemelli, Michelle. Io volevo solo tornare a quel giorno e impedirgli di
appoggiarsi a quella ringhiera maledetta! Io volevo solo... impedirgli di
cadere! Io non dovevo finire qua! Io non c'entro in questo mondo, in questo
tempo!
-Povera
Emily...
-Povero
pollo, Lele. Si fredda e il suo sacrificio non ti darà neanche soddisfazione se
non ti sbrighi a mangiarlo. E non credere a tutto ciò che ascolti! Impara a
distinguere la realtà dalla fantasia.
-Cristian
sei un insensibile senza cuore! Non so come ho fatto a sposarti!
-Sono un
medico! Ricordi? Volevi sposare un medico! Mica un muratore!
-Sei...
sei... spregevole!
-Ah! Io sono
spregevole? Tu non sei quella che ha lasciato.. come si chiamava? Antonio?
Dicevi che era troppo ignorante e non ti assicurava un futuro sereno come un
medico può fare. Eppure ti ricopriva di attenzioni in ogni momento come forse
io non ho mai fatto. Me lo ricordo il buon Antonio... Cotto che più non si
poteva, sedotto e abbandonato.
-Sei uno
stronzo!
-Vi prego,
vi prego! Non litigate a causa mia. Scusatemi se sono caduta qui in casa
vostra. Io non volevo rovinarvi la vita. Forse ha ragione Cristian: è meglio
che mi affidi ai centri sociali.
-Servizi
sociali.
-Quello che
sono.
-Non se ne
parla neanche! Tu rimani con noi finché non sapremo come rispedirti a casa!
-Misci che
stai dicendo? Una notte passi, ma questo non è un albergo!
-Questa è
casa mia e decido io! Lei resta!
-Ti ricordo
che questa è anche casa mia!
-E infatti
hai il diritto di accomodarti sul divano! Lei dorme con me!
-Misci, un
minimo di razionalità, per favore. Non sappiamo chi sia Emily, è visibilmente
sconvolta e ha bisogno di aiuto, certo! E noi glielo stiamo dando. Le offriamo
una cena calda, un riparo per la notte e faremo di tutto per non farla sentire
sola. Ma, a parte il fatto che giù ho il materasso delle emergenze che possiamo
mettere in terra ed evitare a chiunque di dormire sul divano, non trovi che
comunque sia meglio che Emily riposi in una stanza da sola?
-Perché da
sola? Papi mi offro volontario! Le cedo il pavimento di camera mia: ci mettiamo
il materasso e dorme accanto a me!
-Escluso!
-Perché? Io
sono abbastanza grande per ospitare un'amica, no? A Gerri non dici mai di no.
-Gerri è un
tuo compagno di scuola.
-Lele sei
molto carino, grazie. Ma quello che Cristian vuole dirvi è che non mi
conoscete. E in quest'epoca lo so che c'è molta diffidenza. Lui vi ama e pensa
che dobbiate dormire al sicuro. Non assieme a una sconosciuta venuta da...
lontano. E' giusto, Michelle. Dormirò io per terra sul materasso delle
emergenze. E chiudi la porta a chiave, non ne sarò dispiaciuta.
-Conosci le
chiavi? Pensavo aveste qualcosa di più sofisticato nel futuro.
-Cristian
sei odioso stasera.
-Certo che
abbiamo porte più sofisticate. Ma le chiavi si conoscono e le ho viste
attaccate alle vostre porte. Ed inoltre il nome è rimasto ad indicare le
chiusure in genere anche se fisicamente non le usiamo più.
-Insisto!
Lei può dormire con me! Cioè... in camera mia.
-Tuo padre
ha ragione Lele: scordatelo! Non metterò una dolce ragazza nelle grinfie di un
dodicenne affetto da ormonite acuta.
-Mamma! Ma
voi mi avete sempre detto che la curiosità è lo stimolo del sapere e io sono
curioso su Emily e vorrei sapere.
-Ho
partorito un maniaco precoce! Speravo aspettassi almeno i quattordici...
Emily ride.
Michelle le guarda la bocca.
-Che bel
sorriso hai Emily. Bianchissimo!
-Giusto! I
denti! Posso guardare i tuoi denti Emily?
-Cristian!
Che cavolate vuoi fare ora?
-Guardarle i
denti: se ha qualche otturazione posso verificare quale tipo di tecnica è stata
usata e vedere se veramente è roba del futuro. O hai qualcosa in contrario Emily.
-Non ho
niente al contrario. I miei denti sono tutti dritti. Come qualsiasi persona che
nascerà tra mille anni. Ma se ti fa dormire meglio sarò felice di lasciarti
guardare dentro la mia bocca.
-Emily
credimi non è necessario: Cristian è solo un po' troppo maleducato stasera! Non
è mica una cavalla!
-Al solito
vengo additato come lo scettico ingiuriatore che ostenta sempre presunzione
verso gli ignoranti, eh? Ok. Emily perdonami se dubito dei tuoi racconti e
penso che tu sia solo una svitata in cerca di chissà cosa e sarebbe meglio
affidarti ad uno psichiatra specialista piuttosto che darti spago. Non
succederà più. Rimani pure in casa da noi, travia mio figlio e illudi mia
moglie! Ma ti prego evitami altre cazzate sul futuro!
-Cristian!
Basta!
-Scusatemi.
Scusami Cristian. Non volevo rovinarti la vita. Non era così che volevo
finisse. Scusa. E tu Michelle non essere arrabbiata con lui. E' tuo marito. Se
vi siete sposati c'è altro tra voi che un litigio a cena. Guardatevi negli
occhi e pensate se veramente vale la pena di arrabbiarsi così per quello che è
successo. Vi chiedo solo una notte. Una notte per riflettere. Una notte per
immaginare cosa potrò fare domani. Scusatemi. Vado in bagno.
-Spero tu
sia contento ora. E' una ragazza dolcissima. Dovresti essere più gentile con
lei.
-E' una
raccontaballe.
-Non lo sai
con certezza. Infatti continui a chiederle prove anche tu. Finiscila per un
momento con la tua logica. E ascolta il cuore. Chiunque sia è nei guai. Un po'
d'aiuto non le farebbe male. E lo sai anche tu. Altrimenti non mi avresti detto
che volevi ospitarla. Purtroppo per te, caro dottor Camisi, hai un cuore pure
tu. Ed è per questo che ti ho sposato, non perché sei medico.
-Tua madre
non sarebbe d'accordo su quest'ultimo punto.
-Stronzo.
Vado a vedere se ha bisogno.
-Papi, ma
davvero non può dormire con me?
-E se di
notte volesse sgozzarti mentre dormi come fanno tutte le belle ragazze nei film
horror?
-Ma... mi
dici sempre che sono finti...
-Però lei è
qui veramente. In carne e ossa.
-...Capito.
La spierò solo di giorno quando è sveglia! E' così che ti è venuta voglia di
diventare dottore, no?
-Finisci la
cena, figlio degenerato!
Michelle
aiuta Emily fornendole un pigiama e assicurandosi che il suo letto di fortuna,
un materasso appoggiato a terra nella stanzetta adibita a lavanderia e sgabuzzino,
offra il confort sufficiente. Un vassoio a terra diventa un improvvisato
comodino che ospita le necessità più essenziali: un pacchetto di fazzoletti di
carta, un bicchiere d'acqua e una torcia elettrica poiché l'interruttore della
luce è lontano dal materasso. Nell'appartamento cala il silenzio. Le luci si
spengono e Cristian, con lo sguardo rivolto al soffitto nascosto dall'oscurità,
pensa a quanto raccontato da Emily. Michelle, accanto a lui, lo sente sveglio e
gli domanda cosa stesse pensando.
-Pensavo che
ho fatto bene a dire a Lele di chiudersi in camera a chiave. Ho chiuso anche la
nostra porta.
-Ah! Non me
ne sono accorta.
-Non mi dici
nulla? Non mi dici che esagero, che non mi fido di nessuno e che lei è solo
un'innocua ragazza, svitata o no che sia?
-Cris, tu
sei un dottore, un capofamiglia e un uomo adulto, maturo e responsabile. E hai
anche dei sentimenti. Questa ragazza ha bisogno d'aiuto e tu lo hai capito
subito. Pazza o no sentivi che dovevi aiutarla. Non l'avresti mai ospitata se
il tuo intuito non ti avesse detto di farlo. Ti conosco da tanto e non sei un
avventato. Anzi ti ho sempre rimproverato di essere un freddo calcolatore.
-E' vero.
-L'hai fatta
entrare in casa tua e ora, al momento del sonno quando io e Lele siamo più
indifesi, sei assalito dal dubbio che il tuo istinto possa aver sbagliato e che
ti sia portato in casa un pericoloso nemico. E' un dubbio normale, umano. Vuoi
proteggere chi ami. Ma vuoi anche aiutare gli altri. E chiudere le porte a
chiave non è sbagliato. Ora sai che se davvero in lei ci fosse un mostro non
potrà sorprenderti nel sonno. Avresti il tempo di svegliarti e difendere la tua
famiglia. Cristian Cuordileone dormi tranquillo e ricorda che io ti amo.
-Anch'io.
-Anch'io
cosa?
-Anch'io ti
amo. Cos'altro?
-Lo so. E'
che non lo dici mai. Ti limiti sempre e solo a rispondere "anch'io".
Mai una volta che sia tu a dirmelo.
-Michelle.
-Sì?
-Ti amo.
-Anch'io.
Buonanotte.
-Buonanotte.
Nella
piccola stanzetta che ospita Emily la tapparella è difettosa e non si chiude
perfettamente. Deboli raggi dei lampioni stradali illuminano a tratti il
soffitto e tutto quello che è depositato nella stanza. Uno stendino, una cesta
piena di vestiti, un'asse per stirare con sopra il suo ferro, un vecchio
scaffale malmesso -evidente recupero di un vecchio arredamento- pieno di libri
accatastati senza il minimo ordine e dai titoli più disparati: trattati di
medicina, fumetti, libri per ragazzi e romanzi. Persino alcuni dischi in
vinile. Alle pareti un vecchio quadro ovale, storto, raffigurante un vaso con
dei fiori la cui cornice riccamente decorata lo fa apparire ancora più datato
di quanto non sia e un poster di un paesaggio: un lago circondato da alberi
intrisi dei colori d'autunno e sullo sfondo una cima innevata.
Emily
preferisce così. Avrebbe avuto vergogna a dire che non voleva stare
completamente al buio, ma per fortuna, quando Michelle le aveva tirato giù la
tapparella che si è incastrata mezza storta verso la fine, ha tirato un sospiro
di sollievo.
I suoi occhi
fissano il soffitto e i giochi di luce creati dai fari delle auto di passaggio.
E' stanca. Molto stanca. Non ricorda di esserlo mai stata tanto. Eppure non
riesce a prendere sonno. E' impaurita, ma lì dentro si sente al sicuro. In quel
momento la più gigantesca suite del più lussuoso hotel che possa esistere non
potrebbe darle assolutamente la stessa quiete e il caldo abbraccio che quella
stanzetta disordinata riesce ad offrirle. Si sente come una bambina persa che
si conforta dando la mano ad un adulto sorridente che le dice: "non aver
paura, sei con me ora".
Capitolo III - Il Medioevo commerciale.
Il mattino
dopo Michelle, la prima a svegliarsi, bussa alla porta di Emily. Qualche
secondo di silenzio e le fa eco un intontito "Sì?".
-Buongiorno
Emily! Posso entrare?
-Sì, sì,
Certo, Michelle. Entra pure.
-Allora, hai
dormito bene?
-...Ho
faticato a prendere sonno. Ma poi non mi sono più svegliata fino ad adesso.
-O scusa,
tesoro. Vuoi che ti lasci dormire ancora un po'?
-No. Ora non
riuscirei più ad addormentarmi. Devo andare in bagno.
-Vai pure.
Ti ho già preparato dei vestiti. Ora sveglio gli uomini di casa.
-Grazie. Sei
gentile.
Dopo il
risveglio Cristian domanda a Michelle:
-Allora come
la trovi? Ha dormito?
-Dice di sì,
anche se con qualche difficoltà. Si sta già vestendo. Cosa pensi di fare?
-Non lo so.
Ma ha bisogno di aiuto. Chiederò ad un mio collega psichiatra consigli in
merito.
-E non è che
questo qui poi la fa rinchiudere in qualche laboratorio dove la vivisezionano?
-Misci anche
tu! Lei non viene dal futuro. Nessuno la rinchiuderà e la vivisezionerà come
nei film di fantascienza. Devo solo capire come farglielo capire e trovare
qualcuno che la conosca e che se la venga a riprendere. Nel frattempo... tu
dici che può rimanere con te oggi? Io non posso tenermela dietro in ambulatorio
tutto il giorno.
-Ma certo!
Che problema c'è? La porto a fare la spesa e le faccio fare un giretto in
città.
Emily esce
dal bagno con indosso i vestiti di Michelle.
-Stai
benissimo, cara! Hai la mia stessa taglia di qualche anno fa. Meno male che non
ho gettato quegli abiti!
-Grazie,
Michelle. Solo le scarpe sono un po' larghe. Mi scappano e cammino come una
papera.
-Le papere
del futuro non si sono ancora evolute tanto da camminare erette?
-Cristian!
Non ricominciare! Non ti preoccupare Emily: dopo usciamo insieme e ne compriamo
un paio della tua misura.
-Usciamo io
e te? Credevo di dover andare con Cristian ai servizi sociali.
-Non subito.
Oggi ho delle cose da sbrigare. Nel frattempo starai con Misci.
-Buongiorno
a tutti! Mami ho sentito che Emily sta con te oggi. Posso saltare la scuola e
stare anch'io con voi?
-No Lele. La
scuola è una cosa seria.
-Ma mami! A
scuola non puoi imparare tutte le cose che ti racconta lei! E' molto meglio di
una lezione di informatica!
-Ho detto di
no. Cris, diglielo anche tu.
-Tua madre
ha ragione, Lele. Preparati che è già tardi.
-Uffa! Ma
che palle la scuola! Scommetto che anche nel futuro questa tortura non
cambierà!
-Lele...
-No
Cristian, lascia. Glielo spiego io. Lele ti assicuro che nel futuro la scuola è
molto diversa da come la conoscete oggi e, anche se il concetto base rimane
quello di apprendere, in realtà tutti seguono le sessioni con molto interesse e
attenzione grazie a metodi diversificati e individuali di insegnamento. E'
grazie a quello che impari oggi che domani sarai più grande.
-Sarà. Ma
oggi è una palla! Voglio venire nel futuro con te!
-A tavola!
La colazione aspetta!
Radunati
attorno al tavolo Lele accenna qualche domanda a Emily su ciò che sarà, ma
Cristian lo interrompe bruscamente.
-Emily voi
fate la colazione nel futuro?
-Lele! Ti
proibisco di farle ancora domande sul futuro.
-Perché? Io
voglio sapere cosa ci aspetta!
-Perché non
mi va che... perché lo dico io che sono tuo padre e fino ai diciotto anni sei
obbligato ad ubbidire e io non ti devo nessuna spiegazione! Chiaro?
-Bel padre
mi è capitato! Ma arriveranno 'sti benedetti diciotto anni! Arriveranno!
-Lele! Non
si risponde così a tuo padre!
-Lele,
Michelle, Cristian. Vi prego. Non ricominciate a litigare a causa mia. Lele ha
ragione tuo padre. Nessuno dovrebbe conoscere il futuro. Perderesti di vista il
presente.
-Avete visto
che bel sole c'è oggi? Per essere metà ottobre direi che è splendido, no?
-Sì,
Michelle. E' proprio una bella giornata.
Cristian e
Lele si preparano ed escono. Michelle osserva Emily che guarda fuori dalla
finestra con lo sguardo triste e la mano destra appoggiata sul vetro. Non sa se
crederle o no. Cristian è sempre stato più bravo di lei a giudicare le persone
e questi anni passati insieme l'avevano portata sempre più sulla via del
razionale, allontanandola dalle fantasie che gli adolescenti ogni tanto si
portano dietro nell'età adulta. Ma il dubbio che potesse essere vero persisteva
in lei e gli occhi limpidi di quella ragazza non celavano falsità e raggiro.
Decisa a far
spuntare un sorriso sulle labbra di Emily, Michelle l'accompagna in un negozio
di scarpe come prima attività del mattino, pensando che nel corso dei secoli
questa tipica inclinazione femminile non sia venuta meno. Durante il tragitto
Emily non apre bocca limitandosi solo a far notare quanto sia scomoda la
cintura di sicurezza e osservando costantemente tutto quello che capita davanti
agli occhi. Michelle dal canto suo non sa se proseguire l'interrogatorio
fanta-futuristico iniziato la sera prima da Emanuele o se sia meglio
soprassedere, intimorita anche da cosa potrebbe pensare Cristian se lo venisse
a sapere.
Giunti in un
centro commerciale di ampie dimensioni un bel negozio di calzature accoglie le
due donne. Emily continua a porre gli occhi su ogni cosa, come fa un neonato
nel passeggino attirato ora da questo e ora da quello. La scelta è
insolitamente veloce e in pochi minuti escono lasciando Michelle un po' delusa
poiché è una di quelle donne convinte che il tacco di una scarpa rifletta
l'umore di una donna: più sono alti e più si dovrebbe essere felici e piene di
sé. Emily aveva appena deciso per un paio di semplici ballerine. Per di più di
un blu per nulla vivace. Michelle inoltre vorrebbe rimanere ancora un po'
dentro a sbirciare i diversi modelli, ma teme di infastidire Emily visibilmente
ansiosa di camminare abbandonando lo stile papera e tuttavia finalmente priva
di quegli occhietti cupi.
-Grazie,
Michelle. Hai già fatto molto per me e continui a non farmi sentire sola.
-Figurati!
Per un paio di scarpe neanche caro.
-Michelle
forse per te è solo un paio di scarpe, ma per me, che non ho più nulla, sono
molto di più. Grazie.
Gli occhi di
Emily ricominciano a luccicare di lacrime. Michelle decide di interrompere
quella fredda mancanza di dialogo involontariamente impostole da Cristian.
Pensa che parlare di tutto e di niente sia la soluzione migliore per far
sfogare le angosce di Emily e farle ritrovare un minimo di serenità.
-Allora,
Emily dal futuro, cosa ne pensi dello shopping nel 2011?
Con una
smorfia che accenna ad essere una risata Emily risponde:
-Mi ha fatto
ridere vedere te, Michelle, pagare con la carta di credito e la donna prima di
te addirittura con banconote e monete!
-E voi, anzi
no! Noi cosa useremo nel tremila?
-Il
Comunicatore Personale o PC. Un'evoluzione del vostro cellulare, ma molto più
piccolo e che sta al polso o al collo come adesso gli orologi o le collane.
-Quindi
niente più orologi. Beh, in effetti già oggi l'orologio è più un vezzo che una
necessità visto che tutti abbiamo un cellulare. Mi dispiace per Cristian: lui è
fanatico di orologi. Devo dirgli che tra un po' il suo Rolex non lo vorrà più
nessuno.
-Al
contrario Michelle! I marchi famosi rimarranno: ad essi i produttori di PC si
sono rivolti per donare esclusività ai loro prodotti e venderli più cari. Si
sono integrate le società per battere la concorrenza.
-Quindi
esiste ancora un mercato libero, come diciamo oggi.
-Sì, anzi lo
sarà ancora di più. Michelle noi acquisteremo quello che vogliamo, dove
vogliamo, in tutto il mondo, dove ci può sembrare migliore o più economico.
L'acquisto si fa sempre attraverso il PC e riceviamo a casa la merce.
-Beh, già
oggi facciamo così grazie a internet.
-Sì,
Michelle, ma qui devi farti portare fisicamente la merce che magari viene fatta
dall'altra parte del mondo. Con un grande spreco di energia per il trasporto e
soprattutto devi aspettare vari giorni. Invece nel futuro la merce che vuoi
viene realizzata in tempo reale in un centro commerciale il più vicino a te
dove esiste un ricevitore specifico della marca che hai acquistato. Quindi puoi
andare a ritirarlo tu di persona o fartelo portare a casa. Si risparmia tempo
ed energia.
-Cioè te lo
teletrasportano?
-Non
proprio, Michelle. Il teletrasporto è una ricerca simile a quella del mio
laboratorio ancora a livello embrionale e quindi non ancora funzionante. Vedi a
me che è capitato. In realtà se ad esempio... ecco! Le mie scarpe nuove: c'è
scritto dentro "made in Italy", che vuole dire che le hanno fatte da
qualche parte qui in Italia e poi le hanno dovute trasportare qui in qualche
modo. Immagina invece che io fossi in Asia, dall'altra parte della Terra. Vedo
nel PC queste scarpe, mi piacciono e decido di comprarle. Invio l'ordine e in
pochi minuti l'apparecchiatura presente nel centro commerciale più vicino a me
lì, dove sono ora, le crea fisicamente rispettando gli standard previsti dal
medesimo prodotto che io ho visionato sul PC e che è stato originariamente
inventato in Italia. Quindi il prodotto finale viene effettivamente generato,
creato a due passi da te, anche se è stato progettato dall'altra parte del
mondo. Così i magazzini sono molto limitati e rimangono solo per esporre
campioni a chi preferisce fare shopping reale e non virtuale. L'importante
è disporre delle materie prime adeguate che anch'esse sono per lo più gestite
sul posto. Pochissime sono le merci che si spostano.
-Quindi io
posso trovare tutto vicino casa. Anche un prodotto particolare, tipico di una
qualche località, lo posso avere senza fatica.
-Sì
Michelle. Quasi tutto.
-Allora non
avremo più il gusto di viaggiare e acquistare souvenir e merci locali?
-Non c'è più
effettivamente il souvenir come lo conoscete qui, ma, al contrario di ciò che
pensi Michelle, la gente viaggia moltissimo. Non per comprare oggetti, ma per
vedere il mondo dal vivo.
-Sai che
effettivamente fa strano sentire il mio nome in continuazione? Cris me lo
diceva prima.
-Oh, scusa!
Mi ero dimenticata!
-No, no, non
ti scusare! E' solo una... come una cadenza, un accento. Ecco: un dialetto.
L'Emiliese! Sei quasi fondatrice di una lingua, dovresti sentirti orgogliosa!
-...Grazie.
-Dicevi
"vedere il mondo dal vivo" perché suppongo che in tanti lo osservino dai
pc, come già succede oggi, o no?
-Sì. In
verità ci fu un breve periodo storico qualche secolo fa... cioè circa fra
duecento anni, in cui la realtà virtuale raggiunse livelli così perfetti che il
mondo rischiò di finire di essere solo una specie di grande documentario e
moltissime aziende basate sul turismo fallirono. Tuttavia la razza umana si
accorse che l'interazione tra uomini e ambiente, anche se resa praticamente
perfetta da vista, suoni, odori e persino dai ripetitori tattili non dava il
calore che solo un abbraccio vero può dare. Quello stesso calore che ho sentito
a casa vostra...
Michelle con
gli occhi lucidi apre le braccia. Emily non si fa attendere e la stringe come
farebbe una figlia con la madre. Qualche attimo di quella piacevole stretta e
poi Emily riprende il racconto:
-...E così
la realtà virtuale ebbe un tracollo e ritornò dove era destinata, ovvero alla
spettacolarità del cinema. E il turismo vero, fisico, si riprese in grande.
-Eccoci al
supermercato. Vieni che devo comprare qualcosa.
-Supermercato...
Quant'è grande! E quante confezioni!
-Come
grande? Pensavo che domani ne avremmo avuti sempre di più grandi e con più
prodotti!
-Oh,
prodotti ne troverai quanti ne vuoi! Ma la cucina non sarà più come la vostra.
Voi usate ancora il fuoco! Come gli uomini preistorici! Ma vi rendete conto che
è pericoloso?!
-Per chi ha
bambini, dici?
-Perché il
fuoco non brucia gli adulti? Il gas inoltre è esplosivo, inquina e va
trasportato! Ma, scusa se ti sembro saccente, come fate a non capire che è uno
spreco esagerato e estremamente pericoloso! Incendi, scoppi e ustioni sono
sempre presenti dove c'è il fuoco. La sicurezza umana deve essere anteposta a
tutto! Noi usiamo le microonde e non intendo quell'aggeggio primitivo che avete
in cucina. Un apparecchio ben più evoluto e soprattutto cibi idro-modificati:
le microonde scaldano l'acqua contenute nei cibi e la diversificazione della
quantità d'acqua all'interno del cibo lo fa cuocere in maniera diversa a
seconda della cottura richiesta. Ad esempio un pollo avrà la crosta croccante e
l'interno morbido. Comodo, veloce, sicuro e a basso consumo energetico.
-Ma noi e
voi non siamo sempre noi?
-Hai
ragione. Scusa!
-Ma smettila
di scusarti! Non serve scusarsi sempre per delle sciocchezze così! Siamo uomini,
fare piccoli errori e dimenticanze è normale! Beh, noi siamo donne e ne
facciamo meno, però...
Emily
accenna un sorriso.
-La sempre
viva lotta dei sessi, eh?
-Anche DA
VOI c'è?
-Sì, ma... è
voluta!
-Cosa
intendi? Ah, il carrellino. E poi continui con la storia della cucina e dei
prodotti che mi interessa!
-Sì, va
bene! Allora in futuro i genitori potranno scegliere il sesso del nascituro in
anticipo, ma non è detto che a lui stia bene e quindi una volta cresciuto fino
a quando è ben consapevole della scelta, lui o lei cambia sesso.
-Chirurgicamente?
Come oggi?
-Chirurgicamente,
ma anche geneticamente: si asporta quello che non si vuole chirurgicamente e
geneticamente si fanno crescere invece le parti mancanti di quel sesso.
-Quindi un
maschietto si fa tagliare il pisellino e si fa crescere le tettine?
-Sì, ma non
solo: viene anche creato ciò che manca all'interno, ad esempio utero, ovaie e
altre piccole differenze che bisognerebbe essere un medico per saperle.
-Vuoi dirmi
che un uomo, nato uomo, può diventare donna e avere dei figli?!
-Sì,
assolutamente. Anzi vi sono persone che nel corso della vita hanno cambiato
sesso più volte.
-Più volte?!
-Sì, è
normale, anche se infrequente: generalmente un individuo che cambia sesso per
scelta poi lo mantiene.
-Oddio!
Quindi io oggi sono la mamma di Lele, poi ne divento il papà e poi ancora la
mamma?! Dio questo è... questo è...
-Aberrante?
-Sì!
Aberrante!
-E' quello
che si diceva qualche secolo fa. Non mi aspetto che tu lo capisca né che lo
accetti. Tanto è presto. Certo è che così il quaranta percento della
popolazione mondiale è molto più felice.
-Quaranta
percento?! Vuoi dire che quasi metà della gente non è contenta del proprio
sesso?!
-Esatto. E
comunque rimani mamma anche se cambi sesso, per semplicità burocratica e
sociale.
-Vuoi dire
che il quaranta percento delle persone che ho attorno sono gay?
-No! Anzi!
La voglia di cambiare sesso non implica necessariamente essere omosessuale.
Molte persone qui ora nel passato, nel mio passato, accettano il loro sesso e
sono eterosessuali, ma questo non vuole dire che siano felici. A volte a
cambiare sesso ci si ritrova più felici e completati nello spirito e si rimane
eterosessuali. Gli omosessuali nel futuro sono pochissimi. Accettati certo più
di ora, ma pochi. Visto la facilità tecnica con la quale si può cambiare sesso
sono pochi quelli che mantengono il proprio... diciamo "sesso
sbagliato" per interfacciarsi con il medesimo: se fossi uomo e ti
piacessero gli uomini sarebbe
molto più facile diventando donna, no?
-Non ci
avevo pensato... ma ho ancora forti dubbi. E cosa c'entrava la storia della
"guerra dei sessi" voluta?
-Vedi con
questa enorme quantità di cambi di sesso c'è molta più comprensione dell'altro
sesso. Sono pochi i maschi maschilisti e le femmine femministe. Oggi sei donna,
domani potresti essere uomo e ieri forse lo sei già stato. Aiuta molto
nell'interazione e nei rapporti con l'altro sesso. Quindi la "lotta"
rimane a livello barzelletta o storiella. In realtà c'è molta comprensione e
affinità. C'è completamento di coppia. Non attriti. Come ieri tu e Cristian. Mi
avete spaventato, sai?
-Un uomo che
capisce le donne... Avete raggiunto l'utopia!
-E le donne
che capiscono l'uomo!
-...Riparlami
del supermercato che è meglio.
-Dicevo...
che è grande! E' uno spreco enorme! Tutte queste confezioni da gettare, tutta
questa merce da immagazzinare, esporre, gestire...! E' un inno allo sperpero!
-E infatti
lo fanno per farti sperperare i soldi.
-No. Intendo
dire che... A che serve tutto questo per comprare ciò che si conosce già? Cioè,
allora... io... anche io mangio. E ho bisogno di cibo quindi...
-Sì e ti
lavi pure e hai bisogno di sapone.
-No, quello
no. Cioè! Dopo! Allora... in cucina io ho del cibo. Il cibo sta nei mobili.
Quando prendo un po' di un cibo... diciamo insalata! Ok! Oggi mangio l'insalata
e finisce. L'AI domotico, l'AI è l'Intelligenza Artificiale, lo comunica al mio
PC che gestisce la richiesta in automatico e lo ordina nel... chiamalo
supermercato, dove compro di solito. Quindi mi viene recapitata direttamente in
cucina, anche se io non fossi in casa, l'insalata che uso abitualmente. E i
prodotti sono protetti o da una pellicola idrosolubile biodegrabile o da una
genetica antibatterica. Non certo dalla plastica!
-La morte
dello shopping.
-No! La
morte della schiavitù della spesa. Lo shopping è rimasto per tutto quello che
non è il normale consumo alimentare quotidiano. Per esempio le scarpe.
-Già. Come
mai hai preso delle ballerine? I tacchi sono primitivi?
-No. Anzi!
In futuro le donne sono praticamente sempre sui tacchi!
-Il Paese
dei miei sogni... e del mio mal di piedi.
-Ci credo!
Guarda quanto stiamo camminando! Avremmo già fatto un chilometro da quando
siamo scesi dall'auto! E poi tutto quel pavimento a ciottoli! Se lo facessi coi
tacchi, anche quelli ammortizzati, poi è normale che hai mal di piedi! Per
questo ho preso delle ballerine.
-Alt! Tacchi
ammortizzati, non si cammina e sapone. Spiega!
-Le scarpe
più costose hanno all'interno del tacco un ammortizzatore: come se... allora il
tacco è diviso in due e una parte ha un diametro leggermente più grande
dell'altra e quando cammini e appoggi il tacco la parte più piccola scorre di
un pochino all'interno della grande dove è situata una camera d'impatto a
pressione in funzione del tuo peso. Inoltre questo movimento genera un minimo
di energia che è sufficiente ad attivare un micro-massaggiatore situato nella
parte interna della zona anteriore dalla scarpa, dove metti la punta del piede
e le dita. In questo modo non solo cammini più morbida e riduci i colpi sulla
colonna vertebrale, ma aiuti la circolazione sanguigna nella pianta e...
praticamente le indossi tutto il giorno e non ti fa male nulla.
-Le voglio!!
E non si cammina?
-Intanto
tutte le strade del mondo sono piatte! Niente ciottoli o griglie dove
inciampare o cadere e farsi male. Al solito qui manca la sicurezza collettiva:
che ci vuole a fare una strada piatta e senza ostacoli! E poi tutti i centri di
aggregazione e interattività, tipo questo, e i viali da shopping e di grande
passeggio sono dotati di tappeti mobili, tipo le scale mobili di prima, ma
piatte.
-I tapis
roulant, li abbiamo negli aeroporti ad esempio.
-Ecco sì, tapis
roulant. Che percorrono tutti i vialetti così non devi camminare se non per
pochi passi.
-Sììì!
Dodici ore di shopping sui tacchi e non essere stanca! E' il sogno della mia
vita!
-E senza
carrellino! I cesti magnetici ti seguono autonomamente, sfruttando in piccolo
lo stesso sistema delle auto. Più comodo di così...
-Il sapone
invece? Ieri l'hai usato.
-Sì, ma qui
non c'è altro. Allora in futuro ci si laverà come oggi, ma l'acqua che uscirà
dagli spruzzatori, oltre ad avere una temperatura costante e ben regolata...
-Brucia
ancora?
-No. Ma non
è stato bello.
-Ci credo!
Va avanti.
-Dicevo
l'acqua sarà arricchita chimicamente di varie sostanze e gas, che decidi tu e
acquisti e comandi sempre attraverso il PC, le quali... "detergono dolcemente,
stimolano la produzione delle nuove cellule e depositano sull'epidermide il tuo
profumo preferito, rendendo il bagno un'esperienza onirica"... Questo è
proprio quello che dice una pubblicità.
-Quindi
anche il profumo passa dalle tubazioni assieme all'acqua?
-Sì. Le
bottiglie sono piccole parti della produzione destinate a qualche
collezionista. Quasi tutto viene prodotto e venduto con zero imballo. Così non
serve riciclare.
-Furbi!
-Semplicemente
evoluti.
Michelle
smette di fissare i vari scaffali e gira lo sguardo ad Emily: il suo viso ora
appare più rilassato, a tratti felice. Le cose che racconta sono tanto
incredibili, quanto diverse da un film di fantascienza, dove super-astronavi
che viaggiano più veloci della luce si trovano a dare battaglia con cannoncini
guidati a mano come nella seconda guerra mondiale: un vero paradosso! "Se
mentisse dovrebbe proprio aver ben preparato ogni dettaglio" pensa. Ma la
cosa non le interessa. Sentendola parlare così avverte che Emily si sta confidando,
le sta raccontando di lei, aprendosi come ora non potrebbe fare con
nessun'altro. Questo la fa sentire importante, ma soprattutto amica. E
ventiquattr'ore fa non l'aveva mai vista. E' strano come a volte il feeling che
si crea tra due sconosciuti possa essere così intenso e immediato. E' strano,
ma meraviglioso.
Capitolo IV - Ritornerò al futuro!
Ritornate a
casa il trasporto e la sistemazione la spesa è fattore di ilarità misto a
fastidio per Emily.
-Questa è
una di quelle cose alle quali farò molta fatica ad abituarmi!
-E chi dice
che devi abituarti? Non pensi di poter tornare a casa tua?
-Purtroppo
no. Credo che rimarrò qui per sempre. Anzi credo anche che finirò in un
matticomio. Almeno non dovrò fare la spesa.
-Sì chiama
"manicomio". E comunque non esistono più. Ora cerchiamo di curarli i
pazzi, non rinchiuderli. E, per inciso, tu non mi sembri per nulla pazza.
-Grazie. Ma
non ho possibilità di tornare. Il progetto non ha mai previsto un ritorno. Si
inviava indietro e si recuperava oggi. Era uno spreco di tempo ed energia
creare un ritorno.
-Qualche
volta si sbaglia anche nel futuro.
-Sono io che
ho sbagliato. Non dovevo...
-Ehi! Dai
non piangere, tesoro! Fino a poco fa eri allegra. Ti va se... ti andrebbe di
raccontarmi di tuo fratello, se ti fa piacere?
Emily
annuisce singhiozzando.
-Allora lui
era... lui sarà meraviglioso, buono, intelligente, paziente e... diciamo un po'
il contrario di me che sono più avventata e emotiva... Un momento! Lui non è
ancora nato! Nascerà tra quasi mille anni! Io posso... avvisarlo! Posso cercare
di comunicare con lui! Fargli avere in qualche modo un messaggio e spiegargli
l'accaduto! Così lui non cadrà dalla torre e io non andrò indietro e tutto
questo sarà come se non fosse mai successo!
-Come in
"Ritorno al futuro": gli scrivi una lettera.
-Cos'è
"Ritorno al futuro"? Un romanzo?
-Sì, quasi.
Un film.
-E come
faccio a scrivere una lettera che deve essere recapitata tra mille anni ad un
indirizzo che ancora non esiste? Il film che diceva?
-Oh, lì era
facile: si trattava più o meno di settant'anni. E esisteva, sia in passato che
in futuro, la medesima agenzia di recapiti. Da voi esiste la Western Union o la
DHL o... MBE? Anche se non credo che terrebbero una lettera mille anni. E' un
bel po' di tempo!
-Sì, cani
neri!
-Perché
"cani neri"?
-Aberrazione
genetica del passato, cioè del futuro. Colpa di alcuni pazzi che hanno giocato
con ciò che non dovevano. ...Un po' come me... Ma poi sono stati debellati. E'
rimasta l'espressione ad indicare un grosso problema.
-Giusto. Noi
usiamo "cazzo". Provaci. E' molto liberatorio.
-E' volgare.
-Indubbiamente.
Ma vista la situazione...
-Cazzo!
-Brava!
Così!
Emily ride.
-Non lo so.
Mi sembra strano, oltre che volgare.
-E' la prima
volta che ti vedo ridere davvero.
-Sì. Perché
forse ho una possibilità. Forse se riuscissi davvero a mandare un messaggio a
mio fratello, forse... forse si può evitare tutto questo.
-E perché
non hai pensato a mandarlo prima il messaggio. Cioè dico con la macchina del
tempo. Perché non hai inviato un messaggio a tuo fratello anziché
"inviarti" di persona?
-Perché non
ci ho pensato. Non ci ho riflettuto sopra. Erano mesi che soffrivo per la sua
perdita. Ero arrabbiata che tutta la nostra tecnologia non può rigenerare un
cervello morto, mentre tutti gli altri organi sì. Ero sconfortata e quando ho
visto che gli animali riuscivano a tornare indietro senza problemi ho agito
d'impulso. Comunque non so se un messaggio... come avrei potuto mandarlo? Avrei
dovuto mandargli un biglietto cartaceo, visto che gli apparecchi elettronici
non passano e si fondono. La carta è tutta una materia unica e dovrebbe rimane
stabile. In fondo dell'inchiostro sopra è già parte della carta perché ne viene
assorbito... Boh! Senti tanto il biglietto dal futuro non posso mandarglielo!
Ora devo trovare il modo di mandarlo dal passato. Qui è Brescia, giusto?
-Sì.
-Brescia è
un quartiere periferico di Catim che è la Confederazione Autonoma Torino Ivrea
Milano. In pratica una megalopoli che si sta espandendo verso est.
-Ivrea? E' una
cittadina piccola. Come mai è così importante nel futuro?
-Questioni
politico-amministrative: tempo fa ci fu la sede di un importante provider di
PC. Sì! I provider! Esiste oggi V-care? O ADC, Abu Dhabi Com? USA Touch?
Delhi-Cious?
-Mai sentiti.
Ma carino "Delicious". Che roba sono?
-Sono
provider PC. Delhi-Cious è indiano, USA Touch americano, ADC arabo e V-care è
europeo. Ma operano tutti in tutto il mondo.
-Nulla di
cinese? Credevo che in futuro venissimo colonizzati dai cinesi.
-I cinesi?
Poverini, troppi anni di malgoverno, mentalità arretrata e forte egoismo della
classe dirigente: sfruttati per anni dagli occidentali hanno poi voluto correre
per diventare come loro. Tanta miseria e crisi degli individui trattati come
schiavi... un disastro! Un esempio da non seguire. L'India! Gli indiani si sono
dimostrati dei grandi progressisti, intelligenti e lungimiranti. Quelli sono da
imitare. Voi... tu... oggi che usate per i cellulari? Come si chiamano i vostri
provider?
-Mah... Io
conosco Tim, Vodafone, Tre...
-Vodafone!
E' il nome antico di V-care! Sì!
-Che
entusiasmo!
-Sì! Noi
dobbiamo... cioè io devo. Ma se mi aiuti è meglio. Dobbiamo dare un messaggio a
Vodafone e dirgli di conservarlo nei suoi server finché non sarà attivo il PC
di mio fratello.
-Ok. Se è
solo questo... tentiamo. Appena arriva Cristian gliene parlo e vediamo lui come
ritiene più opportuno fare. I suoi consigli in genere non sono male.
-Sì! Si può
fare!
Michelle
osserva soddisfatta l'inaspettata gioia di Emily, anche se dentro sé è conscia
che la sua idea apparirà a Cristian insensata e difficilmente realizzabile. Ma
soprattutto è lei stessa a dubitarne. Tutto il coinvolgimento che aveva avuto
quella mattina, ascoltando quei bizzarri racconti che parevano essere così
vivi, pieni e reali al punto che poteva quasi toccarli, ora spariva e le sue
parole tornavano ad essere un'assurda invenzione della fantasia. Non sapeva se
fosse a causa della similitudine con il vecchio film o perché quando si è a
casa propria tutto è così dannatamente reale al contrario di quando si esce a
contatto col mondo dove sembrano esserci infinite
possibilità, siano esse date anche solo da un semplice centro commerciale.
Nel
pomeriggio Emily riflette su cosa potrebbe pensare Cristian una volta
spiegatogli il piano. Si sente come una ragazzina che abbia appena terminato le
scuole medie e debba esporre al genitore la decisione su quale scuola vorrebbe
frequentare, ma sa già che quest'ultimo non sarà d'accordo.
Né lei né
Michelle avevano più parlato di servizi sociali. Entrambe accettavano
tacitamente che sarebbe rimasta lì fino a "tempi migliori" non
stimabili. O almeno questo è ciò che desideravano.
Il rientro a
casa di Emanuele rompe quel teso silenzio. Il giovanotto, con l'impeto tipico
di quell'età, non fa a tempo a lasciare giù il pesante zaino zeppo di libri che
già inizia a tempestare di domande Emily su ciò che sarà: "mi spieghi come
funzionano le vostre auto galleggianti? A scuola avete tutti il computer? C'è
ancora la Coca-Cola?...". Emily gli offre una risposta per tutto:
"Sfruttano dei magneti integrati nella strada... Sì, il computer è nel
nostro quotidiano, ma è parecchio diverso dal vostro... Certo! Non potrei
vivere senza!".
Michelle
sente senza ascoltare. Non è interessata a qualche dettaglio tecnico che a
volte compare nelle risposte della sua insolita ospite. Lei sta ancora cercando
di capire la verità. La voce instancabile e gentile di Emily la sta ancora
riportando a quel mondo lontano che stamane le appariva così vicino. Le
rammenta Ulisse con le sirene. Ammaliata dal discorrere senza incertezze di
lei, nonostante sia arduo mantenere la pazienza quando suo figlio inizia a
prepotentemente a chiedere: lei stessa faticherebbe ad esaudirne tutte le
richieste! Forse proprio per evitare di prendere una decisione si lascia
cullare dalle descrizioni ricche di una saggezza che non può essere inventata
all'improvviso, ma che deve avere radici profonde e denota un'attenzione
insolita e infrequente nei racconti di fantascienza, solitamente sacrificata a favore
di una trama spettacolare.
Lo squillo
del telefono interrompe questo suo viaggio nel tempo. E' Cristian che fa la
classica telefonata-rito del pomeriggio. In realtà queste telefonate erano
vissute quasi fosse un obbligo dato dall'avere una tariffa agevolata per
parlarle. Se non l'avessero sfruttata si sarebbero sentiti in difetto. Come se
due adulti sposati da oltre un decennio non possano stare una decina di ore
senza sentirsi. Oggi però c'era effettivamente qualcosa da dire.
-Ciao Misci,
come va?
-Benissimo.
-Mi
riferisco a Emily.
-L'avevo
capito. Va benissimo. E' una fanciulla adorabile. Forse ha trovato un'idea.
-Un'idea per
tornare al futuro? Non dire cazzate anche tu!
-Il tuo
solito tatto.
-Scusa. Hai
ragione. Senti oggi ho sentito Romina...
-Romina?!
Quella Romina?!
-...Misci ti
prego. E' roba dell'università. Lei è una valida psichiatra ora, lo sai.
-Sì, sì, lo
so. Era lei il tuo collega psichiatra che dicevi? E tu l'hai chiamata solo per
un parere su Emily, vero?
-Certo! Che
credi? Comunque, tronchiamo sul nascere questa penosa discussione irrilevante e
fuori luogo e concentriamoci sul problema...
-Irrilevante
e fuori luogo. Te lo concedo solo perché c'è qualcosa di più importante in
ballo che non è un problema: è una ragazza, un essere umano.
-Sì, va
bene, la ragazza. Allora la ragazza ha sicuramente un problema. Un problema di
testa. Vedi lei può essere che non lo faccia apposta, escludendo a priori che
viene dal futuro, ci può essere un fatto mentale, uno shock che le fa credere
davvero di essere ciò che dice di essere, ma non lo è.
-Ah, tu lo
escludi a priori.
-Misci...
Insomma lei è convinta di quello che dice anche se nella realtà non lo è
davvero. Un po' come se vai ad una festa in maschera e ti ubriachi e ti
convinci veramente di essere il personaggio che interpreti.
-Quindi ho
in salotto una pazza ubriacona?
-Non ho
detto questo, o meglio, non lo direi proprio così. Certo non sembra pericolosa
ora, ma non sai mai fino a che punto può esserlo, non tanto per gli altri, ma
anche per se stessa. Voglio dire: spesso chi ha problemi così seri finisce per
farsi male, suicidarsi, perché non riesce ad accettare una realtà che non le è
congeniale. E purtroppo a volte succede che ci va di mezzo anche qualche
innocente, soprattutto nel caso in cui il malato si creda un supereroe o un
malvagio criminale.
-Emily non è
un supereroe e nemmeno un supercattivo.
-Misci non
sappiamo nemmeno se si chiami Emily davvero!
-E allora
perché me l'hai portata a casa?
-Perché lo
sai come sono le strutture, le procedure... Effettivamente un calvario
burocratico-psicologico che forse fa più male che bene.
-In pratica
perché anche tu hai capito che lei non è proprio "cattiva".
-Senti
quello che ho pensato ieri così d'impulso vedendola mezza nuda e infreddolita
non ha molta importanza. Sicuramente ne ha di più ciò che penso ora.
-Non ha
molta importanza? Mi hai portato una sconosciuta in casa!
-Misci ti
prego.
-Ok. Va
avanti.
-Allora,
Romina, la psichiatra Romina, mi ha detto che domani gliela posso portare che
la vuole ascoltare. Un consulto di un'oretta, gratis, me lo fa in amicizia.
-Amicizia,
sì.
-E dopo
averla visitata magari riusciremo a capirci qualcosa di più. Invece Maurizio mi
ha consigliato di farle fare una verifica in questura perché non può prendere
le impronte da un bicchiere.
-Le impronte
da un bicchiere?! Maurizio? Il poliziotto?
-Sì lui.
Ieri dopo cena ho messo da parte il bicchiere usato da Emily. Speravo riuscisse
a verificarne le impronte per saperne qualcosa di più, ma le procedure non lo
consentono.
-A volte ti
comporti come un bambino rimbambito dalla tv! Tu prendi un bicchiere di
nascosto, lo dai ad un poliziotto e pensi che lui ti trovi l'assassino come nei
film?
-Beh, almeno
io credo nei gialli, non nella fantascienza.
-...
-Comunque,
dicevo, la porto in questura, controllano le impronte e se fosse registrata
come per magia scopriamo chi è. Se non ha nulla da nascondere...
-Lei non ha
nulla da nascondere. Semmai si deve nascondere. Dalla gente come te che pensa
sia un fenomeno da baraccone
-Non è un
fenomeno da baraccone. E' una ragazza con dei problemi psichici.
-Bene. Ora
l'avviso. Non credo cha abbia nulla in contrario a fare questi controlli. E poi
ti racconto che idea ha avuto.
-Idea?
Quella per tornare al futuro?
-Sì.
-Senti ora devo
lavorare. Me la racconti stasera.
-Certo, ho
capito. Tu invece passa da mio padre quando torni: ha una vecchia rete con i
piedini in cantina. La carichi in macchina e la porti qua, così almeno
solleviamo il materasso da terra.
-Ma dai!
Magari serve solo per stanotte!
-Fosse anche
solo per stanotte non voglio che dorma ancora per terra! Hai voluto la
macchinona? Sfruttala! Carica la rete! Ora avviso mio padre di prepararla.
-Okay, okay.
Ciao.
-Ciao.
Michelle
osserva Emily che racconta sorridendo tutto quello che può sul mondo futuro a
Emanuele. Non osa interromperla. In quei racconti, nel rispondere alla
curiosità del ragazzino, vede la tanta voglia di vivere, di gioire che ha
dentro quella che a lei sembra una giovane donna. Non sa decidersi se crederle o
ascoltare la razionalità di Cristian. Quando l'ascolta la purezza della sua
voce sembra essere quanto di più vero e cristallino possa esserci sul pianeta.
Ma, ogni volta che sente Cristian, è la fredda razionalità di quest'ultimo che
prevale. Questo dubbio la fa sentire debole e stupida: possibile che non riesca
lei stessa a farsi una sua idea personale? Possibile che debba sempre seguire
il pensiero di Cristian? Ragionando sopra questa sua indecisione realizza di
desiderare che ogni singola frase di Emily possa essere vera, ma tutto è
effettivamente molto improbabile. A costo però di fare la figura della stupida
credulona decide di porsi a favore di quella follia, non per contrapporsi alla
irritante lucidità del marito, ma perché non può assolutamente lasciare da sola
una persona che ha bisogno d'aiuto. Se fosse capitato a lei un insolito guaio
di sicuro non vorrebbe non essere creduta e lasciata abbandonata a se stessa.
Da ora la sosterrà appieno indipendentemente da quanto folli possano sembrare
le sue richieste. E se Cristian disapprovasse tanto peggio per lui!
Capitolo V - Essere diversi ci accomuna.
Michelle
mette al corrente Emily di ciò che vorrebbe fare Cristian. La donna non ha
nessun timore di farsi controllare le impronte, mentre ha una certa riluttanza
ad acconsentire a farsi visitare dalla psichiatra.
-Emily è
solo una chiacchierata. Non ti somministrerà nessuna medicina.
-Tu ne sei
certa? Lo so come vanno le cose qui nel Medioevo, la storia ce le ha insegnate!
Appena una persona era fuori dalla conformità era subito classificata come
diversa,
straniera,
inadatta. Avete il razzismo, la xenofobia! Tu stessa hai definito aberrante chi
cambia sesso. Sì, è vero, sono diversa da... VOI! E per questo sono destinata a
essere rinchiusa e drogata con le medicine? Non ho diritto a vivere? I diversi
hanno gli stessi diritti degli uguali! L'umanità si evolve grazie alla
diversità. La standardizzazione va bene per le industrie, ma negli esseri umani
crea immobilità. Qui esistono ancora i comunisti! I comunisti! Hai mai
realizzato questo?
-Che centra
la politica?
-Non è
politica! Il comunismo è una pericolosissima corrente ideologica! Ha distrutto
intere nazioni! Ha impoverito milioni di persone, ridotte alla fame, senza
speranza di futuro!
-Parecchie
persone non sarebbero d'accordo su questo.
-Parecchie
persone ottuse di oggi, ora! Ma nel futuro ci sarà una più attenta osservazione
della storia e tutti capiranno di che schifosa piaga ti sto parlando! Oggi
siamo nel ventunesimo secolo, quindi il muro di Berlino e la liberazione russa
sono già accaduti. Forse anche la caduta di Cuba! Non ricordo in che anno
successe.
-La
liberazione russa?
-Sì, quando
la Russia incominciò ad adottare il sistema capitalistico occidentale e smise
di essere chiusa, non mi ricordo il nome giusto. Ma non importa. Quello che ti
voglio dimostrare è che finché esiste quell'assurdo concetto sbagliatissimo che
è alla base del comunismo, e cioè che tutti gli uomini sono uguali, allora i
diversi, siano essi geni o stupidi, devono essere rinchiusi, asportati.
Cancellati.
-Non ti
seguo. Proprio tu non hai detto che nel futuro non ci sono stranieri e quindi
tutti sono uguali?
-Allora,
aspetta. Non confondere le cose, è molto semplice. I comunisti ora dicono che
tutti gli uomini sono uguali e che tutti hanno diritto ad avere le stesse cose,
giusto?
-Sì, credo
sia il concetto di base, per evitare ingiustizie e disuguaglianze.
-Bene. A
prima vista per i medievali questa sembra una regola giusta, buona. Ma se la
guardassi con occhi più attenti ti renderesti conto di quanto proprio questa
regola sia ingiusta e sbagliata. Se tutti fossimo uguali e avessimo diritto
alle stesse cose allora sparirebbe l'individualità. Nessuno avrà possibilità
diverse dagli altri e saremmo solo tanti pezzetti di un unico vetro.
Trasparente. Informe. E immobile nel tempo. Il pigro sarà trattato come il
lavoratore e avrà lo stesso ciò che gli serve per vivere. Il medico che salva
le persone sarà trattato come l'assassino che uccide le persone. Lo scienziato
che spende la sua vita a migliorare quella degli altri sarà premiato quanto un
ignavo burocrate che complica la vita agli altri. Quindi tutti uguali, nessuno
può prevalere, nessuno può creare altro, nessuno può emergere. Fine della
poesia, delle scienze. Letteratura, medicina, conoscenza e quindi evoluzione!
Fine dell'EVOLUZIONE. Non si può andare avanti con questo tipo di idea. Non si
possono garantire le stesse cose a uomini così diversi tra loro. Ognuno ha
bisogno di cose differenti. Ciò che per me è importante per te potrebbe non
esserlo e viceversa. Gli uomini SONO DIVERSI, non uguali. Ognuno ha il proprio
colore, la propria forma e la propria capacità di sviluppo. E una diversa forza
nel cercare di essere una singola inequivocabile tessera di un immenso mosaico
multicolore e non di un vetro trasparente. La storia lo ha già adesso
dimostrato e in futuro accadrà ancora fino alla completa scomparsa di questo
assurdo concetto anti-evolutivo. Quando mai è successo che uno Stato comunista
abbia dato felicità e benessere ai propri cittadini? Tutto è sempre fallito
miseramente in una totale povertà. Solo l'individualismo e quindi la
possibilità di espressione del singolo, solo questa libertà di emergere può
consentire l'evoluzione. Gli acclamati grandi geni della storia non sarebbero
tali e non avrebbero portato evoluzione per tutti se fossero stati condannati a
essere come gli altri. E accettare questa realtà come l'unica vera ideologia di
libertà e crescita è alla base del concetto moderno di individualismo e vera
uguaglianza. Io sono un individuo, tu un altro. E proprio perché entrambi
individui singoli siamo uguali e possiamo convivere felici, ognuno con le
proprie necessità individuali. Capire che siamo diversi ci accomuna nella vita
e, interfacciandoci, possiamo imparare qualcosa di nuovo. Evolverci. Il dialogo
e il contatto con la diversità portano evoluzione. L'assurda chiusura mentale e
protezionistica dei popoli che credono di non avere bisogno degli altri perché
si pensano migliori portano immobilismo, ignoranza e autodistruzione.
-Quindi noi
siamo uguali perché entrambi siamo diversi.
-Esatto! E'
facile, visto? Te l'avevo detto!
-Ma tutto questo
bel discorso... Ma che c'entra con la visita dalla psichiatra?
-Cristian
crede che io sia pazza. Idem sarà per la psichiatra. Sono chiusi mentalmente e
partono già con la consapevolezza dell'arrivo. Non vogliono imparare. Loro già
sanno. Come i comunisti. Pertanto non ho possibilità di evoluzione. Di essere
accettata. Sono diversa e come tale qui, oggi, devo essere estirpata,
cancellata o resa conforme. E lo faranno con ogni mezzo, anche con le medicine
che ti fondono il cervello. Devo essere conformata. Se non è comunismo
questo... E' la stessa cosa dell'inquisizione cristiana: o preghi Dio o rogo.
Altro non può esserci.
-Ti prometto
che non permetterò a nessuno di metterti sul rogo. Io verrò con voi e starò
sempre accanto a te. Te lo prometto.
-Io... Non
prenderò nessuna medicina!
-Va bene.
Nessuna medicina. Nessuno ha mai detto che tu debba prenderle. Si diceva solo
di fare quattro chiacchiere.
-E tu mi
starai accanto? Sempre?
-Sì, te l'ho
promesso.
-Va bene.
Voglio crederti.
-Ora sei tu
quella chiusa mentalmente. Perché non dovresti credermi?
-Hai
ragione. Sarà quest'atmosfera di diffidenza che mi ha contagiata.
-Vieni qui,
abbracciami!
Cristian
irrompe aprendo la porta:
-Venite qui
piuttosto, quest'affare pesa!
Emily fa un
balzo indietro:
-Cos'è quello?!
-Tranquilla,
Emily. E' una rete per il letto, per il tuo letto. Si mette sotto al materasso
e lo regge, così non dormi più per terra, ma sollevata.
-...Sotto...
Ah, forse ho capito.
-Che
pensavi?
-No,
scusa... E' che dopo il discorso che abbiamo appena fatto... Insomma visto
così, dritto sembrava una specie di gabbia, una porta di ferro per... bloccarmi
in qualche stanza.
-Ma no
tesoro, no, no! Mai! E' solo per farti dormire più comoda.
-Sì, ho
capito, credo. Mi sono solo un po' spaventata, sai non si usano più da talmente
tanto.
-Beh, per la
verità neanche "noi antichi" le usiamo più queste in ferro. Oggi le
fanno di legno. Solo che questa l'avevamo già pronta...
-Avete
finito il gossip temporale e mi date una mano?
-Arrivo,
Cris, arrivo. Quanta fretta.
-Sei tu
quella che aveva fretta di averla, no?
-Sì, sì.
Uomo lamentoso.
-Donna
lagnosa.
-Certo che
voi due siete proprio la coppia perfetta.
A cena Emily
non vede l'ora di esporre la sua idea a Cristian, anche se sa già che non la
prenderà bene e farà mille obiezioni.
-Cristian
sai... ho trovato, forse... una possibilità per me... per... togliere il
disturbo.
-Tu non
disturbi cara. Qui puoi stare quanto vuoi.
-Sì, a parte
il fatto che mi rimbambisci il figlio...
-Papà, tu
non hai capito nulla! Emily viene veramente dal futuro!
-Mangia e
zitto, tu.
-Despota e
tiranno.
-E queste da
dove ti escono?
-Mi obblighi
ad andare a scuola? Cavoli tuoi! Così imparo la rivoluzione! Se tu mi lasciavi
nella mia beata ignoranza...
-"Se tu
mi avessi lasciato". Visto che ignorante lo sei ancora?
-Cris! Emily
ti stava parlando.
-Sì, scusa.
Dicevi?
-Sì, ecco...
Io credo di poter lasciare un messaggio. Un messaggio che arriverà nel futuro.
-Ritorno al
futuro parte seconda. Me lo ricordo. Carino. E a chi mandi la lettera?
-Non è una
lettera. E' un messaggio elettronico. Una e-mail. A V-care. Oggi si chiama
ancora Vodafone. Ci sarà anche nel mio tempo. Loro lo tengono in archivio e,
alla data prestabilita, la consegneranno al PC di mio fratello. Lui non cadrà e
io non tornerò indietro nel tempo.
-Un
paradosso. Come fai a essere qui ora se poi, mandando questo messaggio, tu non
sei mai venuta qui?
-Perché non
l'ho ancora mandato.
-Quindi nel
momento in cui tu lo mandassi dovresti sparire all'istante.
-Boh? Almeno
in teoria...
-Ma se tu
sparissi nessuno avrebbe potuto immaginarsi di mandare quel messaggio. Quindi
ricompariresti.
-Ma... Io
che ne so? Non sono uno scienziato! Ma proviamoci! E che cavolo! Che ti costa?
-Mi costa
una figura di merda micidiale di fronte ad una multinazionale miliardaria.
-Cris! Il
linguaggio!
-Ma... Ma...
Cazzo! Comunista medievale ottuso!
-Comunista?
-Mami, Emily
ha detto "cazzo".
-Ho sentito,
Lele. Gliel'ho insegnato io. Tu non ripetere.
-Ah! E poi
sono io che ho il linguaggio volgare?
-Ma voi
dovreste essere i miei esempi. Lo dicono sempre a scuola.
-Lele,
zitto!
-Abbasso
l'oppressione! Mi potete togliere la vita, ma non mi toglierete mai la libertà!
-Lele!
-Ma che è
stasera? La rassegna del cinema di Brescia? Ritorno al futuro, Braveheart... A
me sembra di essere sul set de "La cena dei cretini".
-Cristian!
Allora! Tutti zitti! Parlo io! Tu Lele basta parolacce! Noi siamo grandi e ci è
concesso! Tu vedremo quando crescerai! Tu Cristian invece farai ciò che vuole
Emily, come Emily farà le verifiche che le hai richiesto! Io inoltre vi
accompagnerò e sarò un tranquillo arbitro per sedare le vostre ovvie
divergenze.
-Meno male
che devi essere tranquilla...
-Zitto! E
mangia! Ci ho messo un'ora per preparare la cena! Mi fate il favore di gustarla
in pace, sennò domani scatolette fredde!
-Un'ora...
Medievali!
-Ti ho
sentita, sai? Zitta anche tu!
Finalmente
le parole si placano e gli unici rumori che riempiono la stanza sono quelli
delle posate. Emily alza furtivamente lo sguardo dal piatto e sorride a
Michelle, la quale risponde allo stesso modo cercando di non farsi notare da
Cristian.
Capitolo VI - Chi sono i veri matti?
L'indomani,
dopo avere lasciato Emanuele a scuola, il trio si reca dapprima in questura. Dopo
la classica attesa ingiustificata, la verifica è presto fatta. Nessun carico
pendente. Nessuna denuncia di persona scomparsa corrispondente a Emily.
Cristian la indica come persona priva di memoria in carico a sé, nel caso
qualcuno la segnalasse.
La tappa
successiva prevede la visita presso lo studio della psichiatra. Nessuna attesa
e la dottoressa Romina riceve i suoi ospiti.
-Ciao Romi!
Quanto tempo!
-Buongiorno
Cristian! Che piacere rivederti!
-Lo
immagino... Ciao Romina, ti ricordi di me? Sono Michelle, SUA MOGLIE.
-Oh, cara,
non potrei mai scordarmi di te. E tu devi essere...
-Emily. Io
sono Emily. La pazza.
-Cara, qui
nessuno è pazzo. Diciamo che c'è qualcuno un po' più stressato di altri. Su,
accomodati.
-Da sola?!
-Sì, Romi,
anch'io volevo assistere se non ti dispiace.
-E anch'io,
se non disturbo troppo i vostri piani.
-Oggi
terapia di gruppo? Se Emily è d'accordo, io non ho nulla in contrario.
-La tua Romi
non sa neanche l'italiano: "se Emily FOSSE d'accordo". Eppure è tanto
laureata...
-Shh! Non
farmi far figure!
Lo studio è
quanto di più freddo e impersonale ci possa essere. O forse è proprio la
rappresentazione perfetta della personalità di Romina. Muri bianchi che
necessiterebbero di una rinfrescata e pavimento in marmo lucidato. Sulla parete
dietro alla poltroncina e alla scrivania essenziale e disordinata due piccole
stampe da mercatone, troppo piccole rispetto all'enorme bianco della parete, si
mostrano come un abbellimento forzato e mal riuscito proposto solo per zittire
i critici. In un angolo un mobiletto basso di fattura economica, che ricorda
molto quei ripostigli improvvisati da balcone, regge una cornice semplice che
contiene la laurea della dottoressa: è appoggiata lì in attesa di essere
rimessa al suo posto poco più sopra, dove un evidente foro circondato dalla
mancanza di intonaco ne indica il posizionamento originario.
Sopra la
porta di ingresso un orologio tondo minimale, non più grande di un piatto da
dolce, assolve il suo compito e ricorda di non dilungarsi in futili chiacchiere.
Sulla parete opposta un vecchio termosifone ingiallito fa bella mostra di sé
appena sotto le tendine chiare direttamente attaccate ai serramenti della
finestra. Queste ultime sono completamente aperte e mostrano la cosa più calda
presente in quello studio: la facciata del condominio di fronte dove un paio di
balconi hanno fiori colorati.
L'atmosfera
di quell'ambiente stizzisce Emily che reagisce stringendo forte il giubbotto
che tiene tra le braccia.
-Ecco
un'altra sedia. Allora Cris mi piacerebbe sentire un po' di tue notizie, ma fra
meno di un'ora ho un altro colloquio e quindi direi di entrare subito nella
questione. Mi dicevi che...
-Che Emily
sostiene di essere arrivata qui dall'anno 3011 e di non appartenere a questa
epoca.
-Emily cos'hai
da dire su quello che hai appena sentito da Cristian?
-Che si è
inventato tutto solo per vederti e io sono solo una ragazza normale nata in
questo secolo.
-Emily!
-Cris,
faccio io. Emily l'accordo era: tu segui Cris e Cris segue te.
-Non voglio
finire drogata da chissà quali intrugli barbari e rinchiusa chissà dove!
-Nessuno ti
obbligherà a prendere nessuna medicina, te lo prometto. E non ti
rinchiuderanno. Ci sono io qua.
-Me lo
prometti?
-Te l'ho già
promesso. Noi siamo amiche.
Emily fissa intensamente
gli occhi di Michelle.
-...D'accordo.
Io... Io sono Emily Dàmetri. Sono nata nel 2950. Nell'anno 3012, e non nel
3011, mi sono introdotta illegalmente in uno strumento che può inviare materia
solida nel passato. La mia destinazione doveva essere il ventuno giugno del
3011, il giorno in cui mio fratello è morto, ma ho sbagliato qualcosa e sono
finita qui, nell'ottobre 2011. Sono abbastanza pazza, dottoressa?
-Te l'ho già
detto: qui nessuno è pazzo. Perché volevi tornare al giorno della morte di tuo
fratello?
-Romi, non
hai fatto i conti? Lei avrebbe sessantadue anni!
-Cris questo
è il mio studio. Le domande le faccio io. Quello è irrilevante. Allora Emily,
perché volevi tornare al giorno della morte di tuo fratello?
-Io... Io
volevo impedire che morisse. Volevo fermarlo in tempo. Così sarebbe ancora
vivo. Io lo amavo tantissimo e... e mi manca tanto. Eravamo gemelli. Io e lui
siamo stati sempre insieme, sempre! Mi manca tanto... Non riuscivo più ad
andare avanti... e ora... Ora è pure peggio! Sono in guaio enorme e non so come
uscirne. E inoltre, se sono qua, è perché nessuno mi crede. E non voglio finire
chiusa segregata!
-Non finirai
segregata, almeno finché non farai qualcosa di pericoloso o contro la legge.
Quindi calmati. Comprenderai che la tua storia è alquanto inverosimile e
difficile da credere, no?
-Nel 1011 la
Terra era piatta, si moriva per una ferita infetta e occorrevano settimane di
cammino per andare dal nord al sud dell'Italia. Se tu gli avessi detto che la
Terra è tonda, che le ferite si curano e che si può raggiungere il sud in
un'ora volando, cosa avrebbero pensato di te?
-Giusta
osservazione. Come pensavi di tornare?
-Non pensavo
di tornare. Dovevo arrivare da mio fratello. Salvarlo e continuare la vita da
un punto nel tempo indietro di qualche mese rispetto a quello da cui sono
partita.
-Hai qualche
prova tangibile che possa sostenere la tua tesi? Un oggetto tipicamente
futuristico o... dimmi tu.
-Non ho
nulla. Sono arrivata qui nuda. Non potevo portare nulla con me nello strumento.
Rischiavo la fusione molecolare. Ho trovato un vecchio vestito appena arrivata,
l'ho indossato e poi sono stata trasportata all'ospedale dove ho conosciuto
Cristian.
-E cosa puoi
dirmi del futuro? Qualche cosa di spettacolare che ancora oggi non immaginiamo,
oltre al viaggio nel tempo. Ecco! Che energia usate, quale fonte energetica?
-A livello
locale ci sono tante piccole realtà a seconda del luogo e della convenienza
ambientale, molte le conoscete già oggi: solare, eolico, nucleare...
-Ancora il
nucleare? Credevo fosse anti-ecologico e molto pericoloso.
-Il nucleare
è molto ecologico. La tecnologia di questo tempo è primitiva in merito e non
possiamo gestirlo a dovere ora. Dobbiamo investire nella ricerca e avremo parecchi
risultati. Tuttavia la fonte principale è la geospaziale.
-Geospaziale?
Cos'è?
-In questo
tempo è un po' difficile da spiegare, ma... La Terra, come la luna e tutti i
pianeti, girano. Attacchiamoci un generatore: energia infinita e pulita.
-Una dinamo
spaziale! Interessante. E della fame nel mondo che mi dici?
-Antichità.
Tutti avranno di che mangiare a sufficienza. Anche i poveri.
-Quindi i
poveri esistono ancora.
-Sì, ma non
sono come li immaginate oggi. L'essenziale ce l'hanno anche loro. Era il DNA
dei ricchissimi che difettava e permetteva loro di accaparrare e basta. Le
modifiche apportate su quei genomi, associata all'incremento della ricchezza
della classe media che era più propensa all'aiuto verso i poveri in quanto ex
tale, ha aiutato a sopprimere la miseria. Nel 3000 i poveri sono persone che
hanno meno, ma dispongono comunque del necessario e anche qualcosa di
superfluo.
-Un mondo
idilliaco.
-Un mondo
evoluto. Ieri sera nella televisione ho visto un report sulle barche dei
ricchi. Navi, non barche! Che costano tanto denaro quanto il bilancio di una
Nazione! E che consumano e inquinano di conseguenza. Un inutile spreco,
destinato ad un utilizzo saltuario di qualcuno molto ricco, ma altrettanto
difettoso. Quella persona avrebbe potuto spendere quel denaro in mille altri
modi più saggi e consoni all'evoluzione.
-Quindi nel
futuro niente più yacht?
-No, gli
yacht ci saranno e saranno anche di più rispetto ad oggi. Ma generalmente di
dimensioni e costi più contenuti. E' giusto che chi abbia denaro lo possa
spendere come vuole. E' ingiusto che lo spenda solo per sé. Perché anziché un
maxi yacht un ricco non ne prende uno più piccolo, che comunque sempre bello e
comodo è, e il resto lo investe ad esempio in un centro di ricerca sulle
malattie o sullo sviluppo energetico? Questi sono i pazzi! Loro hanno la
possibilità e non lo fanno! Mentre esistono persone che hanno l'ingegno e lo
spirito di fare, ma non hanno i mezzi economici.
-Sembra un
comizio comunista.
-MA SEI
PAZZA TU?! E' proprio l'opposto del comunismo! Il comunismo non esiste più! E'
destinato a morire! La storia lo ha dimostrato: non ci si evolve col comunismo!
Io posseggo del denaro in più di te e non so che farci. Lo investo dandolo a te
che invece sai che farci, ma non ne hai. Il risultato è un ritorno di denaro
per entrambi e benessere per tutta l'umanità. E' capitalismo collaborativo
progressista. E' una spinta verso la migliore delle civiltà. Non c'è più la
ricerca dell'eccesso in termini di possedimenti. C'è la consapevolezza che stare
bene in due è meglio che stare bene da soli. Qui, oggi, i ricchi godono a
vedere i poveri fare una vita misera. Sono geneticamente difettosi. In futuro
capiranno che se tutti stessimo meglio anche loro ne guadagnerebbero! E non
perderanno i loro lussi, anzi! Potranno goderne di più e senza timore, poiché
diminuiranno invidie e ripicche: se stessimo bene entrambi a chi importerebbe
che tu hai tre case e io solo una?
-Ma
perderebbero i simboli del potere.
-Ma non è
potere! E' l'errata convinzione di essere migliori solo perché si è più
abbienti. E' incapacità di apprezzare la diversità. Oggi c'è ancora il
razzismo, vero? Questo è razzismo! Razzismo verso i poveri. Se non è antico il
razzismo...
-E... a
malattie come state?
-Debellate.
La genetica ha migliorato tutto. Non ci sarà più sofferenza per malattia. Solo
chi rifiuta la genetica soffre fisicamente. La genetica ha limato anche tutte
quelle differenze inutili e deleterie della natura tipo l'obesità o l'altezza
delle persone.
-Cioè?
-Guarda me. Fisico
asciutto, formosa dove serve e altezza circa un metro e settanta. E' lo
standard femminile.
-Vuoi dire
che saremo tutti uguali, persino nell'altezza?
-Solo chi lo
desidera. Lo standard ha una possibile variazione di quattro centimetri circa.
Quindi una donna prevista donna avrà un'altezza compresa da un metro e
sessantotto a un metro e settantadue.
-Prevista
donna?
-Sì, vuol
dire che i genitori ne possono scegliere il sesso durante le prime settimane
della gravidanza.
-Ah.
Continua.
-L'altezza standard
per gli uomini è invece di un metro e settantotto. Due più, due meno.
-Destinate
ad essere inferiori all'uomo sempre. Che futuro gramo.
-Nooo! Non
hai capito! Non siamo inferiori: l'abbiamo scelto perché ci va bene così. Si
armonizza la coppia.
-Allora,
aspetta. Regoliamo l'altezza e ci piace stare più in basso degli uomini?
-No. Non è
che la regoliamo, non abbiamo le ossa elastiche. Ma poiché in generale le donne
usano le scarpe alte avere l'altezza un po' inferiore agli uomini ci porta
giuste giuste al pari degli uomini, in modo che la coppia sia bene equilibrata.
-E non
avremmo potuto essere tutti alti due metri?
-E' spazio
sprecato! Che te ne fai di tanta altezza? E' scomoda, fuori misura, tutto
andrebbe riadattato. Pensa ai letti, all'altezza dei soffitti, allo spazio nei
veicoli pubblici e privati. La troppa altezza è uno spreco in tutto. Persino in
materie prime per fare abiti! Non serve. Per di più a livello estetico gli alti
sono spesso sproporzionati: braccia troppo lunghe o troppo corte rispetto al
corpo, andatura curvata in avanti, piedi enormi... L'altezza è il problema di
chi cambia sesso. Uomini un po' più bassi e donne un po' più alte sono persone
che solitamente prima erano dell'altro sesso.
-Ferma.
Quindi cambieremo anche sesso come cambiamo ora il colore ai capelli?
-Beh, non
proprio come i capelli, ma diciamo che è molto più facile e dà risultati che
oggi non sono realizzabili. L'unico neo è l'altezza: modificarla dopo
richiederebbe la rigenerazione di tutto il corpo e sarebbe, oltre che costoso,
eccessivo.
-"Eccessivo".
Almeno avete anche voi qualche limite, cominciavo a preoccuparmi.
-Preoccuparti
per cosa? E tutto molto meglio di ora. Gli individui sono più felici, si vive
meglio, più a lungo e la miseria non c'è più. Di cosa devi preoccuparti?
-Proprio
dell'individuo. Tu mi parli di anti-comunismo, ma fate di tutto per essere
uguali. Non ti sembra un controsenso? Un individuo è tale perché unico.
-Ma proprio
perché unico, e quindi solo, è necessario che riesca ad interfacciarsi meglio
con gli altri e lo fa come meglio crede! Se tu potessi avere un fisico da
modella, lo rifiuteresti perché così assomiglieresti ad altri milioni di donne?
Nei secoli che verranno abbiamo acquisito la capacità di apprezzarci molto più
di oggi per le nostre qualità interne, grazie alla genetica che ha debellato i
difetti estetici ovvero la disuguaglianza fisica. L'individuo è diverso dentro
e l'uguaglianza esteriore ha permesso di esprimere al meglio quanto abbiamo
dentro. Questo ci ha dato una libertà interiore senza precedenti, la libertà di
vivere senza complessi, senza grandi dubbi su noi stessi, senza sentirci
inferiori. La libertà di amare e essere amati senza invidie, senza astio, senza
doppi fini. La libertà di non avere paura del prossimo.
-La libertà
di essere uguali.
-Se questa
creasse felicità, allora sì. Anche la libertà di essere uguali, ma solo fuori.
Dentro ognuno è diverso e apprezzabile per ciò che ha di buono. Qualcuno che
fuori sembra uguale a te ti rivelerà poi che dentro è molto diverso e avrà
sempre qualcosa da insegnarti.
-Sai che mi
sconvolgi?
-Se ti
occorresse uno psicologo fai presto: nel futuro saranno pochissimi e più che
altro associati alla ricerca, non alla cura degli psico-difettosi.
-"Psico-difettosi".
Questo tuo parlare degli esseri umani come se fossero macchine mi terrorizza.
-Lo so. I
medievali considerano la genetica aberrante. Dite "dobbiamo rimanere tutti
diversi, come ci fa la natura!". E che ne ricavate? Odio, razzismo,
invidia, repressione interiore, infelicità... Aggiungi tu il resto che lo sai
meglio di me. Comunque il corpo umano "è" una macchina. Solo che oggi
non sappiamo ancora ripararla bene. L'individuo invece è la sua anima interiore,
la sua personalità, la sua mente. Al di là dei termini che si usano, la realtà
è come ho detto io. O sbaglio?
-Di sicuro
hai sbagliato periodo: il medioevo era parecchi secoli fa. Noi non siamo
medievali.
-Intendo
Medioevo Tecnologico. E' così che nel futuro definiamo il periodo dal ventesimo
secolo al ventiduesimo circa. Lo abbiamo paragonato al medioevo perché indica
un'età buia, nonostante i tanti progressi tecnologici. Buia a causa della
mancanza di lungimiranza. Se non fosse buio forse vedreste meglio dove occorre
arrivare. Invece al buio non vedete bene e guardate solo vicino e quindi voi
stessi. Siete egoisti e ottusi. E qui ho detto proprio voi. Mi dispiace: io non
sono così.
-Emily... tu
capisci che i viaggi nel tempo sono impossibili?
-Sono
impossibili oggi. Se tutti cercassimo di attenerci solo al già fatto non ci
sarebbe l'innovazione. L'impossibile di oggi è il quotidiano di domani. Prova a
portare un cellulare o un'automobile di fronte al senato dell'Impero Romano!
Cosa ti direbbero? Probabilmente saresti una strega da buttare ai leoni. Ora mi
getterete nelle segrete?
-... Va
bene. Abbiamo finito. Mi lasciate parlare un po' con Cristian? Grazie.
-Emily vieni
con me, tesoro. Aspettiamo di là.
Emily
annuisce e esce dalla stanza con Michelle prendendole la mano, quasi come fosse
l'imputata di un processo che si ritira in attesa che la giuria proclami la
sentenza.
Cristian e
Romina rimangono soli nello studio.
-Sono
stupita! Tua moglie ci ha lasciati qui da soli senza fiatare.
-Romi lascia
perdere l'ironia. In questo momento mi preme ben altro. Allora? Che ne pensi?
-Che ne
penso? Penso che prima di tutto io sono una psichiatra, non una psicologa.
-Lo so
benissimo, ma di sicuro sei più ferrata di me in materia. Quindi?
-Quindi...
sono sicura al novantanove percento che non mente.
-Vuoi dirmi
che credi che venga dal futuro?!
-Non ho
detto questo. Voglio dire che lei non sta mentendo. Lei è assolutamente certa
di quello che dice. Per lei è la verità. Se stesse mentendo consapevolmente gli
occhi, i gesti, la voce e altri dettagli in ciò che raccontava l'avrebbero smascherata.
Forse solo un agente della CIA bene addestrato avrebbe potuto recitare una tale
parte mentendo consapevolmente.
-Quindi mi
stai dicendo che lei è proprio convinta di venire dal futuro, ma che, secondo
te, non lo è. Insomma è pazza.
-Cris sei un
dottore. Non si dice pazza. Io direi piuttosto che soffre di una fuga
dissociativa molto molto accentuata.
-Un disturbo
dell'identità insomma.
-Una fuga
dall'identità. Le deve essere successo qualcosa, qualcosa di traumatico, che
lei nel suo racconto identifica nella morte del fratello. Questo trauma l'ha
fatta scappare dalla realtà e piombare in questa specie di sogno a occhi aperti
dove lei è quello che vorrebbe essere.
-Cure?
-Medicine
non ne prenderebbe mai, inoltre non saprei come prescriverle, visto che non
sappiamo chi sia. Quindi si può solo aspettare. Aspettiamo che prenda coscienza
del mondo reale un po' alla volta. In genere questi disturbi passano anche
senza medicinali. Quelli servono solo ad accelerare il processo e a mitigare lo
shock che avrà quando capirà qual è il mondo vero.
-E'
pericolosa?
-Ne dubito.
Anzi piuttosto il contrario: sono i deboli che subiscono passivamente questi traumi
e si lasciano travolgere. Invece i forti che sembrano superarli facilmente sono
quelli pericolosi che quando meno te l'aspetti esplodono con tutta la rabbia
che hanno accumulato dentro. Lei può essere pericolosa solo a se stessa nel
momento in cui decidesse di non accettare la realtà.
-Capito.
Mille grazie, sei stata gentilissima, come sempre.
-Di nulla.
Mi fa piacere vederti ogni tanto. Fatti sentire, però, non solo quando hai
bisogno.
-Va bene.
Hai ragione. Ciao.
-Ah, Cris!
-Sì?
-Sai cosa
non mi è chiaro? L'accuratezza dei suoi racconti. E' precisa, sistematica e
tutto ha una sua logica, sebbene può apparirci strana.
-Cioè?
-Cioè non
capisco come abbia fatto ad inventarsi una storia così precisa, dettagliata.
Avrebbe dovuto stare dieci giorni di fila a pensare come incastrare i pezzi del
suo puzzle senza far saltar fuori contraddizioni e incongruenze. Ma se lo
avesse fatto saprebbe di stare mentendo. E questo ti ho già detto che non mi
sembra possibile.
-Sarà una
brava attrice.
Congedatosi
dalla psichiatra il trio sale in auto. Michelle è la prima a rompere il
silenzio che gli altri due mantenevano un po' per timore e un po' per rispetto.
-Allora?
-Allora che?
-Allora cosa
pensa di Emily, mi pare ovvio.
-Pensa
che... pensa che non stia mentendo.
-Oh! Meno
male che c'è qualcuno in questo mondo antico che ha un briciolo di buonsenso!
-Emily
calmati. Conosco Cris: non ci ha detto tutto. Vai avanti.
-Non sarebbe
meglio parlarne in privato io e te?
-Non so se
ne ha sessantadue o venti di anni, ma in ogni caso è maggiorenne. Quindi spara,
stiamo parlando di lei. E' giusto che sappia.
-Uff...
Allora: non è pericolosa. Almeno per noi. Potrebbe esserlo per se stessa. Non
mente. Consapevolmente. Ma potrebbe farlo a seguito di un trauma subito. Quindi
è una svitata onesta, ma rischia di farsi male.
-Quindi lei
è crede di venire dal futuro a tal punto da esserne convinta. E quindi quello
che dice, per lei, è la verità. E' questo che intendi?
-Esattamente.
-Scettici
fino all'ultimo! Ma che devo fare per convincervi?
-E che vuol
dire che potrebbe essere pericolosa per se stessa?
-Che il
giorno che dovesse svegliarsi da questa specie di sonno potrebbe subire uno
shock e... tentare cose folli.
-Hai visto
che alla fine sono pazza? Folle ne è sinonimo!
-Emi. Quieta.
Quindi ora?
-Quindi ora,
visto che a te piace tanto, e anche a Lele, ce la teniamo per un po' e vediamo
dove va a finire 'sta storia.
-Sii! Niente
medicine né matticomio!
-Emi,
tranqui.
-Non sono
Emi. Sono Emily!
-Scusa
tesoro, hai ragione. Emily. Beh, senti, per me lo sai non c'è nessun problema a
farla restare da noi. E ora andiamo.
-Grazie
Michelle. Sei sempre così generosa e bendisposta verso di me. Grazie.
-Andiamo.
L'auto parte
e inizia il percorso verso casa.
Una volta
arrivati Emily si rende conto che non è dove pensava di stare andando.
-Ma...
Questa è casa vostra!
-Sì. Non ti
abbiamo appena detto che starai ancora qui?
-Cristian!
Volevo dire che dovremmo essere da V-care! Non dovevamo andare là?
-Emily...
-Cris,
faccio io che è meglio. Emily è quasi ora di pranzo. Inoltre anche oggi
Vodafone è una grande azienda multinazionale. Non puoi presentarti all'ingresso
e pretendere di parlare col responsabile... di un servizio che oggi ancora non
esiste! Ora mangiamo, dopo pranzo facciamo qualche telefonata e vedremo di
prendere un appuntamento con chi potrebbe accogliere la nostra richiesta.
-Nostra?
Sua!
-Cristian!
Dicevo, non possiamo andare allo sbaraglio. Visto quanto c'è in gioco valutiamo
bene le mosse. Te l'ho promesso che ci andremo. Se non fosse oggi, sarà domani
o dopodomani.
-Hai ragione
Michelle. Grazie anzi per tutto ciò che fai. Grazie tantissimo. Aspetterò
l'appuntamento.
-E immagino
che toccherà a me chiamare e spiegare che dobbiamo fare, vero?
-Così erano
gli accordi Cris.
-No! Gli
accordi erano che io ce l'avrei portata! Non che dovevo chiamare io e spiegare
una richiesta che non sta né in cielo né in terra!
-Piantala
lamentone! Ora tutti in casa!
Nel
pomeriggio Cristian torna al lavoro e con la scusa dell'impegno non riesce a
contattare nessuno. Avvisa Michelle, la quale si impegna a fondo e, grazie
anche ad un conoscente che vi lavora, riesce ad ottenere un appuntamento con un
responsabile del servizio clienti di Vodafone il lunedì successivo.
Emily
felicissima fa di tutto per aiutare Michelle nelle sue faccende. Fa la spesa,
piega la biancheria, riordina la casa. Cerca anche di stirare e cucinare, ma le
riesce abbastanza male per via della diffidenza che mostra verso il fuoco, le
pentole arroventate e il ferro da stiro caldo. Michelle la prende in giro
amorevolmente per questo e lei non frena le sue risposte basate sempre
sull'essere antica e preistorica e incurante della sicurezza.
Michelle
avrebbe voluto avere una figlia femmina, ma complicazioni alla nascita di
Emanuele le avevano impedito di avere altri figli. Quella ragazza, sebbene
fisicamente adulta, per la sua spontaneità e ingenuità le ricorda spesso una
bambina e questo la intenerisce e soddisfa nello stesso momento. E' come se
fosse tornata a fare la mamma di un bimbo piccolo, ma con i vantaggi di averlo
già grande. Per di più femmina. Da quando Emanuele aveva raggiunto i sette/otto
anni di età lei si era trasformata solo in una casalinga. Non si sentiva più la
mamma impegnata da tutte le necessità del proprio figlio. Lui cresceva e
diventava sempre più indipendente e sentimentalmente egoista sebbene senza
colpa. La crescita è anche questo e lo "svezzamento affettivo" fa
parte della vita. Qualcuno dice che sia una liberazione non dovere più essere
appiccicato in ogni istante ai bisogni della prole. Ma in realtà le madri
vivono questo fastidioso distacco con parecchia sofferenza e spesso non
riescono più a ritrovare un loro equilibrio interiore e uno scopo di vita,
finendo per essere solo degli automi per la pulizia e la gestione della casa o
divenendo sciacalli sul lavoro. Prima dai vita, accudisci e cresci un essere
umano che dipende completamente da te. E la crescita te lo porta via in una
specie di gioco crudele dove sembra che tutto ciò che hai donato ed ottenuto ti
venga ingiustamente rubato lasciandoti per di più invecchiata e imbruttita,
senza nemmeno la possibilità di tornare allora ad essere una spensierata
ragazza che si diverte passando da una discoteca ad una birreria, da un viaggio
ad incontro con le amiche, o all'impegno di ricercare nuove sfide professionali
messe da parte durante la gravidanza.
Michelle ama
suo figlio. Ma lui ora non ha quasi più bisogno di lei. Emily ha bisogno di
tutto. Soprattutto di essere amata. E sa ricambiare teneramente.
Capitolo VII - Desiderio di sbagliare.
I pochi
giorni del weekend sono vissuti serenamente. Lo scetticismo di Cristian ogni
tanto riaffiora sotto forma di battuta quando Emily viene assalita dalla foga
di sapere di Emanuele, ma lei non si lascia irritare.
Emanuele le
sta sempre molto vicino attratto non solo dalla bellezza della ragazza.
Michelle capisce subito che quella sarà sempre ricordata come la prima vera
cotta di Emanuele e non sa se sia un bene o un male. E' certa solo del fatto
che non sappia come agire e quindi lascia che le cose proseguano da sole.
Emanuele dal canto suo, incapace di confrontarsi a casa con altri che non siano
i genitori, come spesso accade ai figli unici, è travolto completamente
dall'uragano Emily: una bella giovane che parla la lingua della fantascienza ed
è sempre lì in casa sua. Per lui è la più meravigliosa delle fortune e anche
prima di andare a letto non manca di passare ad augurarle una buona notte con
un saluto ben più lungo del normale.
L'appuntamento
del lunedì è a metà mattina e, per di più, presso la sede di Milano. Per
arrivare in orario occorre alzarsi di buon ora. La sera prima Emily insiste
affinché Michelle venga con lei e Cristian, cosa che farebbe piacere anche a
Michelle, ma Emanuele deve andare a scuola e la madre ricopre ancora il noioso
compito di svegliarlo e prepararlo all'uscita. Emanuele allora prende la palla
al balzo e chiaramente insiste per poter saltare un giorno di scuola e
accompagnarli, proposta subito respinta dal padre. Il figlio capisce che per
Emily è importante che ci sia anche Michelle con lei e prende la sua prima
decisione da grande: "mamma, sono abbastanza grande per alzarmi quando
suona la sveglia, lavarmi, vestirmi, fare colazione, uscire e chiudere casa da
solo. Voi andate tutti". I genitori a quella affermazione enunciata con
tanta sicurezza accettano. Il loro bimbo si sta facendo grande e sanno che
possono fidarsi. Emily in risposta gli regala un bacetto sulla guancia che
rende il giovanotto tronfio d'orgoglio pur colorando di rosso il suo visetto
ancora da bimbo.
La mattina
seguente i tre escono silenziosamente e si avviano in direzione Milano.
Il viaggio è
tranquillo e il silenzio appena disturbato da un po' di musica proveniente
dall'autoradio e dalle singhiozzanti indicazioni del navigatore che suscitano
in Emily continui sorrisi che assomigliano più a risate trattenute. Cristian
non coglie la provocazione e continua a guidare senza proferir parola, fino a
qualche chilometro dopo Bergamo dove il traffico si intensifica e iniziano le
code. A quel punto lo sbuffo è inevitabile.
-E che palle
'sto traffico! Ma possibile che quattro corsie non bastino?!
Emily non
aspettava altro:
-Eh, caro
Cristian, la dimensione delle strade non è l'unica causa del traffico. Conta
molto anche il comportamento dei veicoli!
-E miss
genialità 3011 cosa consiglierebbe?
Michelle
alza gli occhi al cielo e si raddrizza sul sedile incrociando le braccia,
rassegnata ad ascoltare passivamente l'ennesimo scontro oggi/domani che sta
iniziando.
-Io non consiglio
niente. Io analizzo i fatti. I fatti storici e matematici. Primo: dovreste già
avere la tecnologia per fare andare le automobili da sole. Usatela! Non serve
che l'uomo guidi. Tutti arriveremmo più rilassati e il computer non farebbe
incidenti. Secondo: il
problema principale di questo traffico è il sorpasso.
-Il
sorpasso? Ma se siamo in coda? Che devi sorpassare?
-La coda si
forma proprio a causa dei sorpassi. Lo sanno anche i bambini! Se tutti
andassimo alla medesima velocità e non sorpassassimo il flusso non avrebbe
intoppi e la velocità media si eleverebbe. Chi sorpassa crede di guadagnare
tempo sull'immediato perché vede dietro chi prima aveva avanti, ma costringe il
sorpassato, che è partito prima, a trovarsi davanti un'auto in più: quella che
lo ha sorpassato. E questo lo costringe a rallentare perché ha un ostacolo
maggiore e, il rallentamento, si trasmette a chi gli sta dietro e così via.
Moltiplicando questa causa per tutte le auto che sorpassano si ottiene questo
effetto: la coda e la velocità zero. Al solito qualche difettoso genetico che
vuole scavalcare gli altri crea malessere per tutti, compreso se stesso.
Eliminate i sorpassi: eliminerete metà del traffico.
-Sì, bella
questa. Dove l'hai sentita? Guarda che il traffico c'è perché ci sono troppe
auto. E noi stiamo creando un po' di quel traffico per una sciocchezza.
-Questa,
testone, è matematica! Mica un'opinione! Pensa ad una bottiglia che devi
svuotare: se l'acqua che è nella parte del fondo volesse uscire prima di quella
che è vicino al collo si creerebbe un rallentamento del flusso. Se invece
facessi uscire chi è più vicino all'uscita tutto filerebbe liscio. Come
l'acqua!
-Semmai è
"liscio come l'olio". Comunque non sono convinto.
-Non sei mai
convinto di niente! Quando capirai che non devi mai dare nulla per scontato?
Apri la tua mente, non fossilizzarti su idee e preconcetti già acquisiti e mai
messi in dubbio. Abbi dubbi! Stimola la tua curiosità! Cerca fuori dagli
schemi!
-Ma se tu
parli sempre di come siete uguali! Se non siete schematizzati voi
"futuristi"...
-Ma
"noi" i nostri schemi li abbiamo acquisiti dopo averne valutati
diversi e cercando il migliore. Inoltre c'è una costante ricerca che ne tenta
altri e, ogni tanto, se ne trova uno migliore. Hai una buona idea? Tienila.
Mantienila. Sii coerente ad essa. Ma non smettere di cercarne altre e cambiala
non appena trovassi qualcosa di meglio. Non chiuderti alle possibilità. Apri la
tua mente a ciò che è nuovo, non rifiutarlo a priori. Assaggialo, testalo e
valutalo con attenzione. Potresti rimanere stupito in positivo.
-Dai che ci
si muove un po'. Speriamo di arrivare presto.
Una volta
arrivati a destinazione l'elegante sede di Vodafone li accoglie con gentilezza,
ma c'è un problema: Emily non ha documento e senza non si può passare poiché la
sicurezza impone che tutti siano registrati. Cristian e Michelle insistono
affinché si possa procedere ugualmente. L'impiegato all'ingresso contatta
l'interessato che dopo alcuni minuti manda la propria vice ad accompagnare il
trio. Lara, questo il suo nome, raccomanda a Emily di non muoversi da sola
all'interno dell'edificio: lei ha il compito di starle appiccicata fino
all'uscita.
Il
responsabile li accoglie gentilmente e li fa accomodare in una saletta piccola
sulla cui porta è appeso un numero che sembra un codice. All'interno una
scrivania vuota, una poltroncina sulla quale si siede e tre sedie. Lara rimane
in piedi poiché non ci sono altre sedie. Emily, risentita da questo
atteggiamento, sbotta nervosa rivolgendosi a lui.
-Ma scusa, ma
non può sedersi anche lei? Mi sembra assurdo che debba stare qui a causa mia,
perché non ho un documento, e per di più in piedi! Allora mi alzo io e le dò la
mia!
Cristian
alza gli occhi al cielo e Michelle la redarguisce senza severità.
-Emily, al
signore devi rivolgerti con il "lei" e con educazione.
-Non si
preoccupi signora! Non blocchiamo l'enfasi giovanile! I giovani sono il futuro!
Lara, la signorina ha ragione, prendi una sedia dalla sala riunioni affianco:
ce ne sono decine lì dentro.
-Subito.
Pochi
secondi e anche Lara è seduta.
-Allora
signori Camisi, giusto? Come posso esservi utile?
-Vede
signor...
-Fabio.
Chiamatemi solo Fabio. Noi qui siamo al vostro servizio e sempre lieti di
aiutare i nostri clienti siano essi grandi industrie o privati. Noi senza di
voi non ci saremmo. Prego.
-Allora
signor Fabio la ragazza qui presente si chiama Emily e vorrebbe farle una
richiesta un po' particolare, ecco, se così si può dire.
-Ma bene. E
allora non possiamo sentirla direttamente dalla sua voce?
-Vede io
preferirei...
-Cristian so
parlare, grazie. Io vorrei lasciare un messaggio, una email per la precisione.
-Beh, ma se
vuole solo lasciarmi una email perché è venuta fin qui? Me la inviava
normalmente.
-No, non è
per te. Cioè per lei. Mi scusi, non sono pratica con il "lei".
-No, no, non
c'è problema, anzi visto che sei così giovane posso darti del tu anch'io?
-Sì, grazie
è meglio. Allora io devo lasciare questa email a una persona, ma questa persona
non è... ancora nata.
-Oh, bella!
Questa non me l'aspettavo. E io cosa posso fare?
-Vedi Fabio
quando questa persona nascerà V-care, cioè Vodafone, ci sarà ancora e farà
ancora telecomunicazioni.
-Vichèr?
-Sì, quella
che oggi è Vodafone domani si chiamerà V-care.
-Vede signor
Fabio, Emily è... diciamo una specie di veggente.
-Ah! E lei
crede nell'occulto signor Camisi?
-Chi? Io?
No, assolutamente!
-Invece io sì!
E sono ansioso di sentire cosa mi vuole dire Emily. Vai avanti, cara.
-Sì, ecco.
Insomma dovrebbe essere facile: io vi lascio questa lettera, l'ho scritta su
questo foglio, e Vodafone lo tiene nei suoi archivi telematici e alla data che
ho scritto provvederà a recapitarla alla email che ho indicato sul foglio.
Insomma un semplice invio posticipato.
-Posso
guardare il foglio?
-Sì, certo,
ecco.
Fabio prende
il foglio e legge. Un minuto di silenziosa attesa che pesa come un macigno, per
motivi diversi, sia su Emily che su Cristian. Michelle nel frattempo fa una
carezza a Emily che sospira vistosamente.
-Dunque,
Emily, mi stai dicendo che devo solo mandare questa email tra circa... mille
anni?
Lara trasalisce
sorpresa aprendo la bocca, ma non dice nulla.
-Esatto. Sì.
-E non devi
darmi altro, chessò... allegati, programmi o qualunque altra cosa?
-No. Solo
quel messaggio. Basta digitarlo e inviarlo. Ma fra un po' di tempo.
-Perché
mentre noi tra mille anni non ci saremo più Vodafone invece continuerà ad
esserci, giusto? Come hai detto che si chiamerà?
-V-care.
Scritto CARE, come "attenzioni, cura, carezze" in inglese.
-V-care...
Bello. Mi piace, suona bene. Va bene Emily. Se è solo questo che vuoi allora...
consideralo fatto.
Cristian
sussulta:
-Come
fatto?!
Emily
esulta:
-Sìì!
-Qua la mano
Emily! Il tuo messaggio è in buone mani!
-Grazie
Fabio! Sei stato gentilissimo! Mi dai una grande speranza! Grazie, grazie
mille! Michelle ce l'ho fatta!
-Vieni qui
tesoro, fatti abbracciare!
-Va bene, va
bene, va bene, ma ora lasciamo lavorare questo signore così gentile, eh? Forza:
salutiamo.
-Ma ci
salutiamo di sotto, caro signor Camisi: scendo anch'io con voi che mi fumo una
sigaretta davanti all'ingresso. Vieni, Lara.
Una volta
fuori, davanti all'ingresso, il gruppo si divide. Emily e Michelle salutano
calorosamente Fabio e Lara mentre Cristian li ringrazia per aver concesso loro
udienza e saluta un po' stranito. Appena si allontanano i due si accendono una
sigaretta.
-Ma vuoi
veramente tenere una email per mille anni?
-Cara Lara
sai da quanto tempo sono inchiodato all'assistenza clienti? Tre anni. Tre
lunghissimi anni che non faccio altro che risolvere problemi causati dagli
altri se non dai clienti stessi e sentire le assurdità più folli. Tu non hai
visto nulla di più che la richiesta di una pazza, vero?
-Beh, direi!
Poi sentire te che credi nell'occulto...
-E infatti
non ci credo. Ma tu sei chiusa con la testa nelle procedure, nel seguire i
moduli! Sei ormai preda del sistema! Non riesci a uscirne! Apri gli occhi!
Guarda oltre! Non pensare che puoi fare carriera solo se ti scopi quello
giusto! Puoi anche farla eliminando gli avversari.
-Ma io non
sono stata assunta perché mi scopavo qualcuno!
-Ma si fa
per dire! Sai cos'è una email come questa? E' un kilobyte scarso. Sai quanto ci
costa un kilobyte oggi? Meno di questa sigaretta. Molto meno. Sai quanto ci
costa la pubblicità? Tanto. Tantissimo. Anzi di più. E quella ragazza mi ha
regalato una fantastica idea pubblicitaria: "Vodafone la tua voce nel
futuro, Vodafone, il futuro ti ascolta" oppure "ti aspetta". E
queste sono solo le prime due che mi sono venute in mente. Pensa ad una nuova
funzione dei tuoi sms e email: recapitarli in un server apposito dove puoi
lasciare un messaggio a qualcuno nel futuro e il server lo farà partire alla
data da te indicata. Magari due sposi che il giorno del loro matrimonio si
mandano un MMS con la loro foto che gli viene recapitato sui loro telefonini
esattamente dieci anni dopo. Che bel pensiero romantico, eh?
-Sì, e se
quelli divorziano prima?
-Che ti
frega! Tu devi vendere ora, adesso! Tu adesso lo fai. E paghi. E devi esser
cliente Vodafone. Quello che sarà che importa a noi? Vodafone ti dà un servizio
che gli altri non hanno! Dobbiamo solo impostare un server e magari fare
un'offerta a chi vuole più spazio, a chi vuole mandare allegati pesanti. I
ragazzini ne andranno pazzi! Troveranno mille modi per sfruttare una tale funzione.
E gli adulti li copieranno per sentirsi giovani o non esclusi dalla nuova moda.
Insomma il solito giro. E poi il
nome "V-care" assomiglia a "we care". Bello. Bello
veramente. La "vi" è una lettera forte, poi.
-Una lettera
forte?
-Sì, prova a
immaginare una lettera e a dargli una personalità: una "a". Una
"a" è rassicurante, è la prima lettera dell'alfabeto, è stabile, con
quei piedoni grossi e la punta in alto stretta. Ma è noiosa, priva di novità.
Una "effe"... una effe è... moscia. Sembra un fischio mal riuscito.
Ffff... Una scorreggia puzzolente. Poi è storta: un palo con un braccio solo da
un lato e un altro braccetto più piccolo, come se fosse menomato. No.
Decisamente una effe è una lettera debole. La "vi" invece è forte, è
importante. Si erge! Ha una punta in basso che cresce forte e ampia e la punta
comunque è come un chiodo che puoi piantare con forza, duro, che buca! La
"vi", soprattutto maiuscola, è tosta! V-care. La grande
"vi" che ti protegge, che ha cura di te. Cosa vuol dire Vodafone?
Quel "fone" lì, senza neanche il "ph" che farebbe almeno un
po' internazionale... VodafonE. Se lo pronunci all'italiana con la
"e" in fondo sembra proprio un formaggio olandese: "mi dia un
etto di vodafone che devo fare la pizza stasera". Ma dai! Ma che nome del
cavolo è! Anche "voda". Sembra "vuota". Oppure un negro che
propaganda politica "Voda guesto, voda guello, badrone". Ma dai, ma
che marketing da cioccolatai abbiamo noi? "Tutto intorno a te". Ma
che significa? Il simbolo dell'egocentrismo?
-La gente è
egocentrica.
-Certo, ma
non deve darlo a vedere! V-care. We care. Noi ti coccoliamo. C'è bisogno di
amore a 'sto mondo, non di egocentrismo! Cazzo! Se riesco a far cambiare il
nome a 'sta baracca...
-Sogna,
sogna. Ma se ti piaceva tanto la ragazzina perché non le hai offerto un lavoro?
Se ha tutte 'ste idee brillanti...
-Brava. E
secondo te se io assumessi gente più in gamba di me che carriera farei? Devi
assumere imbecilli leccaculo e sopportare ogni tanto i loro casini. Se assumi
gente capace dovresti premiarla e prima o poi questi ti fregano il posto.
-Beh sarebbe
giusto, no? Non si chiama meritocrazia?
-Esatto. E'
proprio quella che manca a tutte le grosse aziende: non devi assumere gente più
brava di te sennò scoprono che sei incapace e perdi i tuoi privilegi.
-Se non
sbaglio Kennedy diceva l'esatto opposto.
-E infatti
l'hanno ammazzato. Invece io mi paro per bene il culo e se incontro gente
capace la infilo in posti dove non possa crescere. Sai quanti ottimi elementi
hanno al call center in mezzo agli asini che non sanno nemmeno parlar bene
l'italiano? E guai a toglierli da lì! L'HR serve proprio a questo: i rimbambiti
di quell'ufficio studiano anni per imparare a selezionare chi ha capacità per
infognarlo dove non deve arrivare e danno i posti buoni all'amico o al cugino.
Siamo tutti degli squallidi avvoltoi, che schifo. Poi la gente si lamenta di
politici: loro fanno le stesse cose che facciamo noi, solo che la loro azienda
comprende più o meno sessanta milioni di dipendenti e quindi è più in vista di quelle
come la nostra.
-Guarda che
qui dentro c’è anche tanta gente seria e che lavora con impegno, come me!
-Purtroppo:
è per colpa loro se non riesco a salire oltre.
-Vabbè, intanto
che ne faccio della email della pazza?
-Tienila da
parte. Se davvero riesco a far attivare 'sto servizio il favore di metterla a
sistema glielo faccio, tanto che mi costa? Se invece non se ne farà un tubo
allora sarei proprio curioso di vedere come se ne lamenterà tra un millennio.
In auto
tornando a casa Cristian guida lentamente. Sta zitto, assorto nei suoi
pensieri. Emily e Michelle invece non smettono di parlare.
-Allora sei
felice, tesoro?
-Sì! Credo
che così qualcosa succederà, deve succedere. Se mandi una comunicazione a qualcuno
questo dovrà fare qualcosa, no? Non può mica ignorarla! Poi mio fratello era...
sarà un grande uomo.
-Già. E che
fortuna avere incontrato quel Fabio, così gentile.
-Sì, mi
spiace che morirà presto soffrendo.
-Cosa
intendi dire?
-Fumava. Il
fumo fa venire il cancro. E oggi non è stato ancora debellato, giusto?
-Sì. Ma non
è detto che gli venga.
-Oh dai,
Michelle! Non dirmi che non conoscete ancora le conseguenze del fumo! Che siete
indietro è ovvio! Consentite ancora di fumare, persino all'aria aperta!
-Perché?
Dove si dovrebbe fumare se non all'aria aperta? Nei locali è giustamente
vietato.
-Ma deve
essere vietato in tutto il mondo, soprattutto all'aria aperta! Uno che fuma in
strada uccide la mia libertà di non fumare e di respirare perché io respiro il
suo fumo. L'altro giorno quando siamo entrati al centro commerciale non siamo
dovuti passare in mezzo a quegli assassini che fumavano davanti all'ingresso?
Io ho dovuto respirare il loro fumo e avvelenarmi perché loro spandevano il
loro schifo dappertutto! Ma sono pazzi? Ma rinchiudete loro in un matticomio! E
anche chi consente loro di fumare! Ma come siete arretrati in queste banalità!
Non mi pare occorra uno scienziato per capirlo!
-Beh, in
effetti è fastidioso sentire il fumo degli altri per chi non fuma.
-Fastidioso?
E' intollerabile! Una vergogna! Uno schifo! I fumatori sono parte di quei
difettosi genetici che dobbiamo debellare. Hanno una forte componente
egoistica: fanno qualcosa che lede gli altri e se ne fregano altamente. E' un
difetto genetico da eliminare.
-O, più
semplicemente, sono maleducati.
-Maleducato
è chi getta la spazzatura per strada, e ne ho vista parecchia in giro. Loro
sono degli assassini pericolosi. Non si preoccupano del prossimo, pensano solo
a se stessi. L'egoismo uccide la società. La società è un insieme di individui
che agiscono insieme per il bene comune. Il bene comune comprende il bene del
singolo. Quindi l'egoista è anche autolesionista. Faccio del male agli altri,
gli altri non stanno bene e quindi non producono bene collettivo, io non posso
usufruire del bene collettivo, quindi mi sono fatto del male. Un circolo
vizioso. Come il sorpassare con le automobili.
-E anche
come l'andare troppo adagio. Cris, a che pensi? Non dici nulla nemmeno a Emily.
Di solito queste sue prese di posizioni ti stimolano i sensi.
-Eh? Ah, sì.
E come pensi reagirebbero le grandi multinazionali del tabacco ad un divieto di
fumo globale? Con tutti i soldi che hanno potrebbero comprarsi tutti i politici
che vogliono e non far vietare nulla, no?
-Cristian lo
hai detto tu. Sono ricche. Tanto ricche. Non gliene frega nulla di fare la
guerra al mondo. Quando il fumo sarà vietato loro avranno così tanti
investimenti diversi in mille campi diversi che lasceranno il mercato delle
sigarette a favore di tante altre cose. Non perderanno né soldi, né lavoratori.
Semplicemente cambieranno attività. Oggi fai il panettiere, domani il medico.
Basta esserne capace e avere abbastanza capitale da investire. Un molto ricco
oggi rimarrà molto ricco anche domani e senza fare male agli altri, se non è
proprio stupido.
-Ah, ok.
-Okay? Non
ribatti? Cris a che pensi?
-Misci...
non capisco.
-Cosa?
-Quell'uomo,
quel Fabio. Davvero ha creduto a Emily e farà quello che gli ha chiesto? O ci
ha preso tutti per pazzi e ci ha buttato fuori alla svelta? Ha detto che crede
all'occulto. Come fa un dirigente a essere così ignorante? Magari legge pure
l'oroscopo! Ci ha preso per i fondelli.
-Cristian
perché devi essere sempre così negativo e non credere nella gente. Senza
fiducia reciproca il mondo non progredisce! Gli individui hanno bisogno gli uni
degli altri. E solo la fiducia reciproca unisce le persone.
-Belle
parole Emi. Ma io sono realista. Quello aveva in mente qualcosa, lo sento, e
non era la tua lettera. Io capisco la gente a prima vista.
-Emily. Io
sono EMILY, non Emi!
-Scusa, hai
ragione. So quanto ci tieni al tuo nome.
-Beh, se
capisci le persone al volo, e in effetti devo dire che spesso ci azzecchi,
allora hai capito che Emily è una brava e onesta ragazza, altrimenti non me
l'avresti portata a casa. O no?
-Sì. Emily è
una brava ragazza.
-Allora
adesso mi credi?!
-No. Ho
detto che sei brava, non onesta.
-MMMMM! Ma
che voglia di strozzarlo! Ma come fai tu, Michelle, a sopportare questo...
questo... !
Dopo quel
lunedì in casa Camisi alcune cose cambiarono.
Emanuele si
alzava e si preparava per la scuola autonomamente. Michelle, abituata a
svegliarsi presto, lo guardava, ma non faceva praticamente nulla. Lui aveva
accettato e preso con impegno la sua prima responsabilità. Era cotto di Emily e
non lo nascondeva a nessuno se non forse a se stesso, in fondo non era ancora
capace di riconoscere un sentimento così intenso. La madre lo osservava
intenerita e a volte divertita dall'ingenuità con cui lui cercava di attirare
l'attenzione della fanciulla. Emily gli dava il giusto interesse senza mai
lasciargli credere più di quanto lei non volesse. Non voleva illuderlo o
deluderlo in alcun modo. Inoltre aiutava Michelle nelle faccende di casa con
molto impegno: era l'unica cosa che poteva fare per sdebitarsi dell'ospitalità
e per tutto quello che aveva fatto per lei. La sua serenità di quei giorni era
data dalla convinzione che quel
messaggio sarebbe sicuramente arrivato a destinazione e quindi ora lei
doveva solo aspettare. Aspettare qualcosa. Non sapeva cosa, non ne aveva idea.
Forse sarebbe sparita in un vortice all'improvviso, forse avrebbe dovuto vivere
lì tutta la vita e poi sarebbe rinata nel 2950, ma senza poi tornare indietro o
forse ancora... boh? Le possibilità era tante e nessuna prevaleva sulle altre
nei suoi pensieri.
Michelle non
le chiedeva nulla. Lei si sentiva felice di non essere più sola ogni giorno e
per di più questa compagnia le veniva da una giovane che sopperiva parzialmente
alla sua mancanza di non avere una figlia. Sembravano
proprio una famiglia felice come quelle dipinte da alcuni telefilm.
Tranne
Cristian.
Aveva smesso
di stuzzicare Emily argomentando le sue logiche attuali e quelle del futuro.
Sentiva che sua moglie e suo figlio traevano beneficio dalla presenza di Emily
e questo gli bastava per non turbare ad ogni costo questo delicato equilibrio.
Ma era
consapevole che la cosa non sarebbe durata. Presto sarebbe successo qualcosa. E
non sarebbe stato piacevole.
E infatti
una settimana esatta dopo che Emily era piombata nella loro vita ricevette una
telefonata.
La sera,
rientrando a casa, la sua faccia basta a Michelle per capire che era successo
qualcosa.
-Cosa è
successo, Cris?
-Mi ha
telefonato la polizia con i genitori di Emily.
Michelle
sgrana gli occhi, ma non dice nulla poiché Emanuele ed Emily sono venuti subito
a salutarlo sorridenti.
-Ciao papi!
-Ciao
Cristian. Tutto bene? Hai la faccia un po' stanca.
Cristian e
Michelle si appartano subito dopo una cena che solo Emanuele ed Emily hanno
gustato.
-Misci mi
hanno chiamato i suoi genitori. Erano andati a denunciare la scomparsa della
figlia che non sentivano da qualche giorno. Sapevano che sarebbe partita per
una vacanza in un villaggio turistico sperduto da qualche parte e che avrebbe
avuto qualche difficoltà a telefonare, ma dopo quasi una settimana si stavano
preoccupando e hanno contattato l'agenzia viaggi che gli ha confermato che
Emily non si è presentata all'imbarco. A proposito: il suo nome è Emilia.
Emilia Dimitri. Sono andati alla polizia e gli agenti hanno subito trovato la
mia segnalazione. Ha ventun anni, abita ad una sessantina di chilometri da qui
e il ventuno giugno scorso suo fratello gemello è morto in un banale incidente
stradale. Da allora lei ha subìto un forte shock ed è caduta in una profonda
depressione. Da poco sembrava che si fosse ripresa e questo viaggio avrebbe
dovuto essere l'inizio di una nuova vita per lei. Purtroppo ha iniziato sì una
vita nuova, ma in una realtà tutta sua.
-Povera
ragazza. A guardarla sembra serena e rilassata, ora. E adesso?
-Fra poco
arrivano i suoi genitori a prenderla.
-Ma tu sei
certo che siano veramente i suoi genitori?
-La polizia
ne ha verificato l'identità prima di contattarmi.
-Non ci
posso credere. Oramai ero convinta anch'io che...
-Suona il
citofono. Vado io.
-Papi, ma
chi è a quest'ora?
-Ora vedrai
Lele, ora vedrai. Ti voglio bene.
Un uomo e
una donna di mezza età si presentano educatamente alla porta di casa Camisi.
Emily alla
loro vista saluta cordialmente.
-Buonasera.
-Emilia!
Emilia mia! Vieni da me!
La madre di
Emily stende le braccia e inizia a piangere.
-Emilia!
Sono la mamma! Non mi riconosci?
Emily
spalanca gli occhi e la bocca poi vacilla e cade in ginocchio.
-Emilia!
Tutti
corrono attorno a lei e i due genitori l'abbracciano cercando di sostenerla.
Emily inizia a piangere singhiozzando forte.
Cristian,
rimasto un po' più distaccato dagli altri, osserva la scena in silenzio.
Michelle gli si avvicina con le lacrime agli occhi. Emanuele non capisce. Ha la
bocca aperta, ma non dice nulla.
Emilia e i
genitori sono ora seduti sul divano, mentre Michelle offre loro un caffè.
-Credevamo
che avesse superato la morte del fratello. Ma erano molto legati e, come non
l'abbiamo ancora superata noi, avremmo dovuto capire che anche lei non aveva ancora
vinto la sua sofferenza.
-E com'è che
si è messa in testa tutta quella storia sul futuro?
-Il libro
che stava scrivendo suo fratello. Era un appassionato lettore, studiava fisica
e matematica e ci regalava sempre tante soddisfazioni. Emilia non smetteva mai
di dirgli che era un genio e leggeva e rileggeva quel manoscritto non ancora
terminato. Un vero prontuario sul futuro, estremamente dettagliato e
avvincente. Se la strada non ce lo avesse portato via, sicuramente sarebbe
diventato uno scienziato.
-Dottor
Camisi grazie. Grazie infinite per ciò che ha fatto per mia figlia, grazie a
tutti voi. Dio vi benedica.
-Penso che
sia ora di andare, cara.
Dal momento
in cui Emilia era quasi svenuta, non aveva più detto una parola. Il suo volto
solcato dalle lacrime era perso nel vuoto. Solo al momento dei saluti si
rivolge a Emanuele, gli dà un bacio sulla guancia e gli dice "ciao".
Poi guarda
Michelle, anche lei con gli occhi lucidi, e l'abbraccia forte.
-Grazie di
tutto, amica mia.
-Abbi cura
di te, Emily.
-Cristian,
grazie. Io levo il disturbo.
-Ciao,
riguardati.
Rimasti
sulla porta a guardare Emilia che esce dalla palazzina, nessuno ha il coraggio
di dire nulla.
Solo
Emanuele, una volta che è certo che non possano più sentirlo, esclama:
-Non avete
proprio capito niente voi due! Sono venuti a prenderla! Quelli non erano i suoi
genitori! Li hanno mandati dal futuro per recuperarla! Si sono camuffati perché
nessuno deve sapere la verità! Come fate a non capirlo! Non la rivedremo mai
più!
Poi corre in
camera sua e chiude la porta sbattendola.
Michelle
guarda Cristian che chiude la porta d’ingresso.
-Forza Cris,
sfogati. Sono pronta a subire tutto il tuo repertorio: "te l'avevo
detto... al solito ho ragione io... era così evidente...". Dai: so che non
aspetti altro!
-Non
ti dirò nulla. In tutta la mia vita non ho mai desiderato così tanto di avere
torto.
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