Emily dal futuro.

Di Olindo Urbani


Capitolo I - Quando sono?


-Che ci fai qui, ragazza?
-Io non sono una ragazza. Sono Emily.
-Ok, Emily. Che ci fai qui? Questa è una discarica! E' pericoloso. Non hai letto i cartelli? Qui non puoi entrare!
-Cos'è una discarica?
-Come cos'è? Non lo vedi? Ti sembra un giardino fiorito?
-Non vedo fiori. E non sento il loro profumo. C'è invece un cattivo odore.
-E te credo! Ragazza, ma ti senti bene?
-Non sono una ragazza! Sono Emily. Qual è il tuo nome?
-Ok, ho capito. Ma qui non puoi stare. Tu questo lo capisci?
-Dov'è casa mia? Qual è il tuo nome?
-Ah! Non lo so proprio! Dove abiti? Da dove vieni?
-Catim. Io abito a Catim.
-E dove si trova Catim? Io non l'ho mai sentita.
-Non conosci Catim?! E' una delle più grandi megalopoli del pianeta! Dove sono io ora?
-Sei in una discarica. Alla periferia di Brescia. La conosci Brescia?
-Brescia. E' un vecchio quartiere. Che anno è?
-Che anno è? Mi prendi per il culo? Gigi! A Giggii!!! Accompagna fuori 'sta spannata per favore!
-Signorina venga con me! Qui è pericoloso!
-Io? Non sono una signorina. Sono Emily! Qual è il tuo nome?
-Vabbè Emily, come vuoi te. Ora vieni, eh? Seguime. De qua. E attenta che a piedi nudi è mejo che nun ce vai tra la monnezza!
Gigi si toglie il guanto destro e la prende per mano.
-La tua mano è bagnata. Qual è il tuo nome?
-O mi scusiii! Sa, coi guanti si suda. Ecco lì l'uscita. E torni a trovarci... quando la dimettono. Ecco, ciao, eh!
-Perché mi stringi la mano?
-Per salutarti, vedi? Così. E poi si lascia.
-E' brutto. C'è distacco. E poi ora la mia mano è bagnata.
-E scusa. Mò te dò un fazzolettino, aspetta, eh! Ecco. Co' questo t'asciughi 'a manina e te ne vai a casetta tua.
-Dov'è casa mia? Qual è il tuo nome? E perché parli strano?
-Aho! Ma ce sei o ce fai? Comunque io me chiamo Giggi e so' de Roma. E anche se te c'hai la Padania nel core i muri null'avete ancora fatti e io posso venì a lavorare qua. Te sta bene spannà? Ciao, eh!
Emily rimane in piedi fuori dal cancello della discarica e si guarda attorno con aria sbigottita.
Dopo cinque minuti Gigi si rivolge al suo superiore:
-Capo! La matta sta ancora allà!
-E che te devo da dì?! Senti chiama un po' 'a madama e spiegaje. E poi torna in fretta che 'a monnezza t'aspetta! Dice che se la fai aspettà ancora nunnesce più co' te!
-Sai che perdita...
La Pubblica Sicurezza, messa al corrente della situazione, provvede ad inviare un'autoambulanza. I soccorritori giunti interrogano Emily:
-Signorina come si sente? Mi può dare il polso?
-Chi si sente? Con chi parlate? Qual è il vostro nome?
-Con lei!
-Lei chi? Qua ci sono solo io.
-Con "lei" tu! Tu, signorina, come stai, come TI senti?
-Non sono una signorina. Sono Emily. Qual è il vostro nome?
-Emily? Che bel nome! Emily mi faccia... fammi vedere il braccio, ecco così. Non preoccuparti, devo solo guardarlo. E' a posto. Il polso è buono, un po' basso forse, ma nulla di grave. Apri bene gli occhi...
-I miei occhi sono aperti. Io vi vedo. Qual è il vostro nome?
-Siamo i soccorritori del 118. No, qui è tutto regolare. Le tue scarpe dove sono?
-Soccorritori del 118. Non è un nome!
-Io sono Davide, lui Matteo. Questa è a posto, almeno di fisico. Certo sembra confusa. Portiamola in sede comunque. Se il medico lo ritenesse necessario le faranno degli esami.
-Davide. Matteo.
-Si, ecco. Salga signo... sali Emily. Ti portiamo in ospedale.
-Ospedale? Davide vuoi dire il centro di rigenerazione genetica?
-No! Voglio dire ospedale. Dove si visitano le persone e  le si curano.
-Infatti, Davide. Il centro di rigenerazione.
L'ambulanza parte.
-Davide, questo veicolo è molto rumoroso e scomodo: traballa tutto!
-Beh, Emily, non è una limousine! E poi la strada è sconnessa qua. Ma se vuoi segnalarlo in amministrazione e ce ne fai dare una nuova... noi mica ci lamentiamo!
Giunti all'ospedale Emily viene visitata dal medico di turno il quale non riscontra nessuna anomalia se non una generale lentezza dei riflessi.
-Bene, signorina Emily, giusto?
-Solo Emily. Non "signorina". Qual è il tuo nome?
-Ah, è sposata? Così giovane non l'avrei mai detto. Io sono il dottor Camisi. Allora signora Emily. Le devo fare un po' di domande, ma sono sicuro che azzeccherà tutte le risposte, anche se non si vince nulla!
-Non sono "signora"! Sono Emily! Solo Emily! E perché mi parlate tutti dicendo a lei? E' antico!
-Va bene. Non si arrabbi. Non ti arrabbiare, Emily.
-Il dottor Camisi. Non è il nome giusto. "Il dottor" non è un nome. Tu sei Camisi?
-Io sono Cristian. Cristian Camisi. Allora domanda uno: come ti chiami?
-Cristian intendi qual è il mio nome? Emily! L'ho già detto! Io sono Emily!
-Sì, Emily. Ho capito, Emily. Ma dopo Emily che ci metto? Ce l'avrai un cognome?
-L'ID non funziona, Cristian?
-Cos'è l'ID?
-L'identificatore. Non ce l'hai, Cristian?
-No. Ora, Emily, mi dici il tuo nome per intero? Emily e poi...?
-Io sono Emily Dàmetri, Cristian.
-Dàmetri? Sei straniera? Parli bene l'italiano. Dove sei nata e quando?
-Cristian, io sono nata a Catim. Il sei novembre del 2950. E nessuno è più straniero da almeno 700 anni.
-Emily... ce l'hai un documento?
-I documenti sono nei musei, Cristian. Quale documento vuoi da me?
-Un documento come la carta d'identità, il passaporto, la patente! Ce l'hai la patente? O non guidi?
-Che anno è Cristian?
-Emily, per favore...
-Cristian, ho detto che anno è!
-Siamo nel 2011.
-Cani neri! Ho sbagliato! Ho sbagliato anno! E ora come faccio?
Emily si mette a piangere.
-Emily. Emily calmati! Calmati. Va tutto bene. Ci sono io qua.
-Cristian va tutto male! Tu sei un dottore! Un antico dottore! Non sei uno scienziato! Non puoi aiutarmi! Va tutto male!
-Calmati, Emily. Calmati. Tanto ho finito il turno. Ora ti calmi e mi racconti tutto. Vedrai che si sistema tutto. Mi dici tutto e senza bugie e io cercherò di aiutarti. Ma devi dirmi tutto, con calma e chiarezza e senza bugie, capito?
-Ho capito Cristian.
-Forza. Raccontami tutto. Come mai ti trovavi nella discarica?
-E' stato un errore Cristian. Un errore di impostazione. Io non dovevo usare lo strumento! Ma dovevo tornare indietro, Cristian! Dovevo arrivare a quel maledetto giorno del 3011! Al ventuno giugno del 3011! Cristian, ho sbagliato l'impostazione! Non ero abilitata ad usare lo strumento! Non sono una scienziata, io! Io collaboravo solo. E l'interfaccia era difficile, era sperimentale! E poi è vietato!
-Emily... Ascolta... Facciamo così: ora io ti faccio delle domande. E tu rispondi, okay?
-Si, Cristian!
-Allora... Quando sei nata?
-Il sei novembre dell'anno 2950 dopo Cristo, Cristian.
-... Quanti anni hai?
-Sessantadue, Cristian.
-Emily! Tu hai sì e no vent'anni! Che cavolo mi stai raccontando! Avevo detto senza bugie!
-Cristian, ma io te giuro! Io sono Emily Dàmetri! E vengo dal futuro!
-E ci vieni senza scarpe? Un viaggio così lungo e neanche un infradito? Sei poco previdente!
-Lo strumento non trasporta oggetti con te, Cristian! Rischi la fusione delle cellule tra loro! La mia genetica si sarebbe fusa con quelle delle scarpe!
-E il vestito, allora?
-Cristian il vestito non è mio! L'ho preso dal mucchio degli scarti che c'era nella... scartiera!
-Si chiama discarica. Voi del futuro non le avete?
-No, Cristian. Noi non le abbiamo. Non ci sono grandi scarti nel futuro.
-E quindi riciclate tutto. Beh questa almeno è una buona notizia.
-Noi non ricicliamo, Cristian. Noi semplicemente non produciamo ciò che non serve. Questo è un vizio che avete qui nel medioevo tecnologico. Questa sessione storica me la ricordo.
-Cos'è una sessione storica? No! Ho capito! E' una specie di lezione scolastica, giusto? Ma se non producete ciò che non serve come fate ad esempio ad imballare i prodotti che usate e che mangiate? O voi non mangiate? Vi nutrite per molecole d'aria?
-Cristian, io capisco che per un medievale sia difficile comprendere. Ma prova a pensare se tu fossi finito in un villaggio dell'anno 1000. Ti presenti come un dottore, uno che cura i danneggiati con la chimica, mentre lì fanno strani riti invocando gli dei della natura e spargendo budella di animali sulla fronte di chi ha malattia o chissà che altro. E poi gli dici anche che la Terra è tonda! Come pensi che ti accoglierebbero, Cristian? Vuoi mettermi al rogo anche tu?
-...L'hai inventata bella. Complimenti.
-Cristian, io non ho inventato niente. Sono una collaboratrice, non una scienziata.
-Mi riferivo alla storiella che mi hai raccontato.
-Cristian... cosa faccio ora? Ho bisogno di aiuto. Io non esisto in questo mondo, in questo tempo! Non ho una casa, non ho credito, non so dove dormire, dove lavarmi! Cosa faccio? Ti prego, Cristian, aiutami.
-Almeno so che voi del futuro dormite e vi lavate. In una casa per di più, non in un alveare multipiano.
-Cristian, io sono sola e senza nulla. E spaventata. Non mi abbandonare qui.
-Chiamo i servizi sociali. Loro ti daranno ciò di cui hai bisogno.
-No! Cristian! I servizi sociali sono quelli che ti mettono nei matticomi, giusto? No Cristian! Ti prego! Se non mi credi tu, che ti ritieni un uomo di scienza, pensi che loro mi crederebbero? Che fine sono destinata a fare con loro, Cristian? E' molto diverso dal rogo che dicevamo prima? Pensaci Cristian! Come finirei?
-Cosa vuol dire "che mi ritengo un uomo di scienza"? Che non lo sono?
-No, Cristian. Tu sei un uomo di scienza. E' solo che ai miei occhi la tua scienza è molto limitata. Come ho detto prima, tu Cristian curi con la chimica, giusto? Le medicine le chiamate, giusto?
-Sì.
-Nel futuro si cura con la rigenerazione genetica, Cristian. Tutto. Quando un uomo è danneggiato è sufficiente trapiantare dei nuovi geni che crescono al posto della parte danneggiata e il corpo si risana. E' per questo che ti sembra che io abbia vent'anni, Cristian. Invecchia solo chi non vuole rigenerarsi, qualche matto idealista. Di quelli ce ne sono sempre in tutte le epoche.
-Quindi siete immortali?
-Non lo sappiamo ancora, Cristian. Da quando ha preso il giusto via la rigenerazione sono passati solo duecento anni. Attualmente gli individui più vecchi hanno circa trecento anni, Cristian.
-Il giusto via? Perché, ce n'era uno sbagliato?
-Cristian prima la rigenerazione era ostacolata dalle religioni fomentate più o meno segretamente dalle aziende chimiche.
-Farmaceutiche?
-Sì quelle, Cristian.
-La smetti di ripetere il mio nome?
-Perché? Non ti piace?
-Che c'entra! No, perché è fastidioso sentirlo di continuo! E se io ti dicessi sempre "Emily, Emily, Emily"?
-A me piace il mio nome, Cristian. Ah, scusa! Non conosco le vostre abitudini. Noi ripetiamo sempre il nome quando parliamo. Siamo individui e dire il nome accentua l'esclusività di ognuno di noi.
-Quindi siete esclusivi, ma tutti ugualmente giovani.
-Più o meno...
-Senti nonna Emily, non ti dispiace se ti chiamo nonna visto che hai sessantadue anni, no?
-Non sono ancora nonna. E nemmeno mamma, Cristian. Abbiamo più tempo per quello.
-E già, immagino! Senti, Emily, come ti posso aiutare? Cosa vuoi che faccia?
-Non lo so, Cristian. Ah già! Non devo ripetere il tuo nome! Non lo so. Ma sento freddo. E non ho nessuno qui. E i servizi sociali mi toglierebbero la libertà.
-E forse non farebbero male...
-Cristian! La libertà individuale è la principale regola della vita! Libertà di vivere a modo proprio facendo ciò che si vuole, quando si vuole e il più possibile! Sempre, certamente, con l'unico limite del non ledere la libertà altrui!
-Già. Siete saggi voi. Eppure prima hai detto che hai fatto qualcosa di vietato. Com'è che avete i divieti se siete liberi?
-Non siamo liberi di maneggiare ciò che può essere pericoloso per chi non ha le conoscenze adatte. Tu Cr... Tu daresti un coltello ad un bambino?
-Comunque cosa dovrei fare? Portarti a casa mia?
-Lo faresti? Io ci speravo tanto!
-Certo! Così in piena notte sgozzi me e la mia famiglia e domani avrai una bella notorietà sui giornali!
-Io non sgozzo nessuno. Ti prego Cr... Ti prego.
Cristian telefona alla moglie. Poi offre il suo impermeabile a Emily visibilmente infreddolita, l'accompagna alla sua macchina e le apre la portiera.
-Ah. Porte manuali. Dove sono finita!
-E già che ci sei attacca la cintura di sicurezza.
-Come funziona?
-Ecco, così!
-Mi tira!
-Le vostre sono in velluto e alcantara?
-Noi non le abbiamo. Le nostre automobili sono veramente "auto". Automatizzate. Sono come dei salottini, galleggiano a pochi centimetri da terra, hanno vetrate panoramiche e non fanno tutto questo rumore!
-Sì ovvio, sono tutte elettriche le vostre auto e non fanno incidenti.
-Non fanno incidenti, certo. L'AI del veicolo è costantemente in contatto con quelle vicine e non devono essere pilotate da un uomo. Gli incidenti sono a quota zero da almeno sei secoli o forse più.
-L'AI?
-L'intelligenza artificiale. Una CPU interna finalizzata all'interazione col sistema di trasporto centrale e al benessere dei viaggiatori. Mi sembro la voce di una vecchia pubblicità.
-La CPU è il computer, no? Come da noi?
-Sì, Cristian. Da noi le tecnologie ormai sono tutte sintetizzate per acronimi. E comunque "da noi" e "da voi" non va bene. Noi siamo parte della stessa gente. Solo in epoche diverse. Puoi attivare il benessere che ho freddo o non c'è ancora?
-Il benessere? Intendi il riscaldamento? Mi spiace, ma finché non si scalda il motore non esce aria calda.
-Ma non devi farla uscire, ma farla entrare!
-Intendo dire uscire da queste bocchette, così entra nell'abitacolo.
-Ah. Primitivi.
-Che fai, sfotti? Auto volanti, anzi no! Galleggianti. Che ovviamente sono già calde appena ci sali, ma anche fresche d'estate suppongo; elettriche, con batterie grandi come pulci e che funzionano cento anni senza guasti. Guidate da un computer che non fa incidenti e ovviamente saranno autopulenti: io detesto aspirare i tappetini. Beh io le preferirei volanti, non è più bello vedere il panorama dall'alto e poi così elimineresti le strade inquinanti e così grigie, no?
-Tu non mi credi ancora.
-Cosa te lo fa pensare?
-Le auto non sono elettriche, ma magnetiche. Per questo galleggiano e non volano: devono rimanere vicino alla superficie altrimenti non riescono a sfruttare il magnetismo. Il magnetismo consente di spostare grandi masse con pochissima energia. Inoltre le auto volanti sono state bandite a pochi mesi dal loro esordio parecchi secoli fa: sprecavano troppa energia, ma soprattutto erano ancora guidate dall'uomo e ne è conseguito un gran numero di incidenti che ha coinvolto molti innocenti oltre agli stupidi piloti che abusavano delle caratteristiche del velivolo facendolo andare dovunque e non rispettando le regole di volo. In più molta gente ha paura di volare. Oggi, cioè nel mio oggi, il volo è destinato solo alle grandi società di aviotrasporti per le lunghe distanze e a qualche hobbista appassionato del volo. Per distanze minori si usano i veicoli magnetici, pubblici o personali, quindi terrestri. E che viaggiano su strade ben integrate, panoramiche e senza tutti questi buchi. A parte che, galleggiando, non li sentiremmo. E certamente il benessere a bordo di tutti i veicoli è costante, indipendentemente da ciò che è fuori.
-E quindi non controllate il clima globale? Ora siete voi i primitivi! Noi stiamo riuscendo a riscaldare tutto il pianeta!
-Lo so, l'ho studiato. "L'Era Inquinata" la chiamiamo questa. Non ti preoccupare: dopo la catastrofica Guerra Musulmana andrà tutto a posto. Verso la fine del ventunesimo secolo incomincerete a gestire meglio le risorse del pianeta, smetterete di inquinare e il clima sarà più stabile e con fenomeni di intensità minore.
-Una favola ecologica. Buona per i bambini. E con i musulmani ovvi cattivi. Sei una sceneggiatrice di Hollywood?
-I musulmani non sono più cattivi di qualunque altro popolo. Non più di quanto lo siano stati i cristiani molti secoli fa. Hai mai sentito parlare dell'Inquisizione Cattolica? Oltretutto il tuo nome è Cristian... I musulmani folli e integralisti hanno avviato la Guerra Musulmana.
Duecentomila morti nel mondo, attentati di ogni tipo e persino due bombe nucleari. Ma gli stessi musulmani, quelli con il cervello che funzionava, li hanno sconfitti agendo dall'interno, dal loro stesso territorio. Per questo è chiamata "Guerra Musulmana". Iniziata da alcuni di loro verso tutto il mondo e terminata sempre grazie a altri musulmani. Insomma la parte buona e la parte cattiva della stessa gente. Oggi il mondo è diviso ancora in nazioni a livello politico, ma di fatto è unito nel territorio e nella gestione dell'economia.
-E perché tu parli italiano e non inglese o... arabo?
-Perché sono nata e vissuta qui in Italia. Le identità nazionali sono molto sentite e attivamente sostenute anche se c'è una perfetta integrazione di popoli diversi in ogni luogo. Ormai nessuno è più straniero, ricordi? E per le lingue differenti dalla tua esistono i traduttori portatili integrati nei PC.
-PC? Pensavo aveste di meglio di Windows 3000...
-Cristian i PC sono i Comunicatori Personali. Personal Contact. L'evoluzione dei vostri cellulari. Con una tecnologia molto diversa, ma con lo stesso scopo oltre a tutte le funzioni dei personal computer.
-E tu ricordi che nel 2011 avevamo già i cellulari? Che memoria storica! Visto che li usiamo da solo una quindicina d'anni avresti potuto sbagliare data. Io non ricordo mica esattamente quando è nato Garibaldi!
-Non lo so neanch'io quando è nato Garibaldi, ma il cellulare l'hai usato tu pochi minuti fa. Ecco perché so che esiste già.
-Ah già.

Capitolo II - Un caldo abbraccio.


Arrivati a casa di Cristian i due salgono e la moglie e il figlio li accolgono.
-Oddio! Ma povera cara hai l'aria sconvolta! E avrai freddo a piedi nudi! Vieni che ti preparo un bagno caldo! Ah! Ciao, io sono Michelle.
-Ciao. Io sono Emily.
-Ciao io sono Emanuele, ma chiamami Lele.
-Ciao Lele.
Cristian inizia a raccontare un po' meglio alla moglie l'incontro con la ragazza mentre Emily è intenta a fare il bagno, ma un grido li interrompe. Michelle interviene. Emily si è scottata con l'acqua calda. Trova parecchie difficoltà a gestirne la temperatura. Michelle l'assiste e poi le offre dei vestiti puliti e delle pantofole.
Emily osserva ogni dettaglio dell'appartamento, il suo sguardo curiosa sopra tutti gli oggetti e si sofferma sul televisore. Sorride. Poi si siede a tavola dove Emanuele inizia a interrogarla:
-Emily è vero che vieni dal futuro?
-Sì. Dall'anno 3012.
-Uao! Chissà che videogiochi avete lì! In cinque dimensioni!
-Sì Lele! Sono spettacolari, è vero.
-E hai sessantadue anni?
-Sì.
-La nonna ha sessantotto anni, ma tu non sembri proprio come lei.
-Tu, Lele, quanti anni hai?
-Dodici e mezzo! Ma tu viaggi con la macchina del tempo vero? Tu sei un'esploratrice del passato? Una studiosa che si è persa?
-Lele lascia in pace Emily! Emily mangi normalmente come noi primitivi o necessiti qualche fluido nutritivo particolare?
-Cristian! Ma ti sembra il modo? Emily serviti come preferisci, non conosco le tue abitudini, ma in tavola c'è un po' di tutto e se volessi altro non hai che da chiederlo. Sei una ragazza così carina, se posso aiutarti lo farò volentieri.
-Allora come mai sei qui?
-Lele, io sono arrivata qui per errore. Io sono una collaboratrice del progetto di ricerca scientifica per l'osservazione e lo studio del tempo passato. In pratica assisto e aiuto nei compiti diciamo "normali" vari scienziati che hanno messo a punto una... macchina del tempo come la chiami tu. In realtà si tratta di un complesso strumento di ricerca che dapprima doveva solo dare la possibilità di osservare il passato. E ti parlo di passato remoto anche per voi, perché dal 1900 in avanti abbiamo già moltissimi documenti che ci mostrano ciò che è avvenuto, ma per il passato più lontano, quando i resoconti erano affidati ai racconti del singolo individuo e quindi passibili di facili alterazioni, abbiamo bisogno di apprendere ancora molto perché molti eventi dati per scontati sono stati rimessi in dubbio a seguito di alcune scoperte.
-Cioè siete dei guardoni del tempo?
-Guardoni? Osservatori della storia.
-E tu hai guardato troppo e ci sei finita dentro?
-No. Lo strumento si è sviluppato in maniera diversa da come ci si aspettava all'inizio e non consentiva la visione diretta del passato. Ma, modificando il progetto iniziale, sembrava che ci consentisse di inviare indietro nel tempo una qualche materia. Abbiamo provato con delle sonde automatiche che registrassero immagini e suoni, ma l'esito fu negativo. Pensavamo di mandarle là per poi recuperarle come reperti nel presente, ma si danneggiavano durante il viaggio e nessuna ha fornito i dati sperati. Le molecole dei diversi materiali di cui erano fatte le sonde si fondevano insieme e non funzionavano più. Solo i corpi unici, interi, appartenenti ad un'unica unità riuscivano a passare indenni. E quindi a sopravvivere al viaggio. Provammo con dei piccoli mammiferi e funzionò.
-E come fate a sapere che sono arrivati vivi? Siete riusciti a recuperare il fossile di uno dei vostri topi e avete visto che ha vissuto fino alla vecchiaia?
-No, Cristian. Li abbiamo semplicemente mandati indietro di un paio di mesi nel nostro medesimo laboratorio.
-Ah! Simpatici. Comunque nel futuro abbiamo ancora cavie da laboratorio. Saranno contenti gli animalisti.
-Noi non maltrattiamo gli animali, Cristian. Li adoperiamo per quanto possano esserci utili ai fini della conoscenza e dello sviluppo. Nonché della nutrizione. Questo è pollo, vero?
-Sì, ti piace?
-Molto, Michelle. Grazie.
-Sì, sì. Dilla come vuoi, ma a me sembra una storia già sentita. Terminator! Lui aveva la macchina del tempo che mandava indietro solo corpi umani! E infatti i protagonisti sono arrivati nudi. Come te no?
-Papi lasciala finire! Uao! Un bocconcino come te nuda! Avrei voluto vedere la scena!
Michelle da uno schiaffo in testa a Emanuele.
-Lele! Meno male che hai solo dodici anni!
-E mezzo, mami!
Emily sorride.
-Purtroppo sì. E' stato un viaggio freddo.
-Ma non ci hai ancora detto perché sei venuta qui. E come pensavi di tornare?
Il volto di Emily si rattrista e comincia a singhiozzare:
-Non pensavo di tornare. Non c'è il ritorno. Non è stato inventato. Il viaggio è a senso unico. Le sonde dovevano registrare ed essere recuperate nel presente, cioè nel vostro futuro. Io dovevo solo tornare indietro di pochi mesi. Solo pochi mesi! Al 21 giugno 3011! Il giorno in cui mio fratello è morto! Io volevo tornare lì e salvarlo. E avremmo continuato a esistere entrambi! Insieme. Ma è vietato alterare il passato perché non ne conosciamo i possibili effetti. Quindi non ho potuto chiedere a nessuno di aiutarmi a programmare lo strumento e...
-...E facendo da sola hai fatto un pastrocchio e sei finita nel 2011! Un banale errorino di mille anni.
-Cristian! Un po' di sensibilità, che cavolo!
-Misci lei ci sta prendendo per i fondelli! Uno strumento che manda i corpi indietro nel tempo e che per di più non è sufficientemente sorvegliato tanto che una svitata qualunque può adoperarlo di nascosto e magari andare a cambiare la storia e, chessò, aiutare i nazisti a vincere la seconda guerra mondiale! Mi sembra alquanto inverosimile. Se esistesse dovrebbero tenerlo ben guardato ventiquattr'ore al giorno!
-Io ero parte del gruppo di ricerca! Avevo accesso ovunque! E comunque prova a dire a un vichingo che esiteranno strumenti che gli permetteranno di volare! Vediamo che ti risponde! L'impossibile di oggi è il quotidiano di domani!
-Bel titolo per un giornale! Sei una pubblicitaria?
-Papi!
-Cristian! Emily scusalo. E' un medico del pronto soccorso. Con gli anni è diventato cinico. Ma dimmi cara, se te la senti, come è morto tuo fratello?
-Non in auto: loro non fanno incidenti!
-Esatto, Cristian, noi non facciamo incidenti d'auto. Ma purtroppo altri incidenti capitano ancora. Stava visitando una torre storica e nel fare una fotografia si è sporto troppo appoggiandosi all'antica ringhiera che ha ceduto. E' caduto di sotto. Un salto di trenta metri.
Emily piange.
-Oddio! Povera cara! Chissà che brutto colpo per te. Mi dispiace tanto. Eravate molto uniti da quello che posso capire.
-Eravamo gemelli, Michelle. Io volevo solo tornare a quel giorno e impedirgli di appoggiarsi a quella ringhiera maledetta! Io volevo solo... impedirgli di cadere! Io non dovevo finire qua! Io non c'entro in questo mondo, in questo tempo!
-Povera Emily...
-Povero pollo, Lele. Si fredda e il suo sacrificio non ti darà neanche soddisfazione se non ti sbrighi a mangiarlo. E non credere a tutto ciò che ascolti! Impara a distinguere la realtà dalla fantasia.
-Cristian sei un insensibile senza cuore! Non so come ho fatto a sposarti!
-Sono un medico! Ricordi? Volevi sposare un medico! Mica un muratore!
-Sei... sei... spregevole!
-Ah! Io sono spregevole? Tu non sei quella che ha lasciato.. come si chiamava? Antonio? Dicevi che era troppo ignorante e non ti assicurava un futuro sereno come un medico può fare. Eppure ti ricopriva di attenzioni in ogni momento come forse io non ho mai fatto. Me lo ricordo il buon Antonio... Cotto che più non si poteva, sedotto e abbandonato.
-Sei uno stronzo!
-Vi prego, vi prego! Non litigate a causa mia. Scusatemi se sono caduta qui in casa vostra. Io non volevo rovinarvi la vita. Forse ha ragione Cristian: è meglio che mi affidi ai centri sociali.
-Servizi sociali.
-Quello che sono.
-Non se ne parla neanche! Tu rimani con noi finché non sapremo come rispedirti a casa!
-Misci che stai dicendo? Una notte passi, ma questo non è un albergo!
-Questa è casa mia e decido io! Lei resta!
-Ti ricordo che questa è anche casa mia!
-E infatti hai il diritto di accomodarti sul divano! Lei dorme con me!
-Misci, un minimo di razionalità, per favore. Non sappiamo chi sia Emily, è visibilmente sconvolta e ha bisogno di aiuto, certo! E noi glielo stiamo dando. Le offriamo una cena calda, un riparo per la notte e faremo di tutto per non farla sentire sola. Ma, a parte il fatto che giù ho il materasso delle emergenze che possiamo mettere in terra ed evitare a chiunque di dormire sul divano, non trovi che comunque sia meglio che Emily riposi in una stanza da sola?
-Perché da sola? Papi mi offro volontario! Le cedo il pavimento di camera mia: ci mettiamo il materasso e dorme accanto a me!
-Escluso!
-Perché? Io sono abbastanza grande per ospitare un'amica, no? A Gerri non dici mai di no.
-Gerri è un tuo compagno di scuola.
-Lele sei molto carino, grazie. Ma quello che Cristian vuole dirvi è che non mi conoscete. E in quest'epoca lo so che c'è molta diffidenza. Lui vi ama e pensa che dobbiate dormire al sicuro. Non assieme a una sconosciuta venuta da... lontano. E' giusto, Michelle. Dormirò io per terra sul materasso delle emergenze. E chiudi la porta a chiave, non ne sarò dispiaciuta.
-Conosci le chiavi? Pensavo aveste qualcosa di più sofisticato nel futuro.
-Cristian sei odioso stasera.
-Certo che abbiamo porte più sofisticate. Ma le chiavi si conoscono e le ho viste attaccate alle vostre porte. Ed inoltre il nome è rimasto ad indicare le chiusure in genere anche se fisicamente non le usiamo più.
-Insisto! Lei può dormire con me! Cioè... in camera mia.
-Tuo padre ha ragione Lele: scordatelo! Non metterò una dolce ragazza nelle grinfie di un dodicenne affetto da ormonite acuta.
-Mamma! Ma voi mi avete sempre detto che la curiosità è lo stimolo del sapere e io sono curioso su Emily e vorrei sapere.
-Ho partorito un maniaco precoce! Speravo aspettassi almeno i quattordici...
Emily ride. Michelle le guarda la bocca.
-Che bel sorriso hai Emily. Bianchissimo!
-Giusto! I denti! Posso guardare i tuoi denti Emily?
-Cristian! Che cavolate vuoi fare ora?
-Guardarle i denti: se ha qualche otturazione posso verificare quale tipo di tecnica è stata usata e vedere se veramente è roba del futuro. O hai qualcosa in contrario Emily.
-Non ho niente al contrario. I miei denti sono tutti dritti. Come qualsiasi persona che nascerà tra mille anni. Ma se ti fa dormire meglio sarò felice di lasciarti guardare dentro la mia bocca.
-Emily credimi non è necessario: Cristian è solo un po' troppo maleducato stasera! Non è mica una cavalla!
-Al solito vengo additato come lo scettico ingiuriatore che ostenta sempre presunzione verso gli ignoranti, eh? Ok. Emily perdonami se dubito dei tuoi racconti e penso che tu sia solo una svitata in cerca di chissà cosa e sarebbe meglio affidarti ad uno psichiatra specialista piuttosto che darti spago. Non succederà più. Rimani pure in casa da noi, travia mio figlio e illudi mia moglie! Ma ti prego evitami altre cazzate sul futuro!
-Cristian! Basta!
-Scusatemi. Scusami Cristian. Non volevo rovinarti la vita. Non era così che volevo finisse. Scusa. E tu Michelle non essere arrabbiata con lui. E' tuo marito. Se vi siete sposati c'è altro tra voi che un litigio a cena. Guardatevi negli occhi e pensate se veramente vale la pena di arrabbiarsi così per quello che è successo. Vi chiedo solo una notte. Una notte per riflettere. Una notte per immaginare cosa potrò fare domani. Scusatemi. Vado in bagno.
-Spero tu sia contento ora. E' una ragazza dolcissima. Dovresti essere più gentile con lei.
-E' una raccontaballe.
-Non lo sai con certezza. Infatti continui a chiederle prove anche tu. Finiscila per un momento con la tua logica. E ascolta il cuore. Chiunque sia è nei guai. Un po' d'aiuto non le farebbe male. E lo sai anche tu. Altrimenti non mi avresti detto che volevi ospitarla. Purtroppo per te, caro dottor Camisi, hai un cuore pure tu. Ed è per questo che ti ho sposato, non perché sei medico.
-Tua madre non sarebbe d'accordo su quest'ultimo punto.
-Stronzo. Vado a vedere se ha bisogno.
-Papi, ma davvero non può dormire con me?
-E se di notte volesse sgozzarti mentre dormi come fanno tutte le belle ragazze nei film horror?
-Ma... mi dici sempre che sono finti...
-Però lei è qui veramente. In carne e ossa.
-...Capito. La spierò solo di giorno quando è sveglia! E' così che ti è venuta voglia di diventare dottore, no?
-Finisci la cena, figlio degenerato!

Michelle aiuta Emily fornendole un pigiama e assicurandosi che il suo letto di fortuna, un materasso appoggiato a terra nella stanzetta adibita a lavanderia e sgabuzzino, offra il confort sufficiente. Un vassoio a terra diventa un improvvisato comodino che ospita le necessità più essenziali: un pacchetto di fazzoletti di carta, un bicchiere d'acqua e una torcia elettrica poiché l'interruttore della luce è lontano dal materasso. Nell'appartamento cala il silenzio. Le luci si spengono e Cristian, con lo sguardo rivolto al soffitto nascosto dall'oscurità, pensa a quanto raccontato da Emily. Michelle, accanto a lui, lo sente sveglio e gli domanda cosa stesse pensando.
-Pensavo che ho fatto bene a dire a Lele di chiudersi in camera a chiave. Ho chiuso anche la nostra porta.
-Ah! Non me ne sono accorta.
-Non mi dici nulla? Non mi dici che esagero, che non mi fido di nessuno e che lei è solo un'innocua ragazza, svitata o no che sia?
-Cris, tu sei un dottore, un capofamiglia e un uomo adulto, maturo e responsabile. E hai anche dei sentimenti. Questa ragazza ha bisogno d'aiuto e tu lo hai capito subito. Pazza o no sentivi che dovevi aiutarla. Non l'avresti mai ospitata se il tuo intuito non ti avesse detto di farlo. Ti conosco da tanto e non sei un avventato. Anzi ti ho sempre rimproverato di essere un freddo calcolatore.
-E' vero.
-L'hai fatta entrare in casa tua e ora, al momento del sonno quando io e Lele siamo più indifesi, sei assalito dal dubbio che il tuo istinto possa aver sbagliato e che ti sia portato in casa un pericoloso nemico. E' un dubbio normale, umano. Vuoi proteggere chi ami. Ma vuoi anche aiutare gli altri. E chiudere le porte a chiave non è sbagliato. Ora sai che se davvero in lei ci fosse un mostro non potrà sorprenderti nel sonno. Avresti il tempo di svegliarti e difendere la tua famiglia. Cristian Cuordileone dormi tranquillo e ricorda che io ti amo.
-Anch'io.
-Anch'io cosa?
-Anch'io ti amo. Cos'altro?
-Lo so. E' che non lo dici mai. Ti limiti sempre e solo a rispondere "anch'io". Mai una volta che sia tu a dirmelo.
-Michelle.
-Sì?
-Ti amo.
-Anch'io. Buonanotte.
-Buonanotte.

Nella piccola stanzetta che ospita Emily la tapparella è difettosa e non si chiude perfettamente. Deboli raggi dei lampioni stradali illuminano a tratti il soffitto e tutto quello che è depositato nella stanza. Uno stendino, una cesta piena di vestiti, un'asse per stirare con sopra il suo ferro, un vecchio scaffale malmesso -evidente recupero di un vecchio arredamento- pieno di libri accatastati senza il minimo ordine e dai titoli più disparati: trattati di medicina, fumetti, libri per ragazzi e romanzi. Persino alcuni dischi in vinile. Alle pareti un vecchio quadro ovale, storto, raffigurante un vaso con dei fiori la cui cornice riccamente decorata lo fa apparire ancora più datato di quanto non sia e un poster di un paesaggio: un lago circondato da alberi intrisi dei colori d'autunno e sullo sfondo una cima innevata.
Emily preferisce così. Avrebbe avuto vergogna a dire che non voleva stare completamente al buio, ma per fortuna, quando Michelle le aveva tirato giù la tapparella che si è incastrata mezza storta verso la fine, ha tirato un sospiro di sollievo.
I suoi occhi fissano il soffitto e i giochi di luce creati dai fari delle auto di passaggio. E' stanca. Molto stanca. Non ricorda di esserlo mai stata tanto. Eppure non riesce a prendere sonno. E' impaurita, ma lì dentro si sente al sicuro. In quel momento la più gigantesca suite del più lussuoso hotel che possa esistere non potrebbe darle assolutamente la stessa quiete e il caldo abbraccio che quella stanzetta disordinata riesce ad offrirle. Si sente come una bambina persa che si conforta dando la mano ad un adulto sorridente che le dice: "non aver paura, sei con me ora".


Capitolo III - Il Medioevo commerciale.


Il mattino dopo Michelle, la prima a svegliarsi, bussa alla porta di Emily. Qualche secondo di silenzio e le fa eco un intontito "Sì?".
-Buongiorno Emily! Posso entrare?
-Sì, sì, Certo, Michelle. Entra pure.
-Allora, hai dormito bene?
-...Ho faticato a prendere sonno. Ma poi non mi sono più svegliata fino ad adesso.
-O scusa, tesoro. Vuoi che ti lasci dormire ancora un po'?
-No. Ora non riuscirei più ad addormentarmi. Devo andare in bagno.
-Vai pure. Ti ho già preparato dei vestiti. Ora sveglio gli uomini di casa.
-Grazie. Sei gentile.
Dopo il risveglio Cristian domanda a Michelle:
-Allora come la trovi? Ha dormito?
-Dice di sì, anche se con qualche difficoltà. Si sta già vestendo. Cosa pensi di fare?
-Non lo so. Ma ha bisogno di aiuto. Chiederò ad un mio collega psichiatra consigli in merito.
-E non è che questo qui poi la fa rinchiudere in qualche laboratorio dove la vivisezionano?
-Misci anche tu! Lei non viene dal futuro. Nessuno la rinchiuderà e la vivisezionerà come nei film di fantascienza. Devo solo capire come farglielo capire e trovare qualcuno che la conosca e che se la venga a riprendere. Nel frattempo... tu dici che può rimanere con te oggi? Io non posso tenermela dietro in ambulatorio tutto il giorno.
-Ma certo! Che problema c'è? La porto a fare la spesa e le faccio fare un giretto in città.
Emily esce dal bagno con indosso i vestiti di Michelle.
-Stai benissimo, cara! Hai la mia stessa taglia di qualche anno fa. Meno male che non ho gettato quegli abiti!
-Grazie, Michelle. Solo le scarpe sono un po' larghe. Mi scappano e cammino come una papera.
-Le papere del futuro non si sono ancora evolute tanto da camminare erette?
-Cristian! Non ricominciare! Non ti preoccupare Emily: dopo usciamo insieme e ne compriamo un paio della tua misura.
-Usciamo io e te? Credevo di dover andare con Cristian ai servizi sociali.
-Non subito. Oggi ho delle cose da sbrigare. Nel frattempo starai con Misci.
-Buongiorno a tutti! Mami ho sentito che Emily sta con te oggi. Posso saltare la scuola e stare anch'io con voi?
-No Lele. La scuola è una cosa seria.
-Ma mami! A scuola non puoi imparare tutte le cose che ti racconta lei! E' molto meglio di una lezione di informatica!
-Ho detto di no. Cris, diglielo anche tu.
-Tua madre ha ragione, Lele. Preparati che è già tardi.
-Uffa! Ma che palle la scuola! Scommetto che anche nel futuro questa tortura non cambierà!
-Lele...
-No Cristian, lascia. Glielo spiego io. Lele ti assicuro che nel futuro la scuola è molto diversa da come la conoscete oggi e, anche se il concetto base rimane quello di apprendere, in realtà tutti seguono le sessioni con molto interesse e attenzione grazie a metodi diversificati e individuali di insegnamento. E' grazie a quello che impari oggi che domani sarai più grande.
-Sarà. Ma oggi è una palla! Voglio venire nel futuro con te!
-A tavola! La colazione aspetta!
Radunati attorno al tavolo Lele accenna qualche domanda a Emily su ciò che sarà, ma Cristian lo interrompe bruscamente.
-Emily voi fate la colazione nel futuro?
-Lele! Ti proibisco di farle ancora domande sul futuro.
-Perché? Io voglio sapere cosa ci aspetta!
-Perché non mi va che... perché lo dico io che sono tuo padre e fino ai diciotto anni sei obbligato ad ubbidire e io non ti devo nessuna spiegazione! Chiaro?
-Bel padre mi è capitato! Ma arriveranno 'sti benedetti diciotto anni! Arriveranno!
-Lele! Non si risponde così a tuo padre!
-Lele, Michelle, Cristian. Vi prego. Non ricominciate a litigare a causa mia. Lele ha ragione tuo padre. Nessuno dovrebbe conoscere il futuro. Perderesti di vista il presente.
-Avete visto che bel sole c'è oggi? Per essere metà ottobre direi che è splendido, no?
-Sì, Michelle. E' proprio una bella giornata.

Cristian e Lele si preparano ed escono. Michelle osserva Emily che guarda fuori dalla finestra con lo sguardo triste e la mano destra appoggiata sul vetro. Non sa se crederle o no. Cristian è sempre stato più bravo di lei a giudicare le persone e questi anni passati insieme l'avevano portata sempre più sulla via del razionale, allontanandola dalle fantasie che gli adolescenti ogni tanto si portano dietro nell'età adulta. Ma il dubbio che potesse essere vero persisteva in lei e gli occhi limpidi di quella ragazza non celavano falsità e raggiro.

Decisa a far spuntare un sorriso sulle labbra di Emily, Michelle l'accompagna in un negozio di scarpe come prima attività del mattino, pensando che nel corso dei secoli questa tipica inclinazione femminile non sia venuta meno. Durante il tragitto Emily non apre bocca limitandosi solo a far notare quanto sia scomoda la cintura di sicurezza e osservando costantemente tutto quello che capita davanti agli occhi. Michelle dal canto suo non sa se proseguire l'interrogatorio fanta-futuristico iniziato la sera prima da Emanuele o se sia meglio soprassedere, intimorita anche da cosa potrebbe pensare Cristian se lo venisse a sapere.
Giunti in un centro commerciale di ampie dimensioni un bel negozio di calzature accoglie le due donne. Emily continua a porre gli occhi su ogni cosa, come fa un neonato nel passeggino attirato ora da questo e ora da quello. La scelta è insolitamente veloce e in pochi minuti escono lasciando Michelle un po' delusa poiché è una di quelle donne convinte che il tacco di una scarpa rifletta l'umore di una donna: più sono alti e più si dovrebbe essere felici e piene di sé. Emily aveva appena deciso per un paio di semplici ballerine. Per di più di un blu per nulla vivace. Michelle inoltre vorrebbe rimanere ancora un po' dentro a sbirciare i diversi modelli, ma teme di infastidire Emily visibilmente ansiosa di camminare abbandonando lo stile papera e tuttavia finalmente priva di quegli occhietti cupi.
-Grazie, Michelle. Hai già fatto molto per me e continui a non farmi sentire sola.
-Figurati! Per un paio di scarpe neanche caro.
-Michelle forse per te è solo un paio di scarpe, ma per me, che non ho più nulla, sono molto di più. Grazie.
Gli occhi di Emily ricominciano a luccicare di lacrime. Michelle decide di interrompere quella fredda mancanza di dialogo involontariamente impostole da Cristian. Pensa che parlare di tutto e di niente sia la soluzione migliore per far sfogare le angosce di Emily e farle ritrovare un minimo di serenità.
-Allora, Emily dal futuro, cosa ne pensi dello shopping nel 2011?
Con una smorfia che accenna ad essere una risata Emily risponde:
-Mi ha fatto ridere vedere te, Michelle, pagare con la carta di credito e la donna prima di te addirittura con banconote e monete!
-E voi, anzi no! Noi cosa useremo nel tremila?
-Il Comunicatore Personale o PC. Un'evoluzione del vostro cellulare, ma molto più piccolo e che sta al polso o al collo come adesso gli orologi o le collane.
-Quindi niente più orologi. Beh, in effetti già oggi l'orologio è più un vezzo che una necessità visto che tutti abbiamo un cellulare. Mi dispiace per Cristian: lui è fanatico di orologi. Devo dirgli che tra un po' il suo Rolex non lo vorrà più nessuno.
-Al contrario Michelle! I marchi famosi rimarranno: ad essi i produttori di PC si sono rivolti per donare esclusività ai loro prodotti e venderli più cari. Si sono integrate le società per battere la concorrenza.
-Quindi esiste ancora un mercato libero, come diciamo oggi.
-Sì, anzi lo sarà ancora di più. Michelle noi acquisteremo quello che vogliamo, dove vogliamo, in tutto il mondo, dove ci può sembrare migliore o più economico. L'acquisto si fa sempre attraverso il PC e riceviamo a casa la merce.
-Beh, già oggi facciamo così grazie a internet.
-Sì, Michelle, ma qui devi farti portare fisicamente la merce che magari viene fatta dall'altra parte del mondo. Con un grande spreco di energia per il trasporto e soprattutto devi aspettare vari giorni. Invece nel futuro la merce che vuoi viene realizzata in tempo reale in un centro commerciale il più vicino a te dove esiste un ricevitore specifico della marca che hai acquistato. Quindi puoi andare a ritirarlo tu di persona o fartelo portare a casa. Si risparmia tempo ed energia.
-Cioè te lo teletrasportano?
-Non proprio, Michelle. Il teletrasporto è una ricerca simile a quella del mio laboratorio ancora a livello embrionale e quindi non ancora funzionante. Vedi a me che è capitato. In realtà se ad esempio... ecco! Le mie scarpe nuove: c'è scritto dentro "made in Italy", che vuole dire che le hanno fatte da qualche parte qui in Italia e poi le hanno dovute trasportare qui in qualche modo. Immagina invece che io fossi in Asia, dall'altra parte della Terra. Vedo nel PC queste scarpe, mi piacciono e decido di comprarle. Invio l'ordine e in pochi minuti l'apparecchiatura presente nel centro commerciale più vicino a me lì, dove sono ora, le crea fisicamente rispettando gli standard previsti dal medesimo prodotto che io ho visionato sul PC e che è stato originariamente inventato in Italia. Quindi il prodotto finale viene effettivamente generato, creato a due passi da te, anche se è stato progettato dall'altra parte del mondo. Così i magazzini sono molto limitati e rimangono solo per esporre campioni a chi preferisce fare shopping reale e non virtuale. L'importante è disporre delle materie prime adeguate che anch'esse sono per lo più gestite sul posto. Pochissime sono le merci che si spostano.
-Quindi io posso trovare tutto vicino casa. Anche un prodotto particolare, tipico di una qualche località, lo posso avere senza fatica.
-Sì Michelle. Quasi tutto.
-Allora non avremo più il gusto di viaggiare e acquistare souvenir e merci locali?
-Non c'è più effettivamente il souvenir come lo conoscete qui, ma, al contrario di ciò che pensi Michelle, la gente viaggia moltissimo. Non per comprare oggetti, ma per vedere il mondo dal vivo.
-Sai che effettivamente fa strano sentire il mio nome in continuazione? Cris me lo diceva prima.
-Oh, scusa! Mi ero dimenticata!
-No, no, non ti scusare! E' solo una... come una cadenza, un accento. Ecco: un dialetto. L'Emiliese! Sei quasi fondatrice di una lingua, dovresti sentirti orgogliosa!
-...Grazie.
-Dicevi "vedere il mondo dal vivo" perché suppongo che in tanti lo osservino dai pc, come già succede oggi, o no?
-Sì. In verità ci fu un breve periodo storico qualche secolo fa... cioè circa fra duecento anni, in cui la realtà virtuale raggiunse livelli così perfetti che il mondo rischiò di finire di essere solo una specie di grande documentario e moltissime aziende basate sul turismo fallirono. Tuttavia la razza umana si accorse che l'interazione tra uomini e ambiente, anche se resa praticamente perfetta da vista, suoni, odori e persino dai ripetitori tattili non dava il calore che solo un abbraccio vero può dare. Quello stesso calore che ho sentito a casa vostra...
Michelle con gli occhi lucidi apre le braccia. Emily non si fa attendere e la stringe come farebbe una figlia con la madre. Qualche attimo di quella piacevole stretta e poi Emily riprende il racconto:
-...E così la realtà virtuale ebbe un tracollo e ritornò dove era destinata, ovvero alla spettacolarità del cinema. E il turismo vero, fisico, si riprese in grande.
-Eccoci al supermercato. Vieni che devo comprare qualcosa.
-Supermercato... Quant'è grande! E quante confezioni!
-Come grande? Pensavo che domani ne avremmo avuti sempre di più grandi e con più prodotti!
-Oh, prodotti ne troverai quanti ne vuoi! Ma la cucina non sarà più come la vostra. Voi usate ancora il fuoco! Come gli uomini preistorici! Ma vi rendete conto che è pericoloso?!
-Per chi ha bambini, dici?
-Perché il fuoco non brucia gli adulti? Il gas inoltre è esplosivo, inquina e va trasportato! Ma, scusa se ti sembro saccente, come fate a non capire che è uno spreco esagerato e estremamente pericoloso! Incendi, scoppi e ustioni sono sempre presenti dove c'è il fuoco. La sicurezza umana deve essere anteposta a tutto! Noi usiamo le microonde e non intendo quell'aggeggio primitivo che avete in cucina. Un apparecchio ben più evoluto e soprattutto cibi idro-modificati: le microonde scaldano l'acqua contenute nei cibi e la diversificazione della quantità d'acqua all'interno del cibo lo fa cuocere in maniera diversa a seconda della cottura richiesta. Ad esempio un pollo avrà la crosta croccante e l'interno morbido. Comodo, veloce, sicuro e a basso consumo energetico.
-Ma noi e voi non siamo sempre noi?
-Hai ragione. Scusa!
-Ma smettila di scusarti! Non serve scusarsi sempre per delle sciocchezze così! Siamo uomini, fare piccoli errori e dimenticanze è normale! Beh, noi siamo donne e ne facciamo meno, però...
Emily accenna un sorriso.
-La sempre viva lotta dei sessi, eh?
-Anche DA VOI c'è?
-Sì, ma... è voluta!
-Cosa intendi? Ah, il carrellino. E poi continui con la storia della cucina e dei prodotti che mi interessa!
-Sì, va bene! Allora in futuro i genitori potranno scegliere il sesso del nascituro in anticipo, ma non è detto che a lui stia bene e quindi una volta cresciuto fino a quando è ben consapevole della scelta, lui o lei cambia sesso.
-Chirurgicamente? Come oggi?
-Chirurgicamente, ma anche geneticamente: si asporta quello che non si vuole chirurgicamente e geneticamente si fanno crescere invece le parti mancanti di quel sesso.
-Quindi un maschietto si fa tagliare il pisellino e si fa crescere le tettine?
-Sì, ma non solo: viene anche creato ciò che manca all'interno, ad esempio utero, ovaie e altre piccole differenze che bisognerebbe essere un medico per saperle.
-Vuoi dirmi che un uomo, nato uomo, può diventare donna e avere dei figli?!
-Sì, assolutamente. Anzi vi sono persone che nel corso della vita hanno cambiato sesso più volte.
-Più volte?!
-Sì, è normale, anche se infrequente: generalmente un individuo che cambia sesso per scelta poi lo mantiene.
-Oddio! Quindi io oggi sono la mamma di Lele, poi ne divento il papà e poi ancora la mamma?! Dio questo è... questo è...
-Aberrante?
-Sì! Aberrante!
-E' quello che si diceva qualche secolo fa. Non mi aspetto che tu lo capisca né che lo accetti. Tanto è presto. Certo è che così il quaranta percento della popolazione mondiale è molto più felice.
-Quaranta percento?! Vuoi dire che quasi metà della gente non è contenta del proprio sesso?!
-Esatto. E comunque rimani mamma anche se cambi sesso, per semplicità burocratica e sociale.
-Vuoi dire che il quaranta percento delle persone che ho attorno sono gay?
-No! Anzi! La voglia di cambiare sesso non implica necessariamente essere omosessuale. Molte persone qui ora nel passato, nel mio passato, accettano il loro sesso e sono eterosessuali, ma questo non vuole dire che siano felici. A volte a cambiare sesso ci si ritrova più felici e completati nello spirito e si rimane eterosessuali. Gli omosessuali nel futuro sono pochissimi. Accettati certo più di ora, ma pochi. Visto la facilità tecnica con la quale si può cambiare sesso sono pochi quelli che mantengono il proprio... diciamo "sesso sbagliato" per interfacciarsi con il medesimo: se fossi uomo e ti piacessero gli uomini sarebbe molto più facile diventando donna, no?
-Non ci avevo pensato... ma ho ancora forti dubbi. E cosa c'entrava la storia della "guerra dei sessi" voluta?
-Vedi con questa enorme quantità di cambi di sesso c'è molta più comprensione dell'altro sesso. Sono pochi i maschi maschilisti e le femmine femministe. Oggi sei donna, domani potresti essere uomo e ieri forse lo sei già stato. Aiuta molto nell'interazione e nei rapporti con l'altro sesso. Quindi la "lotta" rimane a livello barzelletta o storiella. In realtà c'è molta comprensione e affinità. C'è completamento di coppia. Non attriti. Come ieri tu e Cristian. Mi avete spaventato, sai?
-Un uomo che capisce le donne... Avete raggiunto l'utopia!
-E le donne che capiscono l'uomo!
-...Riparlami del supermercato che è meglio.
-Dicevo... che è grande! E' uno spreco enorme! Tutte queste confezioni da gettare, tutta questa merce da immagazzinare, esporre, gestire...! E' un inno allo sperpero!
-E infatti lo fanno per farti sperperare i soldi.
-No. Intendo dire che... A che serve tutto questo per comprare ciò che si conosce già? Cioè, allora... io... anche io mangio. E ho bisogno di cibo quindi...
-Sì e ti lavi pure e hai bisogno di sapone.
-No, quello no. Cioè! Dopo! Allora... in cucina io ho del cibo. Il cibo sta nei mobili. Quando prendo un po' di un cibo... diciamo insalata! Ok! Oggi mangio l'insalata e finisce. L'AI domotico, l'AI è l'Intelligenza Artificiale, lo comunica al mio PC che gestisce la richiesta in automatico e lo ordina nel... chiamalo supermercato, dove compro di solito. Quindi mi viene recapitata direttamente in cucina, anche se io non fossi in casa, l'insalata che uso abitualmente. E i prodotti sono protetti o da una pellicola idrosolubile biodegrabile o da una genetica antibatterica. Non certo dalla plastica!
-La morte dello shopping.
-No! La morte della schiavitù della spesa. Lo shopping è rimasto per tutto quello che non è il normale consumo alimentare quotidiano. Per esempio le scarpe.
-Già. Come mai hai preso delle ballerine? I tacchi sono primitivi?
-No. Anzi! In futuro le donne sono praticamente sempre sui tacchi!
-Il Paese dei miei sogni... e del mio mal di piedi.
-Ci credo! Guarda quanto stiamo camminando! Avremmo già fatto un chilometro da quando siamo scesi dall'auto! E poi tutto quel pavimento a ciottoli! Se lo facessi coi tacchi, anche quelli ammortizzati, poi è normale che hai mal di piedi! Per questo ho preso delle ballerine.
-Alt! Tacchi ammortizzati, non si cammina e sapone. Spiega!
-Le scarpe più costose hanno all'interno del tacco un ammortizzatore: come se... allora il tacco è diviso in due e una parte ha un diametro leggermente più grande dell'altra e quando cammini e appoggi il tacco la parte più piccola scorre di un pochino all'interno della grande dove è situata una camera d'impatto a pressione in funzione del tuo peso. Inoltre questo movimento genera un minimo di energia che è sufficiente ad attivare un micro-massaggiatore situato nella parte interna della zona anteriore dalla scarpa, dove metti la punta del piede e le dita. In questo modo non solo cammini più morbida e riduci i colpi sulla colonna vertebrale, ma aiuti la circolazione sanguigna nella pianta e... praticamente le indossi tutto il giorno e non ti fa male nulla. 
-Le voglio!! E non si cammina?
-Intanto tutte le strade del mondo sono piatte! Niente ciottoli o griglie dove inciampare o cadere e farsi male. Al solito qui manca la sicurezza collettiva: che ci vuole a fare una strada piatta e senza ostacoli! E poi tutti i centri di aggregazione e interattività, tipo questo, e i viali da shopping e di grande passeggio sono dotati di tappeti mobili, tipo le scale mobili di prima, ma piatte.
-I tapis roulant, li abbiamo negli aeroporti ad esempio.
-Ecco sì, tapis roulant. Che percorrono tutti i vialetti così non devi camminare se non per pochi passi.
-Sììì! Dodici ore di shopping sui tacchi e non essere stanca! E' il sogno della mia vita!
-E senza carrellino! I cesti magnetici ti seguono autonomamente, sfruttando in piccolo lo stesso sistema delle auto. Più comodo di così...
-Il sapone invece? Ieri l'hai usato.
-Sì, ma qui non c'è altro. Allora in futuro ci si laverà come oggi, ma l'acqua che uscirà dagli spruzzatori, oltre ad avere una temperatura costante e ben regolata...
-Brucia ancora?
-No. Ma non è stato bello.
-Ci credo! Va avanti.
-Dicevo l'acqua sarà arricchita chimicamente di varie sostanze e gas, che decidi tu e acquisti e comandi sempre attraverso il PC, le quali... "detergono dolcemente, stimolano la produzione delle nuove cellule e depositano sull'epidermide il tuo profumo preferito, rendendo il bagno un'esperienza onirica"... Questo è proprio quello che dice una pubblicità.
-Quindi anche il profumo passa dalle tubazioni assieme all'acqua?
-Sì. Le bottiglie sono piccole parti della produzione destinate a qualche collezionista. Quasi tutto viene prodotto e venduto con zero imballo. Così non serve riciclare.
-Furbi!
-Semplicemente evoluti.
Michelle smette di fissare i vari scaffali e gira lo sguardo ad Emily: il suo viso ora appare più rilassato, a tratti felice. Le cose che racconta sono tanto incredibili, quanto diverse da un film di fantascienza, dove super-astronavi che viaggiano più veloci della luce si trovano a dare battaglia con cannoncini guidati a mano come nella seconda guerra mondiale: un vero paradosso! "Se mentisse dovrebbe proprio aver ben preparato ogni dettaglio" pensa. Ma la cosa non le interessa. Sentendola parlare così avverte che Emily si sta confidando, le sta raccontando di lei, aprendosi come ora non potrebbe fare con nessun'altro. Questo la fa sentire importante, ma soprattutto amica. E ventiquattr'ore fa non l'aveva mai vista. E' strano come a volte il feeling che si crea tra due sconosciuti possa essere così intenso e immediato. E' strano, ma meraviglioso.

Capitolo IV - Ritornerò al futuro!


Ritornate a casa il trasporto e la sistemazione la spesa è fattore di ilarità misto a fastidio per Emily.
-Questa è una di quelle cose alle quali farò molta fatica ad abituarmi!
-E chi dice che devi abituarti? Non pensi di poter tornare a casa tua?
-Purtroppo no. Credo che rimarrò qui per sempre. Anzi credo anche che finirò in un matticomio. Almeno non dovrò fare la spesa.
-Sì chiama "manicomio". E comunque non esistono più. Ora cerchiamo di curarli i pazzi, non rinchiuderli. E, per inciso, tu non mi sembri per nulla pazza.
-Grazie. Ma non ho possibilità di tornare. Il progetto non ha mai previsto un ritorno. Si inviava indietro e si recuperava oggi. Era uno spreco di tempo ed energia creare un ritorno.
-Qualche volta si sbaglia anche nel futuro.
-Sono io che ho sbagliato. Non dovevo...
-Ehi! Dai non piangere, tesoro! Fino a poco fa eri allegra. Ti va se... ti andrebbe di raccontarmi di tuo fratello, se ti fa piacere?
Emily annuisce singhiozzando.
-Allora lui era... lui sarà meraviglioso, buono, intelligente, paziente e... diciamo un po' il contrario di me che sono più avventata e emotiva... Un momento! Lui non è ancora nato! Nascerà tra quasi mille anni! Io posso... avvisarlo! Posso cercare di comunicare con lui! Fargli avere in qualche modo un messaggio e spiegargli l'accaduto! Così lui non cadrà dalla torre e io non andrò indietro e tutto questo sarà come se non fosse mai successo!
-Come in "Ritorno al futuro": gli scrivi una lettera.
-Cos'è "Ritorno al futuro"? Un romanzo?
-Sì, quasi. Un film.
-E come faccio a scrivere una lettera che deve essere recapitata tra mille anni ad un indirizzo che ancora non esiste? Il film che diceva?
-Oh, lì era facile: si trattava più o meno di settant'anni. E esisteva, sia in passato che in futuro, la medesima agenzia di recapiti. Da voi esiste la Western Union o la DHL o... MBE? Anche se non credo che terrebbero una lettera mille anni. E' un bel po' di tempo!
-Sì, cani neri!
-Perché "cani neri"?
-Aberrazione genetica del passato, cioè del futuro. Colpa di alcuni pazzi che hanno giocato con ciò che non dovevano. ...Un po' come me... Ma poi sono stati debellati. E' rimasta l'espressione ad indicare un grosso problema.
-Giusto. Noi usiamo "cazzo". Provaci. E' molto liberatorio.
-E' volgare.
-Indubbiamente. Ma vista la situazione...
-Cazzo!
-Brava! Così!
Emily ride.
-Non lo so. Mi sembra strano, oltre che volgare.
-E' la prima volta che ti vedo ridere davvero.
-Sì. Perché forse ho una possibilità. Forse se riuscissi davvero a mandare un messaggio a mio fratello, forse... forse si può evitare tutto questo.
-E perché non hai pensato a mandarlo prima il messaggio. Cioè dico con la macchina del tempo. Perché non hai inviato un messaggio a tuo fratello anziché "inviarti" di persona?
-Perché non ci ho pensato. Non ci ho riflettuto sopra. Erano mesi che soffrivo per la sua perdita. Ero arrabbiata che tutta la nostra tecnologia non può rigenerare un cervello morto, mentre tutti gli altri organi sì. Ero sconfortata e quando ho visto che gli animali riuscivano a tornare indietro senza problemi ho agito d'impulso. Comunque non so se un messaggio... come avrei potuto mandarlo? Avrei dovuto mandargli un biglietto cartaceo, visto che gli apparecchi elettronici non passano e si fondono. La carta è tutta una materia unica e dovrebbe rimane stabile. In fondo dell'inchiostro sopra è già parte della carta perché ne viene assorbito... Boh! Senti tanto il biglietto dal futuro non posso mandarglielo! Ora devo trovare il modo di mandarlo dal passato. Qui è Brescia, giusto?
-Sì.
-Brescia è un quartiere periferico di Catim che è la Confederazione Autonoma Torino Ivrea Milano. In pratica una megalopoli che si sta espandendo verso est.
-Ivrea? E' una cittadina piccola. Come mai è così importante nel futuro?
-Questioni politico-amministrative: tempo fa ci fu la sede di un importante provider di PC. Sì! I provider! Esiste oggi V-care? O ADC, Abu Dhabi Com? USA Touch? Delhi-Cious?
-Mai sentiti. Ma carino "Delicious". Che roba sono?
-Sono provider PC. Delhi-Cious è indiano, USA Touch americano, ADC arabo e V-care è europeo. Ma operano tutti in tutto il mondo.
-Nulla di cinese? Credevo che in futuro venissimo colonizzati dai cinesi.
-I cinesi? Poverini, troppi anni di malgoverno, mentalità arretrata e forte egoismo della classe dirigente: sfruttati per anni dagli occidentali hanno poi voluto correre per diventare come loro. Tanta miseria e crisi degli individui trattati come schiavi... un disastro! Un esempio da non seguire. L'India! Gli indiani si sono dimostrati dei grandi progressisti, intelligenti e lungimiranti. Quelli sono da imitare. Voi... tu... oggi che usate per i cellulari? Come si chiamano i vostri provider?
-Mah... Io conosco Tim, Vodafone, Tre...
-Vodafone! E' il nome antico di V-care! Sì!
-Che entusiasmo!
-Sì! Noi dobbiamo... cioè io devo. Ma se mi aiuti è meglio. Dobbiamo dare un messaggio a Vodafone e dirgli di conservarlo nei suoi server finché non sarà attivo il PC di mio fratello.
-Ok. Se è solo questo... tentiamo. Appena arriva Cristian gliene parlo e vediamo lui come ritiene più opportuno fare. I suoi consigli in genere non sono male.
-Sì! Si può fare!
Michelle osserva soddisfatta l'inaspettata gioia di Emily, anche se dentro sé è conscia che la sua idea apparirà a Cristian insensata e difficilmente realizzabile. Ma soprattutto è lei stessa a dubitarne. Tutto il coinvolgimento che aveva avuto quella mattina, ascoltando quei bizzarri racconti che parevano essere così vivi, pieni e reali al punto che poteva quasi toccarli, ora spariva e le sue parole tornavano ad essere un'assurda invenzione della fantasia. Non sapeva se fosse a causa della similitudine con il vecchio film o perché quando si è a casa propria tutto è così dannatamente reale al contrario di quando si esce a contatto col mondo dove sembrano esserci infinite possibilità, siano esse date anche solo da un semplice centro commerciale.

Nel pomeriggio Emily riflette su cosa potrebbe pensare Cristian una volta spiegatogli il piano. Si sente come una ragazzina che abbia appena terminato le scuole medie e debba esporre al genitore la decisione su quale scuola vorrebbe frequentare, ma sa già che quest'ultimo non sarà d'accordo.
Né lei né Michelle avevano più parlato di servizi sociali. Entrambe accettavano tacitamente che sarebbe rimasta lì fino a "tempi migliori" non stimabili. O almeno questo è ciò che desideravano.
Il rientro a casa di Emanuele rompe quel teso silenzio. Il giovanotto, con l'impeto tipico di quell'età, non fa a tempo a lasciare giù il pesante zaino zeppo di libri che già inizia a tempestare di domande Emily su ciò che sarà: "mi spieghi come funzionano le vostre auto galleggianti? A scuola avete tutti il computer? C'è ancora la Coca-Cola?...". Emily gli offre una risposta per tutto: "Sfruttano dei magneti integrati nella strada... Sì, il computer è nel nostro quotidiano, ma è parecchio diverso dal vostro... Certo! Non potrei vivere senza!".
Michelle sente senza ascoltare. Non è interessata a qualche dettaglio tecnico che a volte compare nelle risposte della sua insolita ospite. Lei sta ancora cercando di capire la verità. La voce instancabile e gentile di Emily la sta ancora riportando a quel mondo lontano che stamane le appariva così vicino. Le rammenta Ulisse con le sirene. Ammaliata dal discorrere senza incertezze di lei, nonostante sia arduo mantenere la pazienza quando suo figlio inizia a prepotentemente a chiedere: lei stessa faticherebbe ad esaudirne tutte le richieste! Forse proprio per evitare di prendere una decisione si lascia cullare dalle descrizioni ricche di una saggezza che non può essere inventata all'improvviso, ma che deve avere radici profonde e denota un'attenzione insolita e infrequente nei racconti di fantascienza, solitamente sacrificata a favore di una trama spettacolare.
Lo squillo del telefono interrompe questo suo viaggio nel tempo. E' Cristian che fa la classica telefonata-rito del pomeriggio. In realtà queste telefonate erano vissute quasi fosse un obbligo dato dall'avere una tariffa agevolata per parlarle. Se non l'avessero sfruttata si sarebbero sentiti in difetto. Come se due adulti sposati da oltre un decennio non possano stare una decina di ore senza sentirsi. Oggi però c'era effettivamente qualcosa da dire.
-Ciao Misci, come va?
-Benissimo.
-Mi riferisco a Emily.
-L'avevo capito. Va benissimo. E' una fanciulla adorabile. Forse ha trovato un'idea.
-Un'idea per tornare al futuro? Non dire cazzate anche tu!
-Il tuo solito tatto.
-Scusa. Hai ragione. Senti oggi ho sentito Romina...
-Romina?! Quella Romina?!
-...Misci ti prego. E' roba dell'università. Lei è una valida psichiatra ora, lo sai.
-Sì, sì, lo so. Era lei il tuo collega psichiatra che dicevi? E tu l'hai chiamata solo per un parere su Emily, vero?
-Certo! Che credi? Comunque, tronchiamo sul nascere questa penosa discussione irrilevante e fuori luogo e concentriamoci sul problema...
-Irrilevante e fuori luogo. Te lo concedo solo perché c'è qualcosa di più importante in ballo che non è un problema: è una ragazza, un essere umano.
-Sì, va bene, la ragazza. Allora la ragazza ha sicuramente un problema. Un problema di testa. Vedi lei può essere che non lo faccia apposta, escludendo a priori che viene dal futuro, ci può essere un fatto mentale, uno shock che le fa credere davvero di essere ciò che dice di essere, ma non lo è.
-Ah, tu lo escludi a priori.
-Misci... Insomma lei è convinta di quello che dice anche se nella realtà non lo è davvero. Un po' come se vai ad una festa in maschera e ti ubriachi e ti convinci veramente di essere il personaggio che interpreti.
-Quindi ho in salotto una pazza ubriacona?
-Non ho detto questo, o meglio, non lo direi proprio così. Certo non sembra pericolosa ora, ma non sai mai fino a che punto può esserlo, non tanto per gli altri, ma anche per se stessa. Voglio dire: spesso chi ha problemi così seri finisce per farsi male, suicidarsi, perché non riesce ad accettare una realtà che non le è congeniale. E purtroppo a volte succede che ci va di mezzo anche qualche innocente, soprattutto nel caso in cui il malato si creda un supereroe o un malvagio criminale.
-Emily non è un supereroe e nemmeno un supercattivo.
-Misci non sappiamo nemmeno se si chiami Emily davvero!
-E allora perché me l'hai portata a casa?
-Perché lo sai come sono le strutture, le procedure... Effettivamente un calvario burocratico-psicologico che forse fa più male che bene.
-In pratica perché anche tu hai capito che lei non è proprio "cattiva".
-Senti quello che ho pensato ieri così d'impulso vedendola mezza nuda e infreddolita non ha molta importanza. Sicuramente ne ha di più ciò che penso ora.
-Non ha molta importanza? Mi hai portato una sconosciuta in casa!
-Misci ti prego.
-Ok. Va avanti.
-Allora, Romina, la psichiatra Romina, mi ha detto che domani gliela posso portare che la vuole ascoltare. Un consulto di un'oretta, gratis, me lo fa in amicizia.
-Amicizia, sì.
-E dopo averla visitata magari riusciremo a capirci qualcosa di più. Invece Maurizio mi ha consigliato di farle fare una verifica in questura perché non può prendere le impronte da un bicchiere.
-Le impronte da un bicchiere?! Maurizio? Il poliziotto?
-Sì lui. Ieri dopo cena ho messo da parte il bicchiere usato da Emily. Speravo riuscisse a verificarne le impronte per saperne qualcosa di più, ma le procedure non lo consentono.
-A volte ti comporti come un bambino rimbambito dalla tv! Tu prendi un bicchiere di nascosto, lo dai ad un poliziotto e pensi che lui ti trovi l'assassino come nei film?
-Beh, almeno io credo nei gialli, non nella fantascienza.
-...
-Comunque, dicevo, la porto in questura, controllano le impronte e se fosse registrata come per magia scopriamo chi è. Se non ha nulla da nascondere...
-Lei non ha nulla da nascondere. Semmai si deve nascondere. Dalla gente come te che pensa sia un fenomeno da baraccone
-Non è un fenomeno da baraccone. E' una ragazza con dei problemi psichici.
-Bene. Ora l'avviso. Non credo cha abbia nulla in contrario a fare questi controlli. E poi ti racconto che idea ha avuto.
-Idea? Quella per tornare al futuro?
-Sì.
-Senti ora devo lavorare. Me la racconti stasera.
-Certo, ho capito. Tu invece passa da mio padre quando torni: ha una vecchia rete con i piedini in cantina. La carichi in macchina e la porti qua, così almeno solleviamo il materasso da terra.
-Ma dai! Magari serve solo per stanotte!
-Fosse anche solo per stanotte non voglio che dorma ancora per terra! Hai voluto la macchinona? Sfruttala! Carica la rete! Ora avviso mio padre di prepararla.
-Okay, okay. Ciao.
-Ciao.
Michelle osserva Emily che racconta sorridendo tutto quello che può sul mondo futuro a Emanuele. Non osa interromperla. In quei racconti, nel rispondere alla curiosità del ragazzino, vede la tanta voglia di vivere, di gioire che ha dentro quella che a lei sembra una giovane donna. Non sa decidersi se crederle o ascoltare la razionalità di Cristian. Quando l'ascolta la purezza della sua voce sembra essere quanto di più vero e cristallino possa esserci sul pianeta. Ma, ogni volta che sente Cristian, è la fredda razionalità di quest'ultimo che prevale. Questo dubbio la fa sentire debole e stupida: possibile che non riesca lei stessa a farsi una sua idea personale? Possibile che debba sempre seguire il pensiero di Cristian? Ragionando sopra questa sua indecisione realizza di desiderare che ogni singola frase di Emily possa essere vera, ma tutto è effettivamente molto improbabile. A costo però di fare la figura della stupida credulona decide di porsi a favore di quella follia, non per contrapporsi alla irritante lucidità del marito, ma perché non può assolutamente lasciare da sola una persona che ha bisogno d'aiuto. Se fosse capitato a lei un insolito guaio di sicuro non vorrebbe non essere creduta e lasciata abbandonata a se stessa. Da ora la sosterrà appieno indipendentemente da quanto folli possano sembrare le sue richieste. E se Cristian disapprovasse tanto peggio per lui!


 Capitolo V - Essere diversi ci accomuna.


Michelle mette al corrente Emily di ciò che vorrebbe fare Cristian. La donna non ha nessun timore di farsi controllare le impronte, mentre ha una certa riluttanza ad acconsentire a farsi visitare dalla psichiatra.
-Emily è solo una chiacchierata. Non ti somministrerà nessuna medicina.
-Tu ne sei certa? Lo so come vanno le cose qui nel Medioevo, la storia ce le ha insegnate! Appena una persona era fuori dalla conformità era subito classificata come diversa,
straniera, inadatta. Avete il razzismo, la xenofobia! Tu stessa hai definito aberrante chi cambia sesso. Sì, è vero, sono diversa da... VOI! E per questo sono destinata a essere rinchiusa e drogata con le medicine? Non ho diritto a vivere? I diversi hanno gli stessi diritti degli uguali! L'umanità si evolve grazie alla diversità. La standardizzazione va bene per le industrie, ma negli esseri umani crea immobilità. Qui esistono ancora i comunisti! I comunisti! Hai mai realizzato questo?
-Che centra la politica?
-Non è politica! Il comunismo è una pericolosissima corrente ideologica! Ha distrutto intere nazioni! Ha impoverito milioni di persone, ridotte alla fame, senza speranza di futuro!
-Parecchie persone non sarebbero d'accordo su questo.
-Parecchie persone ottuse di oggi, ora! Ma nel futuro ci sarà una più attenta osservazione della storia e tutti capiranno di che schifosa piaga ti sto parlando! Oggi siamo nel ventunesimo secolo, quindi il muro di Berlino e la liberazione russa sono già accaduti. Forse anche la caduta di Cuba! Non ricordo in che anno successe.
-La liberazione russa?
-Sì, quando la Russia incominciò ad adottare il sistema capitalistico occidentale e smise di essere chiusa, non mi ricordo il nome giusto. Ma non importa. Quello che ti voglio dimostrare è che finché esiste quell'assurdo concetto sbagliatissimo che è alla base del comunismo, e cioè che tutti gli uomini sono uguali, allora i diversi, siano essi geni o stupidi, devono essere rinchiusi, asportati. Cancellati.
-Non ti seguo. Proprio tu non hai detto che nel futuro non ci sono stranieri e quindi tutti sono uguali?
-Allora, aspetta. Non confondere le cose, è molto semplice. I comunisti ora dicono che tutti gli uomini sono uguali e che tutti hanno diritto ad avere le stesse cose, giusto?
-Sì, credo sia il concetto di base, per evitare ingiustizie e disuguaglianze.
-Bene. A prima vista per i medievali questa sembra una regola giusta, buona. Ma se la guardassi con occhi più attenti ti renderesti conto di quanto proprio questa regola sia ingiusta e sbagliata. Se tutti fossimo uguali e avessimo diritto alle stesse cose allora sparirebbe l'individualità. Nessuno avrà possibilità diverse dagli altri e saremmo solo tanti pezzetti di un unico vetro. Trasparente. Informe. E immobile nel tempo. Il pigro sarà trattato come il lavoratore e avrà lo stesso ciò che gli serve per vivere. Il medico che salva le persone sarà trattato come l'assassino che uccide le persone. Lo scienziato che spende la sua vita a migliorare quella degli altri sarà premiato quanto un ignavo burocrate che complica la vita agli altri. Quindi tutti uguali, nessuno può prevalere, nessuno può creare altro, nessuno può emergere. Fine della poesia, delle scienze. Letteratura, medicina, conoscenza e quindi evoluzione! Fine dell'EVOLUZIONE. Non si può andare avanti con questo tipo di idea. Non si possono garantire le stesse cose a uomini così diversi tra loro. Ognuno ha bisogno di cose differenti. Ciò che per me è importante per te potrebbe non esserlo e viceversa. Gli uomini SONO DIVERSI, non uguali. Ognuno ha il proprio colore, la propria forma e la propria capacità di sviluppo. E una diversa forza nel cercare di essere una singola inequivocabile tessera di un immenso mosaico multicolore e non di un vetro trasparente. La storia lo ha già adesso dimostrato e in futuro accadrà ancora fino alla completa scomparsa di questo assurdo concetto anti-evolutivo. Quando mai è successo che uno Stato comunista abbia dato felicità e benessere ai propri cittadini? Tutto è sempre fallito miseramente in una totale povertà. Solo l'individualismo e quindi la possibilità di espressione del singolo, solo questa libertà di emergere può consentire l'evoluzione. Gli acclamati grandi geni della storia non sarebbero tali e non avrebbero portato evoluzione per tutti se fossero stati condannati a essere come gli altri. E accettare questa realtà come l'unica vera ideologia di libertà e crescita è alla base del concetto moderno di individualismo e vera uguaglianza. Io sono un individuo, tu un altro. E proprio perché entrambi individui singoli siamo uguali e possiamo convivere felici, ognuno con le proprie necessità individuali. Capire che siamo diversi ci accomuna nella vita e, interfacciandoci, possiamo imparare qualcosa di nuovo. Evolverci. Il dialogo e il contatto con la diversità portano evoluzione. L'assurda chiusura mentale e protezionistica dei popoli che credono di non avere bisogno degli altri perché si pensano migliori portano immobilismo, ignoranza e autodistruzione.
-Quindi noi siamo uguali perché entrambi siamo diversi.
-Esatto! E' facile, visto? Te l'avevo detto!
-Ma tutto questo bel discorso... Ma che c'entra con la visita dalla psichiatra?
-Cristian crede che io sia pazza. Idem sarà per la psichiatra. Sono chiusi mentalmente e partono già con la consapevolezza dell'arrivo. Non vogliono imparare. Loro già sanno. Come i comunisti. Pertanto non ho possibilità di evoluzione. Di essere accettata. Sono diversa e come tale qui, oggi, devo essere estirpata, cancellata o resa conforme. E lo faranno con ogni mezzo, anche con le medicine che ti fondono il cervello. Devo essere conformata. Se non è comunismo questo... E' la stessa cosa dell'inquisizione cristiana: o preghi Dio o rogo. Altro non può esserci.
-Ti prometto che non permetterò a nessuno di metterti sul rogo. Io verrò con voi e starò sempre accanto a te. Te lo prometto.
-Io... Non prenderò nessuna medicina!
-Va bene. Nessuna medicina. Nessuno ha mai detto che tu debba prenderle. Si diceva solo di fare quattro chiacchiere.
-E tu mi starai accanto? Sempre?
-Sì, te l'ho promesso.
-Va bene. Voglio crederti.
-Ora sei tu quella chiusa mentalmente. Perché non dovresti credermi?
-Hai ragione. Sarà quest'atmosfera di diffidenza che mi ha contagiata.
-Vieni qui, abbracciami!
Cristian irrompe aprendo la porta:
-Venite qui piuttosto, quest'affare pesa!
Emily fa un balzo indietro:
-Cos'è quello?!
-Tranquilla, Emily. E' una rete per il letto, per il tuo letto. Si mette sotto al materasso e lo regge, così non dormi più per terra, ma sollevata.
-...Sotto... Ah, forse ho capito.
-Che pensavi?
-No, scusa... E' che dopo il discorso che abbiamo appena fatto... Insomma visto così, dritto sembrava una specie di gabbia, una porta di ferro per... bloccarmi in qualche stanza.
-Ma no tesoro, no, no! Mai! E' solo per farti dormire più comoda.
-Sì, ho capito, credo. Mi sono solo un po' spaventata, sai non si usano più da talmente tanto.
-Beh, per la verità neanche "noi antichi" le usiamo più queste in ferro. Oggi le fanno di legno. Solo che questa l'avevamo già pronta...
-Avete finito il gossip temporale e mi date una mano?
-Arrivo, Cris, arrivo. Quanta fretta.
-Sei tu quella che aveva fretta di averla, no?
-Sì, sì. Uomo lamentoso.
-Donna lagnosa.
-Certo che voi due siete proprio la coppia perfetta.

A cena Emily non vede l'ora di esporre la sua idea a Cristian, anche se sa già che non la prenderà bene e farà mille obiezioni.
-Cristian sai... ho trovato, forse... una possibilità per me... per... togliere il disturbo.
-Tu non disturbi cara. Qui puoi stare quanto vuoi.
-Sì, a parte il fatto che mi rimbambisci il figlio...
-Papà, tu non hai capito nulla! Emily viene veramente dal futuro!
-Mangia e zitto, tu.
-Despota e tiranno.
-E queste da dove ti escono?
-Mi obblighi ad andare a scuola? Cavoli tuoi! Così imparo la rivoluzione! Se tu mi lasciavi nella mia beata ignoranza...
-"Se tu mi avessi lasciato". Visto che ignorante lo sei ancora?
-Cris! Emily ti stava parlando.
-Sì, scusa. Dicevi?
-Sì, ecco... Io credo di poter lasciare un messaggio. Un messaggio che arriverà nel futuro.
-Ritorno al futuro parte seconda. Me lo ricordo. Carino. E a chi mandi la lettera?
-Non è una lettera. E' un messaggio elettronico. Una e-mail. A V-care. Oggi si chiama ancora Vodafone. Ci sarà anche nel mio tempo. Loro lo tengono in archivio e, alla data prestabilita, la consegneranno al PC di mio fratello. Lui non cadrà e io non tornerò indietro nel tempo.
-Un paradosso. Come fai a essere qui ora se poi, mandando questo messaggio, tu non sei mai venuta qui?
-Perché non l'ho ancora mandato.
-Quindi nel momento in cui tu lo mandassi dovresti sparire all'istante.
-Boh? Almeno in teoria...
-Ma se tu sparissi nessuno avrebbe potuto immaginarsi di mandare quel messaggio. Quindi ricompariresti.
-Ma... Io che ne so? Non sono uno scienziato! Ma proviamoci! E che cavolo! Che ti costa?
-Mi costa una figura di merda micidiale di fronte ad una multinazionale miliardaria.
-Cris! Il linguaggio!
-Ma... Ma... Cazzo! Comunista medievale ottuso!
-Comunista?
-Mami, Emily ha detto "cazzo".
-Ho sentito, Lele. Gliel'ho insegnato io. Tu non ripetere.
-Ah! E poi sono io che ho il linguaggio volgare?
-Ma voi dovreste essere i miei esempi. Lo dicono sempre a scuola.
-Lele, zitto!
-Abbasso l'oppressione! Mi potete togliere la vita, ma non mi toglierete mai la libertà!
-Lele!
-Ma che è stasera? La rassegna del cinema di Brescia? Ritorno al futuro, Braveheart... A me sembra di essere sul set de "La cena dei cretini".
-Cristian! Allora! Tutti zitti! Parlo io! Tu Lele basta parolacce! Noi siamo grandi e ci è concesso! Tu vedremo quando crescerai! Tu Cristian invece farai ciò che vuole Emily, come Emily farà le verifiche che le hai richiesto! Io inoltre vi accompagnerò e sarò un tranquillo arbitro per sedare le vostre ovvie divergenze.
-Meno male che devi essere tranquilla...
-Zitto! E mangia! Ci ho messo un'ora per preparare la cena! Mi fate il favore di gustarla in pace, sennò domani scatolette fredde!
-Un'ora... Medievali!
-Ti ho sentita, sai? Zitta anche tu!
Finalmente le parole si placano e gli unici rumori che riempiono la stanza sono quelli delle posate. Emily alza furtivamente lo sguardo dal piatto e sorride a Michelle, la quale risponde allo stesso modo cercando di non farsi notare da Cristian.


Capitolo VI - Chi sono i veri matti?


L'indomani, dopo avere lasciato Emanuele a scuola, il trio si reca dapprima in questura. Dopo la classica attesa ingiustificata, la verifica è presto fatta. Nessun carico pendente. Nessuna denuncia di persona scomparsa corrispondente a Emily. Cristian la indica come persona priva di memoria in carico a sé, nel caso qualcuno la segnalasse.
La tappa successiva prevede la visita presso lo studio della psichiatra. Nessuna attesa e la dottoressa Romina riceve i suoi ospiti.
-Ciao Romi! Quanto tempo!
-Buongiorno Cristian! Che piacere rivederti!
-Lo immagino... Ciao Romina, ti ricordi di me? Sono Michelle, SUA MOGLIE.
-Oh, cara, non potrei mai scordarmi di te. E tu devi essere...
-Emily. Io sono Emily. La pazza.
-Cara, qui nessuno è pazzo. Diciamo che c'è qualcuno un po' più stressato di altri. Su, accomodati.
-Da sola?!
-Sì, Romi, anch'io volevo assistere se non ti dispiace.
-E anch'io, se non disturbo troppo i vostri piani.
-Oggi terapia di gruppo? Se Emily è d'accordo, io non ho nulla in contrario.
-La tua Romi non sa neanche l'italiano: "se Emily FOSSE d'accordo". Eppure è tanto laureata...
-Shh! Non farmi far figure!

Lo studio è quanto di più freddo e impersonale ci possa essere. O forse è proprio la rappresentazione perfetta della personalità di Romina. Muri bianchi che necessiterebbero di una rinfrescata e pavimento in marmo lucidato. Sulla parete dietro alla poltroncina e alla scrivania essenziale e disordinata due piccole stampe da mercatone, troppo piccole rispetto all'enorme bianco della parete, si mostrano come un abbellimento forzato e mal riuscito proposto solo per zittire i critici. In un angolo un mobiletto basso di fattura economica, che ricorda molto quei ripostigli improvvisati da balcone, regge una cornice semplice che contiene la laurea della dottoressa: è appoggiata lì in attesa di essere rimessa al suo posto poco più sopra, dove un evidente foro circondato dalla mancanza di intonaco ne indica il posizionamento originario.
Sopra la porta di ingresso un orologio tondo minimale, non più grande di un piatto da dolce, assolve il suo compito e ricorda di non dilungarsi in futili chiacchiere. Sulla parete opposta un vecchio termosifone ingiallito fa bella mostra di sé appena sotto le tendine chiare direttamente attaccate ai serramenti della finestra. Queste ultime sono completamente aperte e mostrano la cosa più calda presente in quello studio: la facciata del condominio di fronte dove un paio di balconi hanno fiori colorati.
L'atmosfera di quell'ambiente stizzisce Emily che reagisce stringendo forte il giubbotto che tiene tra le braccia. 
-Ecco un'altra sedia. Allora Cris mi piacerebbe sentire un po' di tue notizie, ma fra meno di un'ora ho un altro colloquio e quindi direi di entrare subito nella questione. Mi dicevi che...
-Che Emily sostiene di essere arrivata qui dall'anno 3011 e di non appartenere a questa epoca.
-Emily cos'hai da dire su quello che hai appena sentito da Cristian?
-Che si è inventato tutto solo per vederti e io sono solo una ragazza normale nata in questo secolo.
-Emily!
-Cris, faccio io. Emily l'accordo era: tu segui Cris e Cris segue te.
-Non voglio finire drogata da chissà quali intrugli barbari e rinchiusa chissà dove!
-Nessuno ti obbligherà a prendere nessuna medicina, te lo prometto. E non ti rinchiuderanno. Ci sono io qua.
-Me lo prometti?
-Te l'ho già promesso. Noi siamo amiche.
Emily fissa intensamente gli occhi di Michelle.
-...D'accordo. Io... Io sono Emily Dàmetri. Sono nata nel 2950. Nell'anno 3012, e non nel 3011, mi sono introdotta illegalmente in uno strumento che può inviare materia solida nel passato. La mia destinazione doveva essere il ventuno giugno del 3011, il giorno in cui mio fratello è morto, ma ho sbagliato qualcosa e sono finita qui, nell'ottobre 2011. Sono abbastanza pazza, dottoressa?
-Te l'ho già detto: qui nessuno è pazzo. Perché volevi tornare al giorno della morte di tuo fratello?
-Romi, non hai fatto i conti? Lei avrebbe sessantadue anni!
-Cris questo è il mio studio. Le domande le faccio io. Quello è irrilevante. Allora Emily, perché volevi tornare al giorno della morte di tuo fratello?
-Io... Io volevo impedire che morisse. Volevo fermarlo in tempo. Così sarebbe ancora vivo. Io lo amavo tantissimo e... e mi manca tanto. Eravamo gemelli. Io e lui siamo stati sempre insieme, sempre! Mi manca tanto... Non riuscivo più ad andare avanti... e ora... Ora è pure peggio! Sono in guaio enorme e non so come uscirne. E inoltre, se sono qua, è perché nessuno mi crede. E non voglio finire chiusa segregata!
-Non finirai segregata, almeno finché non farai qualcosa di pericoloso o contro la legge. Quindi calmati. Comprenderai che la tua storia è alquanto inverosimile e difficile da credere, no?
-Nel 1011 la Terra era piatta, si moriva per una ferita infetta e occorrevano settimane di cammino per andare dal nord al sud dell'Italia. Se tu gli avessi detto che la Terra è tonda, che le ferite si curano e che si può raggiungere il sud in un'ora volando, cosa avrebbero pensato di te?
-Giusta osservazione. Come pensavi di tornare?
-Non pensavo di tornare. Dovevo arrivare da mio fratello. Salvarlo e continuare la vita da un punto nel tempo indietro di qualche mese rispetto a quello da cui sono partita.
-Hai qualche prova tangibile che possa sostenere la tua tesi? Un oggetto tipicamente futuristico o... dimmi tu.
-Non ho nulla. Sono arrivata qui nuda. Non potevo portare nulla con me nello strumento. Rischiavo la fusione molecolare. Ho trovato un vecchio vestito appena arrivata, l'ho indossato e poi sono stata trasportata all'ospedale dove ho conosciuto Cristian.
-E cosa puoi dirmi del futuro? Qualche cosa di spettacolare che ancora oggi non immaginiamo, oltre al viaggio nel tempo. Ecco! Che energia usate, quale fonte energetica?
-A livello locale ci sono tante piccole realtà a seconda del luogo e della convenienza ambientale, molte le conoscete già oggi: solare, eolico, nucleare...
-Ancora il nucleare? Credevo fosse anti-ecologico e molto pericoloso.
-Il nucleare è molto ecologico. La tecnologia di questo tempo è primitiva in merito e non possiamo gestirlo a dovere ora. Dobbiamo investire nella ricerca e avremo parecchi risultati. Tuttavia la fonte principale è la geospaziale.
-Geospaziale? Cos'è?
-In questo tempo è un po' difficile da spiegare, ma... La Terra, come la luna e tutti i pianeti, girano. Attacchiamoci un generatore: energia infinita e pulita.
-Una dinamo spaziale! Interessante. E della fame nel mondo che mi dici?
-Antichità. Tutti avranno di che mangiare a sufficienza. Anche i poveri.
-Quindi i poveri esistono ancora.
-Sì, ma non sono come li immaginate oggi. L'essenziale ce l'hanno anche loro. Era il DNA dei ricchissimi che difettava e permetteva loro di accaparrare e basta. Le modifiche apportate su quei genomi, associata all'incremento della ricchezza della classe media che era più propensa all'aiuto verso i poveri in quanto ex tale, ha aiutato a sopprimere la miseria. Nel 3000 i poveri sono persone che hanno meno, ma dispongono comunque del necessario e anche qualcosa di superfluo.
-Un mondo idilliaco.
-Un mondo evoluto. Ieri sera nella televisione ho visto un report sulle barche dei ricchi. Navi, non barche! Che costano tanto denaro quanto il bilancio di una Nazione! E che consumano e inquinano di conseguenza. Un inutile spreco, destinato ad un utilizzo saltuario di qualcuno molto ricco, ma altrettanto difettoso. Quella persona avrebbe potuto spendere quel denaro in mille altri modi più saggi e consoni all'evoluzione.
-Quindi nel futuro niente più yacht?
-No, gli yacht ci saranno e saranno anche di più rispetto ad oggi. Ma generalmente di dimensioni e costi più contenuti. E' giusto che chi abbia denaro lo possa spendere come vuole. E' ingiusto che lo spenda solo per sé. Perché anziché un maxi yacht un ricco non ne prende uno più piccolo, che comunque sempre bello e comodo è, e il resto lo investe ad esempio in un centro di ricerca sulle malattie o sullo sviluppo energetico? Questi sono i pazzi! Loro hanno la possibilità e non lo fanno! Mentre esistono persone che hanno l'ingegno e lo spirito di fare, ma non hanno i mezzi economici.
-Sembra un comizio comunista.
-MA SEI PAZZA TU?! E' proprio l'opposto del comunismo! Il comunismo non esiste più! E' destinato a morire! La storia lo ha dimostrato: non ci si evolve col comunismo! Io posseggo del denaro in più di te e non so che farci. Lo investo dandolo a te che invece sai che farci, ma non ne hai. Il risultato è un ritorno di denaro per entrambi e benessere per tutta l'umanità. E' capitalismo collaborativo progressista. E' una spinta verso la migliore delle civiltà. Non c'è più la ricerca dell'eccesso in termini di possedimenti. C'è la consapevolezza che stare bene in due è meglio che stare bene da soli. Qui, oggi, i ricchi godono a vedere i poveri fare una vita misera. Sono geneticamente difettosi. In futuro capiranno che se tutti stessimo meglio anche loro ne guadagnerebbero! E non perderanno i loro lussi, anzi! Potranno goderne di più e senza timore, poiché diminuiranno invidie e ripicche: se stessimo bene entrambi a chi importerebbe che tu hai tre case e io solo una?
-Ma perderebbero i simboli del potere.
-Ma non è potere! E' l'errata convinzione di essere migliori solo perché si è più abbienti. E' incapacità di apprezzare la diversità. Oggi c'è ancora il razzismo, vero? Questo è razzismo! Razzismo verso i poveri. Se non è antico il razzismo...
-E... a malattie come state?
-Debellate. La genetica ha migliorato tutto. Non ci sarà più sofferenza per malattia. Solo chi rifiuta la genetica soffre fisicamente. La genetica ha limato anche tutte quelle differenze inutili e deleterie della natura tipo l'obesità o l'altezza delle persone.
-Cioè?
-Guarda me. Fisico asciutto, formosa dove serve e altezza circa un metro e settanta. E' lo standard femminile.
-Vuoi dire che saremo tutti uguali, persino nell'altezza?
-Solo chi lo desidera. Lo standard ha una possibile variazione di quattro centimetri circa. Quindi una donna prevista donna avrà un'altezza compresa da un metro e sessantotto a un metro e settantadue.
-Prevista donna?
-Sì, vuol dire che i genitori ne possono scegliere il sesso durante le prime settimane della gravidanza.
-Ah. Continua.
-L'altezza standard per gli uomini è invece di un metro e settantotto. Due più, due meno.
-Destinate ad essere inferiori all'uomo sempre. Che futuro gramo.
-Nooo! Non hai capito! Non siamo inferiori: l'abbiamo scelto perché ci va bene così. Si armonizza la coppia.
-Allora, aspetta. Regoliamo l'altezza e ci piace stare più in basso degli uomini?
-No. Non è che la regoliamo, non abbiamo le ossa elastiche. Ma poiché in generale le donne usano le scarpe alte avere l'altezza un po' inferiore agli uomini ci porta giuste giuste al pari degli uomini, in modo che la coppia sia bene equilibrata.
-E non avremmo potuto essere tutti alti due metri?
-E' spazio sprecato! Che te ne fai di tanta altezza? E' scomoda, fuori misura, tutto andrebbe riadattato. Pensa ai letti, all'altezza dei soffitti, allo spazio nei veicoli pubblici e privati. La troppa altezza è uno spreco in tutto. Persino in materie prime per fare abiti! Non serve. Per di più a livello estetico gli alti sono spesso sproporzionati: braccia troppo lunghe o troppo corte rispetto al corpo, andatura curvata in avanti, piedi enormi... L'altezza è il problema di chi cambia sesso. Uomini un po' più bassi e donne un po' più alte sono persone che solitamente prima erano dell'altro sesso.
-Ferma. Quindi cambieremo anche sesso come cambiamo ora il colore ai capelli?
-Beh, non proprio come i capelli, ma diciamo che è molto più facile e dà risultati che oggi non sono realizzabili. L'unico neo è l'altezza: modificarla dopo richiederebbe la rigenerazione di tutto il corpo e sarebbe, oltre che costoso, eccessivo.
-"Eccessivo". Almeno avete anche voi qualche limite, cominciavo a preoccuparmi.
-Preoccuparti per cosa? E tutto molto meglio di ora. Gli individui sono più felici, si vive meglio, più a lungo e la miseria non c'è più. Di cosa devi preoccuparti?
-Proprio dell'individuo. Tu mi parli di anti-comunismo, ma fate di tutto per essere uguali. Non ti sembra un controsenso? Un individuo è tale perché unico.
-Ma proprio perché unico, e quindi solo, è necessario che riesca ad interfacciarsi meglio con gli altri e lo fa come meglio crede! Se tu potessi avere un fisico da modella, lo rifiuteresti perché così assomiglieresti ad altri milioni di donne? Nei secoli che verranno abbiamo acquisito la capacità di apprezzarci molto più di oggi per le nostre qualità interne, grazie alla genetica che ha debellato i difetti estetici ovvero la disuguaglianza fisica. L'individuo è diverso dentro e l'uguaglianza esteriore ha permesso di esprimere al meglio quanto abbiamo dentro. Questo ci ha dato una libertà interiore senza precedenti, la libertà di vivere senza complessi, senza grandi dubbi su noi stessi, senza sentirci inferiori. La libertà di amare e essere amati senza invidie, senza astio, senza doppi fini. La libertà di non avere paura del prossimo.
-La libertà di essere uguali.
-Se questa creasse felicità, allora sì. Anche la libertà di essere uguali, ma solo fuori. Dentro ognuno è diverso e apprezzabile per ciò che ha di buono. Qualcuno che fuori sembra uguale a te ti rivelerà poi che dentro è molto diverso e avrà sempre qualcosa da insegnarti.
-Sai che mi sconvolgi?
-Se ti occorresse uno psicologo fai presto: nel futuro saranno pochissimi e più che altro associati alla ricerca, non alla cura degli psico-difettosi.
-"Psico-difettosi". Questo tuo parlare degli esseri umani come se fossero macchine mi terrorizza.
-Lo so. I medievali considerano la genetica aberrante. Dite "dobbiamo rimanere tutti diversi, come ci fa la natura!". E che ne ricavate? Odio, razzismo, invidia, repressione interiore, infelicità... Aggiungi tu il resto che lo sai meglio di me. Comunque il corpo umano "è" una macchina. Solo che oggi non sappiamo ancora ripararla bene. L'individuo invece è la sua anima interiore, la sua personalità, la sua mente. Al di là dei termini che si usano, la realtà è come ho detto io. O sbaglio?
-Di sicuro hai sbagliato periodo: il medioevo era parecchi secoli fa. Noi non siamo medievali.
-Intendo Medioevo Tecnologico. E' così che nel futuro definiamo il periodo dal ventesimo secolo al ventiduesimo circa. Lo abbiamo paragonato al medioevo perché indica un'età buia, nonostante i tanti progressi tecnologici. Buia a causa della mancanza di lungimiranza. Se non fosse buio forse vedreste meglio dove occorre arrivare. Invece al buio non vedete bene e guardate solo vicino e quindi voi stessi. Siete egoisti e ottusi. E qui ho detto proprio voi. Mi dispiace: io non sono così.
-Emily... tu capisci che i viaggi nel tempo sono impossibili?
-Sono impossibili oggi. Se tutti cercassimo di attenerci solo al già fatto non ci sarebbe l'innovazione. L'impossibile di oggi è il quotidiano di domani. Prova a portare un cellulare o un'automobile di fronte al senato dell'Impero Romano! Cosa ti direbbero? Probabilmente saresti una strega da buttare ai leoni. Ora mi getterete nelle segrete?
-... Va bene. Abbiamo finito. Mi lasciate parlare un po' con Cristian? Grazie.
-Emily vieni con me, tesoro. Aspettiamo di là.
Emily annuisce e esce dalla stanza con Michelle prendendole la mano, quasi come fosse l'imputata di un processo che si ritira in attesa che la giuria proclami la sentenza.
Cristian e Romina rimangono soli nello studio.
-Sono stupita! Tua moglie ci ha lasciati qui da soli senza fiatare.
-Romi lascia perdere l'ironia. In questo momento mi preme ben altro. Allora? Che ne pensi?
-Che ne penso? Penso che prima di tutto io sono una psichiatra, non una psicologa.
-Lo so benissimo, ma di sicuro sei più ferrata di me in materia. Quindi?
-Quindi... sono sicura al novantanove percento che non mente.
-Vuoi dirmi che credi che venga dal futuro?!
-Non ho detto questo. Voglio dire che lei non sta mentendo. Lei è assolutamente certa di quello che dice. Per lei è la verità. Se stesse mentendo consapevolmente gli occhi, i gesti, la voce e altri dettagli in ciò che raccontava l'avrebbero smascherata. Forse solo un agente della CIA bene addestrato avrebbe potuto recitare una tale parte mentendo consapevolmente. 
-Quindi mi stai dicendo che lei è proprio convinta di venire dal futuro, ma che, secondo te, non lo è. Insomma è pazza.
-Cris sei un dottore. Non si dice pazza. Io direi piuttosto che soffre di una fuga dissociativa molto molto accentuata.
-Un disturbo dell'identità insomma.
-Una fuga dall'identità. Le deve essere successo qualcosa, qualcosa di traumatico, che lei nel suo racconto identifica nella morte del fratello. Questo trauma l'ha fatta scappare dalla realtà e piombare in questa specie di sogno a occhi aperti dove lei è quello che vorrebbe essere.
-Cure?
-Medicine non ne prenderebbe mai, inoltre non saprei come prescriverle, visto che non sappiamo chi sia. Quindi si può solo aspettare. Aspettiamo che prenda coscienza del mondo reale un po' alla volta. In genere questi disturbi passano anche senza medicinali. Quelli servono solo ad accelerare il processo e a mitigare lo shock che avrà quando capirà qual è il mondo vero.
-E' pericolosa?
-Ne dubito. Anzi piuttosto il contrario: sono i deboli che subiscono passivamente questi traumi e si lasciano travolgere. Invece i forti che sembrano superarli facilmente sono quelli pericolosi che quando meno te l'aspetti esplodono con tutta la rabbia che hanno accumulato dentro. Lei può essere pericolosa solo a se stessa nel momento in cui decidesse di non accettare la realtà.
-Capito. Mille grazie, sei stata gentilissima, come sempre.
-Di nulla. Mi fa piacere vederti ogni tanto. Fatti sentire, però, non solo quando hai bisogno.
-Va bene. Hai ragione. Ciao.
-Ah, Cris!
-Sì?
-Sai cosa non mi è chiaro? L'accuratezza dei suoi racconti. E' precisa, sistematica e tutto ha una sua logica, sebbene può apparirci strana.
-Cioè?
-Cioè non capisco come abbia fatto ad inventarsi una storia così precisa, dettagliata. Avrebbe dovuto stare dieci giorni di fila a pensare come incastrare i pezzi del suo puzzle senza far saltar fuori contraddizioni e incongruenze. Ma se lo avesse fatto saprebbe di stare mentendo. E questo ti ho già detto che non mi sembra possibile.
-Sarà una brava attrice.

Congedatosi dalla psichiatra il trio sale in auto. Michelle è la prima a rompere il silenzio che gli altri due mantenevano un po' per timore e un po' per rispetto.
-Allora?
-Allora che?
-Allora cosa pensa di Emily, mi pare ovvio.
-Pensa che... pensa che non stia mentendo.
-Oh! Meno male che c'è qualcuno in questo mondo antico che ha un briciolo di buonsenso!
-Emily calmati. Conosco Cris: non ci ha detto tutto. Vai avanti.
-Non sarebbe meglio parlarne in privato io e te?
-Non so se ne ha sessantadue o venti di anni, ma in ogni caso è maggiorenne. Quindi spara, stiamo parlando di lei. E' giusto che sappia.
-Uff... Allora: non è pericolosa. Almeno per noi. Potrebbe esserlo per se stessa. Non mente. Consapevolmente. Ma potrebbe farlo a seguito di un trauma subito. Quindi è una svitata onesta, ma rischia di farsi male.
-Quindi lei è crede di venire dal futuro a tal punto da esserne convinta. E quindi quello che dice, per lei, è la verità. E' questo che intendi?
-Esattamente.
-Scettici fino all'ultimo! Ma che devo fare per convincervi?
-E che vuol dire che potrebbe essere pericolosa per se stessa?
-Che il giorno che dovesse svegliarsi da questa specie di sonno potrebbe subire uno shock e... tentare cose folli.
-Hai visto che alla fine sono pazza? Folle ne è sinonimo!
-Emi. Quieta. Quindi ora?
-Quindi ora, visto che a te piace tanto, e anche a Lele, ce la teniamo per un po' e vediamo dove va a finire 'sta storia.
-Sii! Niente medicine né matticomio!
-Emi, tranqui.
-Non sono Emi. Sono Emily!
-Scusa tesoro, hai ragione. Emily. Beh, senti, per me lo sai non c'è nessun problema a farla restare da noi. E ora andiamo.
-Grazie Michelle. Sei sempre così generosa e bendisposta verso di me. Grazie.
-Andiamo.
L'auto parte e inizia il percorso verso casa.

Una volta arrivati Emily si rende conto che non è dove pensava di stare andando.
-Ma... Questa è casa vostra!
-Sì. Non ti abbiamo appena detto che starai ancora qui?
-Cristian! Volevo dire che dovremmo essere da V-care! Non dovevamo andare là?
-Emily...
-Cris, faccio io che è meglio. Emily è quasi ora di pranzo. Inoltre anche oggi Vodafone è una grande azienda multinazionale. Non puoi presentarti all'ingresso e pretendere di parlare col responsabile... di un servizio che oggi ancora non esiste! Ora mangiamo, dopo pranzo facciamo qualche telefonata e vedremo di prendere un appuntamento con chi potrebbe accogliere la nostra richiesta.
-Nostra? Sua!
-Cristian! Dicevo, non possiamo andare allo sbaraglio. Visto quanto c'è in gioco valutiamo bene le mosse. Te l'ho promesso che ci andremo. Se non fosse oggi, sarà domani o dopodomani.
-Hai ragione Michelle. Grazie anzi per tutto ciò che fai. Grazie tantissimo. Aspetterò l'appuntamento.
-E immagino che toccherà a me chiamare e spiegare che dobbiamo fare, vero?
-Così erano gli accordi Cris.
-No! Gli accordi erano che io ce l'avrei portata! Non che dovevo chiamare io e spiegare una richiesta che non sta né in cielo né in terra!
-Piantala lamentone! Ora tutti in casa!

Nel pomeriggio Cristian torna al lavoro e con la scusa dell'impegno non riesce a contattare nessuno. Avvisa Michelle, la quale si impegna a fondo e, grazie anche ad un conoscente che vi lavora, riesce ad ottenere un appuntamento con un responsabile del servizio clienti di Vodafone il lunedì successivo.
Emily felicissima fa di tutto per aiutare Michelle nelle sue faccende. Fa la spesa, piega la biancheria, riordina la casa. Cerca anche di stirare e cucinare, ma le riesce abbastanza male per via della diffidenza che mostra verso il fuoco, le pentole arroventate e il ferro da stiro caldo. Michelle la prende in giro amorevolmente per questo e lei non frena le sue risposte basate sempre sull'essere antica e preistorica e incurante della sicurezza.
Michelle avrebbe voluto avere una figlia femmina, ma complicazioni alla nascita di Emanuele le avevano impedito di avere altri figli. Quella ragazza, sebbene fisicamente adulta, per la sua spontaneità e ingenuità le ricorda spesso una bambina e questo la intenerisce e soddisfa nello stesso momento. E' come se fosse tornata a fare la mamma di un bimbo piccolo, ma con i vantaggi di averlo già grande. Per di più femmina. Da quando Emanuele aveva raggiunto i sette/otto anni di età lei si era trasformata solo in una casalinga. Non si sentiva più la mamma impegnata da tutte le necessità del proprio figlio. Lui cresceva e diventava sempre più indipendente e sentimentalmente egoista sebbene senza colpa. La crescita è anche questo e lo "svezzamento affettivo" fa parte della vita. Qualcuno dice che sia una liberazione non dovere più essere appiccicato in ogni istante ai bisogni della prole. Ma in realtà le madri vivono questo fastidioso distacco con parecchia sofferenza e spesso non riescono più a ritrovare un loro equilibrio interiore e uno scopo di vita, finendo per essere solo degli automi per la pulizia e la gestione della casa o divenendo sciacalli sul lavoro. Prima dai vita, accudisci e cresci un essere umano che dipende completamente da te. E la crescita te lo porta via in una specie di gioco crudele dove sembra che tutto ciò che hai donato ed ottenuto ti venga ingiustamente rubato lasciandoti per di più invecchiata e imbruttita, senza nemmeno la possibilità di tornare allora ad essere una spensierata ragazza che si diverte passando da una discoteca ad una birreria, da un viaggio ad incontro con le amiche, o all'impegno di ricercare nuove sfide professionali messe da parte durante la gravidanza.
Michelle ama suo figlio. Ma lui ora non ha quasi più bisogno di lei. Emily ha bisogno di tutto. Soprattutto di essere amata. E sa ricambiare teneramente.

Capitolo VII - Desiderio di sbagliare.


I pochi giorni del weekend sono vissuti serenamente. Lo scetticismo di Cristian ogni tanto riaffiora sotto forma di battuta quando Emily viene assalita dalla foga di sapere di Emanuele, ma lei non si lascia irritare.
Emanuele le sta sempre molto vicino attratto non solo dalla bellezza della ragazza. Michelle capisce subito che quella sarà sempre ricordata come la prima vera cotta di Emanuele e non sa se sia un bene o un male. E' certa solo del fatto che non sappia come agire e quindi lascia che le cose proseguano da sole. Emanuele dal canto suo, incapace di confrontarsi a casa con altri che non siano i genitori, come spesso accade ai figli unici, è travolto completamente dall'uragano Emily: una bella giovane che parla la lingua della fantascienza ed è sempre lì in casa sua. Per lui è la più meravigliosa delle fortune e anche prima di andare a letto non manca di passare ad augurarle una buona notte con un saluto ben più lungo del normale.

L'appuntamento del lunedì è a metà mattina e, per di più, presso la sede di Milano. Per arrivare in orario occorre alzarsi di buon ora. La sera prima Emily insiste affinché Michelle venga con lei e Cristian, cosa che farebbe piacere anche a Michelle, ma Emanuele deve andare a scuola e la madre ricopre ancora il noioso compito di svegliarlo e prepararlo all'uscita. Emanuele allora prende la palla al balzo e chiaramente insiste per poter saltare un giorno di scuola e accompagnarli, proposta subito respinta dal padre. Il figlio capisce che per Emily è importante che ci sia anche Michelle con lei e prende la sua prima decisione da grande: "mamma, sono abbastanza grande per alzarmi quando suona la sveglia, lavarmi, vestirmi, fare colazione, uscire e chiudere casa da solo. Voi andate tutti". I genitori a quella affermazione enunciata con tanta sicurezza accettano. Il loro bimbo si sta facendo grande e sanno che possono fidarsi. Emily in risposta gli regala un bacetto sulla guancia che rende il giovanotto tronfio d'orgoglio pur colorando di rosso il suo visetto ancora da bimbo.

La mattina seguente i tre escono silenziosamente e si avviano in direzione Milano.
Il viaggio è tranquillo e il silenzio appena disturbato da un po' di musica proveniente dall'autoradio e dalle singhiozzanti indicazioni del navigatore che suscitano in Emily continui sorrisi che assomigliano più a risate trattenute. Cristian non coglie la provocazione e continua a guidare senza proferir parola, fino a qualche chilometro dopo Bergamo dove il traffico si intensifica e iniziano le code. A quel punto lo sbuffo è inevitabile.
-E che palle 'sto traffico! Ma possibile che quattro corsie non bastino?!
Emily non aspettava altro:
-Eh, caro Cristian, la dimensione delle strade non è l'unica causa del traffico. Conta molto anche il comportamento dei veicoli!
-E miss genialità 3011 cosa consiglierebbe?
Michelle alza gli occhi al cielo e si raddrizza sul sedile incrociando le braccia, rassegnata ad ascoltare passivamente l'ennesimo scontro oggi/domani che sta iniziando.
-Io non consiglio niente. Io analizzo i fatti. I fatti storici e matematici. Primo: dovreste già avere la tecnologia per fare andare le automobili da sole. Usatela! Non serve che l'uomo guidi. Tutti arriveremmo più rilassati e il computer non farebbe incidenti. Secondo: il problema principale di questo traffico è il sorpasso.
-Il sorpasso? Ma se siamo in coda? Che devi sorpassare?
-La coda si forma proprio a causa dei sorpassi. Lo sanno anche i bambini! Se tutti andassimo alla medesima velocità e non sorpassassimo il flusso non avrebbe intoppi e la velocità media si eleverebbe. Chi sorpassa crede di guadagnare tempo sull'immediato perché vede dietro chi prima aveva avanti, ma costringe il sorpassato, che è partito prima, a trovarsi davanti un'auto in più: quella che lo ha sorpassato. E questo lo costringe a rallentare perché ha un ostacolo maggiore e, il rallentamento, si trasmette a chi gli sta dietro e così via. Moltiplicando questa causa per tutte le auto che sorpassano si ottiene questo effetto: la coda e la velocità zero. Al solito qualche difettoso genetico che vuole scavalcare gli altri crea malessere per tutti, compreso se stesso. Eliminate i sorpassi: eliminerete metà del traffico.
-Sì, bella questa. Dove l'hai sentita? Guarda che il traffico c'è perché ci sono troppe auto. E noi stiamo creando un po' di quel traffico per una sciocchezza.
-Questa, testone, è matematica! Mica un'opinione! Pensa ad una bottiglia che devi svuotare: se l'acqua che è nella parte del fondo volesse uscire prima di quella che è vicino al collo si creerebbe un rallentamento del flusso. Se invece facessi uscire chi è più vicino all'uscita tutto filerebbe liscio. Come l'acqua!
-Semmai è "liscio come l'olio". Comunque non sono convinto.
-Non sei mai convinto di niente! Quando capirai che non devi mai dare nulla per scontato? Apri la tua mente, non fossilizzarti su idee e preconcetti già acquisiti e mai messi in dubbio. Abbi dubbi! Stimola la tua curiosità! Cerca fuori dagli schemi!
-Ma se tu parli sempre di come siete uguali! Se non siete schematizzati voi "futuristi"...
-Ma "noi" i nostri schemi li abbiamo acquisiti dopo averne valutati diversi e cercando il migliore. Inoltre c'è una costante ricerca che ne tenta altri e, ogni tanto, se ne trova uno migliore. Hai una buona idea? Tienila. Mantienila. Sii coerente ad essa. Ma non smettere di cercarne altre e cambiala non appena trovassi qualcosa di meglio. Non chiuderti alle possibilità. Apri la tua mente a ciò che è nuovo, non rifiutarlo a priori. Assaggialo, testalo e valutalo con attenzione. Potresti rimanere stupito in positivo.
-Dai che ci si muove un po'. Speriamo di arrivare presto.

Una volta arrivati a destinazione l'elegante sede di Vodafone li accoglie con gentilezza, ma c'è un problema: Emily non ha documento e senza non si può passare poiché la sicurezza impone che tutti siano registrati. Cristian e Michelle insistono affinché si possa procedere ugualmente. L'impiegato all'ingresso contatta l'interessato che dopo alcuni minuti manda la propria vice ad accompagnare il trio. Lara, questo il suo nome, raccomanda a Emily di non muoversi da sola all'interno dell'edificio: lei ha il compito di starle appiccicata fino all'uscita.
Il responsabile li accoglie gentilmente e li fa accomodare in una saletta piccola sulla cui porta è appeso un numero che sembra un codice. All'interno una scrivania vuota, una poltroncina sulla quale si siede e tre sedie. Lara rimane in piedi poiché non ci sono altre sedie. Emily, risentita da questo atteggiamento, sbotta nervosa rivolgendosi a lui.
-Ma scusa, ma non può sedersi anche lei? Mi sembra assurdo che debba stare qui a causa mia, perché non ho un documento, e per di più in piedi! Allora mi alzo io e le dò la mia!
Cristian alza gli occhi al cielo e Michelle la redarguisce senza severità.
-Emily, al signore devi rivolgerti con il "lei" e con educazione.
-Non si preoccupi signora! Non blocchiamo l'enfasi giovanile! I giovani sono il futuro! Lara, la signorina ha ragione, prendi una sedia dalla sala riunioni affianco: ce ne sono decine lì dentro.
-Subito.
Pochi secondi e anche Lara è seduta.
-Allora signori Camisi, giusto? Come posso esservi utile?
-Vede signor...
-Fabio. Chiamatemi solo Fabio. Noi qui siamo al vostro servizio e sempre lieti di aiutare i nostri clienti siano essi grandi industrie o privati. Noi senza di voi non ci saremmo. Prego.
-Allora signor Fabio la ragazza qui presente si chiama Emily e vorrebbe farle una richiesta un po' particolare, ecco, se così si può dire.
-Ma bene. E allora non possiamo sentirla direttamente dalla sua voce?
-Vede io preferirei...
-Cristian so parlare, grazie. Io vorrei lasciare un messaggio, una email per la precisione.
-Beh, ma se vuole solo lasciarmi una email perché è venuta fin qui? Me la inviava normalmente.
-No, non è per te. Cioè per lei. Mi scusi, non sono pratica con il "lei".
-No, no, non c'è problema, anzi visto che sei così giovane posso darti del tu anch'io?
-Sì, grazie è meglio. Allora io devo lasciare questa email a una persona, ma questa persona non è... ancora nata.
-Oh, bella! Questa non me l'aspettavo. E io cosa posso fare?
-Vedi Fabio quando questa persona nascerà V-care, cioè Vodafone, ci sarà ancora e farà ancora telecomunicazioni.
-Vichèr?
-Sì, quella che oggi è Vodafone domani si chiamerà V-care.
-Vede signor Fabio, Emily è... diciamo una specie di veggente.
-Ah! E lei crede nell'occulto signor Camisi?
-Chi? Io? No, assolutamente!
-Invece io sì! E sono ansioso di sentire cosa mi vuole dire Emily. Vai avanti, cara.
-Sì, ecco. Insomma dovrebbe essere facile: io vi lascio questa lettera, l'ho scritta su questo foglio, e Vodafone lo tiene nei suoi archivi telematici e alla data che ho scritto provvederà a recapitarla alla email che ho indicato sul foglio. Insomma un semplice invio posticipato.
-Posso guardare il foglio?
-Sì, certo, ecco.
Fabio prende il foglio e legge. Un minuto di silenziosa attesa che pesa come un macigno, per motivi diversi, sia su Emily che su Cristian. Michelle nel frattempo fa una carezza a Emily che sospira vistosamente.
-Dunque, Emily, mi stai dicendo che devo solo mandare questa email tra circa... mille anni?
Lara trasalisce sorpresa aprendo la bocca, ma non dice nulla.
-Esatto. Sì.
-E non devi darmi altro, chessò... allegati, programmi o qualunque altra cosa?
-No. Solo quel messaggio. Basta digitarlo e inviarlo. Ma fra un po' di tempo.
-Perché mentre noi tra mille anni non ci saremo più Vodafone invece continuerà ad esserci, giusto? Come hai detto che si chiamerà?
-V-care. Scritto CARE, come "attenzioni, cura, carezze" in inglese.
-V-care... Bello. Mi piace, suona bene. Va bene Emily. Se è solo questo che vuoi allora... consideralo fatto.
Cristian sussulta:
-Come fatto?!
Emily esulta:
-Sìì!
-Qua la mano Emily! Il tuo messaggio è in buone mani!
-Grazie Fabio! Sei stato gentilissimo! Mi dai una grande speranza! Grazie, grazie mille! Michelle ce l'ho fatta!
-Vieni qui tesoro, fatti abbracciare!
-Va bene, va bene, va bene, ma ora lasciamo lavorare questo signore così gentile, eh? Forza: salutiamo.
-Ma ci salutiamo di sotto, caro signor Camisi: scendo anch'io con voi che mi fumo una sigaretta davanti all'ingresso. Vieni, Lara.
Una volta fuori, davanti all'ingresso, il gruppo si divide. Emily e Michelle salutano calorosamente Fabio e Lara mentre Cristian li ringrazia per aver concesso loro udienza e saluta un po' stranito. Appena si allontanano i due si accendono una sigaretta.
-Ma vuoi veramente tenere una email per mille anni?
-Cara Lara sai da quanto tempo sono inchiodato all'assistenza clienti? Tre anni. Tre lunghissimi anni che non faccio altro che risolvere problemi causati dagli altri se non dai clienti stessi e sentire le assurdità più folli. Tu non hai visto nulla di più che la richiesta di una pazza, vero?
-Beh, direi! Poi sentire te che credi nell'occulto...
-E infatti non ci credo. Ma tu sei chiusa con la testa nelle procedure, nel seguire i moduli! Sei ormai preda del sistema! Non riesci a uscirne! Apri gli occhi! Guarda oltre! Non pensare che puoi fare carriera solo se ti scopi quello giusto! Puoi anche farla eliminando gli avversari.
-Ma io non sono stata assunta perché mi scopavo qualcuno!
-Ma si fa per dire! Sai cos'è una email come questa? E' un kilobyte scarso. Sai quanto ci costa un kilobyte oggi? Meno di questa sigaretta. Molto meno. Sai quanto ci costa la pubblicità? Tanto. Tantissimo. Anzi di più. E quella ragazza mi ha regalato una fantastica idea pubblicitaria: "Vodafone la tua voce nel futuro, Vodafone, il futuro ti ascolta" oppure "ti aspetta". E queste sono solo le prime due che mi sono venute in mente. Pensa ad una nuova funzione dei tuoi sms e email: recapitarli in un server apposito dove puoi lasciare un messaggio a qualcuno nel futuro e il server lo farà partire alla data da te indicata. Magari due sposi che il giorno del loro matrimonio si mandano un MMS con la loro foto che gli viene recapitato sui loro telefonini esattamente dieci anni dopo. Che bel pensiero romantico, eh?
-Sì, e se quelli divorziano prima?
-Che ti frega! Tu devi vendere ora, adesso! Tu adesso lo fai. E paghi. E devi esser cliente Vodafone. Quello che sarà che importa a noi? Vodafone ti dà un servizio che gli altri non hanno! Dobbiamo solo impostare un server e magari fare un'offerta a chi vuole più spazio, a chi vuole mandare allegati pesanti. I ragazzini ne andranno pazzi! Troveranno mille modi per sfruttare una tale funzione. E gli adulti li copieranno per sentirsi giovani o non esclusi dalla nuova moda. Insomma il solito giro. E poi il nome "V-care" assomiglia a "we care". Bello. Bello veramente. La "vi" è una lettera forte, poi.
-Una lettera forte?
-Sì, prova a immaginare una lettera e a dargli una personalità: una "a". Una "a" è rassicurante, è la prima lettera dell'alfabeto, è stabile, con quei piedoni grossi e la punta in alto stretta. Ma è noiosa, priva di novità. Una "effe"... una effe è... moscia. Sembra un fischio mal riuscito. Ffff... Una scorreggia puzzolente. Poi è storta: un palo con un braccio solo da un lato e un altro braccetto più piccolo, come se fosse menomato. No. Decisamente una effe è una lettera debole. La "vi" invece è forte, è importante. Si erge! Ha una punta in basso che cresce forte e ampia e la punta comunque è come un chiodo che puoi piantare con forza, duro, che buca! La "vi", soprattutto maiuscola, è tosta! V-care. La grande "vi" che ti protegge, che ha cura di te. Cosa vuol dire Vodafone? Quel "fone" lì, senza neanche il "ph" che farebbe almeno un po' internazionale... VodafonE. Se lo pronunci all'italiana con la "e" in fondo sembra proprio un formaggio olandese: "mi dia un etto di vodafone che devo fare la pizza stasera". Ma dai! Ma che nome del cavolo è! Anche "voda". Sembra "vuota". Oppure un negro che propaganda politica "Voda guesto, voda guello, badrone". Ma dai, ma che marketing da cioccolatai abbiamo noi? "Tutto intorno a te". Ma che significa? Il simbolo dell'egocentrismo?
-La gente è egocentrica.
-Certo, ma non deve darlo a vedere! V-care. We care. Noi ti coccoliamo. C'è bisogno di amore a 'sto mondo, non di egocentrismo! Cazzo! Se riesco a far cambiare il nome a 'sta baracca...
-Sogna, sogna. Ma se ti piaceva tanto la ragazzina perché non le hai offerto un lavoro? Se ha tutte 'ste idee brillanti...
-Brava. E secondo te se io assumessi gente più in gamba di me che carriera farei? Devi assumere imbecilli leccaculo e sopportare ogni tanto i loro casini. Se assumi gente capace dovresti premiarla e prima o poi questi ti fregano il posto.
-Beh sarebbe giusto, no? Non si chiama meritocrazia?
-Esatto. E' proprio quella che manca a tutte le grosse aziende: non devi assumere gente più brava di te sennò scoprono che sei incapace e perdi i tuoi privilegi.
-Se non sbaglio Kennedy diceva l'esatto opposto.
-E infatti l'hanno ammazzato. Invece io mi paro per bene il culo e se incontro gente capace la infilo in posti dove non possa crescere. Sai quanti ottimi elementi hanno al call center in mezzo agli asini che non sanno nemmeno parlar bene l'italiano? E guai a toglierli da lì! L'HR serve proprio a questo: i rimbambiti di quell'ufficio studiano anni per imparare a selezionare chi ha capacità per infognarlo dove non deve arrivare e danno i posti buoni all'amico o al cugino. Siamo tutti degli squallidi avvoltoi, che schifo. Poi la gente si lamenta di politici: loro fanno le stesse cose che facciamo noi, solo che la loro azienda comprende più o meno sessanta milioni di dipendenti e quindi è più in vista di quelle come la nostra.
-Guarda che qui dentro c’è anche tanta gente seria e che lavora con impegno, come me!
-Purtroppo: è per colpa loro se non riesco a salire oltre. 
-Vabbè, intanto che ne faccio della email della pazza?
-Tienila da parte. Se davvero riesco a far attivare 'sto servizio il favore di metterla a sistema glielo faccio, tanto che mi costa? Se invece non se ne farà un tubo allora sarei proprio curioso di vedere come se ne lamenterà tra un millennio.

In auto tornando a casa Cristian guida lentamente. Sta zitto, assorto nei suoi pensieri. Emily e Michelle invece non smettono di parlare.
-Allora sei felice, tesoro?
-Sì! Credo che così qualcosa succederà, deve succedere. Se mandi una comunicazione a qualcuno questo dovrà fare qualcosa, no? Non può mica ignorarla! Poi mio fratello era... sarà un grande uomo.
-Già. E che fortuna avere incontrato quel Fabio, così gentile.
-Sì, mi spiace che morirà presto soffrendo.
-Cosa intendi dire?
-Fumava. Il fumo fa venire il cancro. E oggi non è stato ancora debellato, giusto?
-Sì. Ma non è detto che gli venga.
-Oh dai, Michelle! Non dirmi che non conoscete ancora le conseguenze del fumo! Che siete indietro è ovvio! Consentite ancora di fumare, persino all'aria aperta!
-Perché? Dove si dovrebbe fumare se non all'aria aperta? Nei locali è giustamente vietato.
-Ma deve essere vietato in tutto il mondo, soprattutto all'aria aperta! Uno che fuma in strada uccide la mia libertà di non fumare e di respirare perché io respiro il suo fumo. L'altro giorno quando siamo entrati al centro commerciale non siamo dovuti passare in mezzo a quegli assassini che fumavano davanti all'ingresso? Io ho dovuto respirare il loro fumo e avvelenarmi perché loro spandevano il loro schifo dappertutto! Ma sono pazzi? Ma rinchiudete loro in un matticomio! E anche chi consente loro di fumare! Ma come siete arretrati in queste banalità! Non mi pare occorra uno scienziato per capirlo!
-Beh, in effetti è fastidioso sentire il fumo degli altri per chi non fuma.
-Fastidioso? E' intollerabile! Una vergogna! Uno schifo! I fumatori sono parte di quei difettosi genetici che dobbiamo debellare. Hanno una forte componente egoistica: fanno qualcosa che lede gli altri e se ne fregano altamente. E' un difetto genetico da eliminare.
-O, più semplicemente, sono maleducati.
-Maleducato è chi getta la spazzatura per strada, e ne ho vista parecchia in giro. Loro sono degli assassini pericolosi. Non si preoccupano del prossimo, pensano solo a se stessi. L'egoismo uccide la società. La società è un insieme di individui che agiscono insieme per il bene comune. Il bene comune comprende il bene del singolo. Quindi l'egoista è anche autolesionista. Faccio del male agli altri, gli altri non stanno bene e quindi non producono bene collettivo, io non posso usufruire del bene collettivo, quindi mi sono fatto del male. Un circolo vizioso. Come il sorpassare con le automobili.
-E anche come l'andare troppo adagio. Cris, a che pensi? Non dici nulla nemmeno a Emily. Di solito queste sue prese di posizioni ti stimolano i sensi.
-Eh? Ah, sì. E come pensi reagirebbero le grandi multinazionali del tabacco ad un divieto di fumo globale? Con tutti i soldi che hanno potrebbero comprarsi tutti i politici che vogliono e non far vietare nulla, no?
-Cristian lo hai detto tu. Sono ricche. Tanto ricche. Non gliene frega nulla di fare la guerra al mondo. Quando il fumo sarà vietato loro avranno così tanti investimenti diversi in mille campi diversi che lasceranno il mercato delle sigarette a favore di tante altre cose. Non perderanno né soldi, né lavoratori. Semplicemente cambieranno attività. Oggi fai il panettiere, domani il medico. Basta esserne capace e avere abbastanza capitale da investire. Un molto ricco oggi rimarrà molto ricco anche domani e senza fare male agli altri, se non è proprio stupido.
-Ah, ok.
-Okay? Non ribatti? Cris a che pensi?
-Misci... non capisco.
-Cosa?
-Quell'uomo, quel Fabio. Davvero ha creduto a Emily e farà quello che gli ha chiesto? O ci ha preso tutti per pazzi e ci ha buttato fuori alla svelta? Ha detto che crede all'occulto. Come fa un dirigente a essere così ignorante? Magari legge pure l'oroscopo! Ci ha preso per i fondelli.
-Cristian perché devi essere sempre così negativo e non credere nella gente. Senza fiducia reciproca il mondo non progredisce! Gli individui hanno bisogno gli uni degli altri. E solo la fiducia reciproca unisce le persone.
-Belle parole Emi. Ma io sono realista. Quello aveva in mente qualcosa, lo sento, e non era la tua lettera. Io capisco la gente a prima vista.
-Emily. Io sono EMILY, non Emi!
-Scusa, hai ragione. So quanto ci tieni al tuo nome.
-Beh, se capisci le persone al volo, e in effetti devo dire che spesso ci azzecchi, allora hai capito che Emily è una brava e onesta ragazza, altrimenti non me l'avresti portata a casa. O no?
-Sì. Emily è una brava ragazza.
-Allora adesso mi credi?!
-No. Ho detto che sei brava, non onesta.
-MMMMM! Ma che voglia di strozzarlo! Ma come fai tu, Michelle, a sopportare questo... questo... !

Dopo quel lunedì in casa Camisi alcune cose cambiarono.
Emanuele si alzava e si preparava per la scuola autonomamente. Michelle, abituata a svegliarsi presto, lo guardava, ma non faceva praticamente nulla. Lui aveva accettato e preso con impegno la sua prima responsabilità. Era cotto di Emily e non lo nascondeva a nessuno se non forse a se stesso, in fondo non era ancora capace di riconoscere un sentimento così intenso. La madre lo osservava intenerita e a volte divertita dall'ingenuità con cui lui cercava di attirare l'attenzione della fanciulla. Emily gli dava il giusto interesse senza mai lasciargli credere più di quanto lei non volesse. Non voleva illuderlo o deluderlo in alcun modo. Inoltre aiutava Michelle nelle faccende di casa con molto impegno: era l'unica cosa che poteva fare per sdebitarsi dell'ospitalità e per tutto quello che aveva fatto per lei. La sua serenità di quei giorni era data dalla convinzione che quel  messaggio sarebbe sicuramente arrivato a destinazione e quindi ora lei doveva solo aspettare. Aspettare qualcosa. Non sapeva cosa, non ne aveva idea. Forse sarebbe sparita in un vortice all'improvviso, forse avrebbe dovuto vivere lì tutta la vita e poi sarebbe rinata nel 2950, ma senza poi tornare indietro o forse ancora... boh? Le possibilità era tante e nessuna prevaleva sulle altre nei suoi pensieri.
Michelle non le chiedeva nulla. Lei si sentiva felice di non essere più sola ogni giorno e per di più questa compagnia le veniva da una giovane che sopperiva parzialmente alla sua mancanza di non avere una figlia. Sembravano proprio una famiglia felice come quelle dipinte da alcuni telefilm.
Tranne Cristian.
Aveva smesso di stuzzicare Emily argomentando le sue logiche attuali e quelle del futuro. Sentiva che sua moglie e suo figlio traevano beneficio dalla presenza di Emily e questo gli bastava per non turbare ad ogni costo questo delicato equilibrio.
Ma era consapevole che la cosa non sarebbe durata. Presto sarebbe successo qualcosa. E non sarebbe stato piacevole.
E infatti una settimana esatta dopo che Emily era piombata nella loro vita ricevette una telefonata.
La sera, rientrando a casa, la sua faccia basta a Michelle per capire che era successo qualcosa.
-Cosa è successo, Cris?
-Mi ha telefonato la polizia con i genitori di Emily.
Michelle sgrana gli occhi, ma non dice nulla poiché Emanuele ed Emily sono venuti subito a salutarlo sorridenti.
-Ciao papi!
-Ciao Cristian. Tutto bene? Hai la faccia un po' stanca.
Cristian e Michelle si appartano subito dopo una cena che solo Emanuele ed Emily hanno gustato.
-Misci mi hanno chiamato i suoi genitori. Erano andati a denunciare la scomparsa della figlia che non sentivano da qualche giorno. Sapevano che sarebbe partita per una vacanza in un villaggio turistico sperduto da qualche parte e che avrebbe avuto qualche difficoltà a telefonare, ma dopo quasi una settimana si stavano preoccupando e hanno contattato l'agenzia viaggi che gli ha confermato che Emily non si è presentata all'imbarco. A proposito: il suo nome è Emilia. Emilia Dimitri. Sono andati alla polizia e gli agenti hanno subito trovato la mia segnalazione. Ha ventun anni, abita ad una sessantina di chilometri da qui e il ventuno giugno scorso suo fratello gemello è morto in un banale incidente stradale. Da allora lei ha subìto un forte shock ed è caduta in una profonda depressione. Da poco sembrava che si fosse ripresa e questo viaggio avrebbe dovuto essere l'inizio di una nuova vita per lei. Purtroppo ha iniziato sì una vita nuova, ma in una realtà tutta sua.
-Povera ragazza. A guardarla sembra serena e rilassata, ora. E adesso?
-Fra poco arrivano i suoi genitori a prenderla.
-Ma tu sei certo che siano veramente i suoi genitori?
-La polizia ne ha verificato l'identità prima di contattarmi.
-Non ci posso credere. Oramai ero convinta anch'io che...
-Suona il citofono. Vado io.
-Papi, ma chi è a quest'ora?
-Ora vedrai Lele, ora vedrai. Ti voglio bene.
Un uomo e una donna di mezza età si presentano educatamente alla porta di casa Camisi.
Emily alla loro vista saluta cordialmente.
-Buonasera.
-Emilia! Emilia mia! Vieni da me!
La madre di Emily stende le braccia e inizia a piangere.
-Emilia! Sono la mamma! Non mi riconosci?
Emily spalanca gli occhi e la bocca poi vacilla e cade in ginocchio.
-Emilia!
Tutti corrono attorno a lei e i due genitori l'abbracciano cercando di sostenerla. Emily inizia a piangere singhiozzando forte.
Cristian, rimasto un po' più distaccato dagli altri, osserva la scena in silenzio. Michelle gli si avvicina con le lacrime agli occhi. Emanuele non capisce. Ha la bocca aperta, ma non dice nulla.
Emilia e i genitori sono ora seduti sul divano, mentre Michelle offre loro un caffè.
-Credevamo che avesse superato la morte del fratello. Ma erano molto legati e, come non l'abbiamo ancora superata noi, avremmo dovuto capire che anche lei non aveva ancora vinto la sua sofferenza.
-E com'è che si è messa in testa tutta quella storia sul futuro?
-Il libro che stava scrivendo suo fratello. Era un appassionato lettore, studiava fisica e matematica e ci regalava sempre tante soddisfazioni. Emilia non smetteva mai di dirgli che era un genio e leggeva e rileggeva quel manoscritto non ancora terminato. Un vero prontuario sul futuro, estremamente dettagliato e avvincente. Se la strada non ce lo avesse portato via, sicuramente sarebbe diventato uno scienziato.
-Dottor Camisi grazie. Grazie infinite per ciò che ha fatto per mia figlia, grazie a tutti voi. Dio vi benedica.
-Penso che sia ora di andare, cara.
Dal momento in cui Emilia era quasi svenuta, non aveva più detto una parola. Il suo volto solcato dalle lacrime era perso nel vuoto. Solo al momento dei saluti si rivolge a Emanuele, gli dà un bacio sulla guancia e gli dice "ciao".
Poi guarda Michelle, anche lei con gli occhi lucidi, e l'abbraccia forte.
-Grazie di tutto, amica mia.
-Abbi cura di te, Emily.
-Cristian, grazie. Io levo il disturbo.
-Ciao, riguardati.
Rimasti sulla porta a guardare Emilia che esce dalla palazzina, nessuno ha il coraggio di dire nulla.
Solo Emanuele, una volta che è certo che non possano più sentirlo, esclama:
-Non avete proprio capito niente voi due! Sono venuti a prenderla! Quelli non erano i suoi genitori! Li hanno mandati dal futuro per recuperarla! Si sono camuffati perché nessuno deve sapere la verità! Come fate a non capirlo! Non la rivedremo mai più!
Poi corre in camera sua e chiude la porta sbattendola.
Michelle guarda Cristian che chiude la porta d’ingresso.
-Forza Cris, sfogati. Sono pronta a subire tutto il tuo repertorio: "te l'avevo detto... al solito ho ragione io... era così evidente...". Dai: so che non aspetti altro!
-Non ti dirò nulla. In tutta la mia vita non ho mai desiderato così tanto di avere torto.


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