sabato 10 dicembre 2011

Il blog di Olindo Urbani.

Perchè? (No, non perchè "Olindo". Poteva pure essere peggio! Se mi avessero chiamato "Osporco" oppure "Vigili"...!)
1971-2011. Quest'anno ho compiuto quarant' anni. Per un uomo il quarantesimo compleanno indica il momento di fare un bilancio del proprio operato: analizzare le proprie scelte passate per verificare dove si è giunti nel presente e pianificare al meglio i prossimi quaranta, che si porteranno appresso l'inevitabile declino fisico che la vecchiaia comporta. Almeno finchè la scienza ci darà la soluzione per avere un fisico e soprattutto un cervello sempre giovani e attivi. Fanculo a chi dice che è contro natura: se si potesse vivere in eterno senza invecchiare, perchè non farlo? Ci mettiamo anni a imparare e apprendere e diventare tutto quello che siamo, perchè sprecarlo crepando? Per inciso anche un aereo e un cesso sono contro natura: li hanno inventati gli uomini per migliorare la propria vita, ma sembra che nessuno se ne lamenti.
Orbene il bilancio non è necessariamente l'arrivare ad una determinata posizione sociale o lavorativa. A volte un operaio può essere più felice di un dirigente. La migliore situazione economica aiuta molto a livello di cruda realtà materiale, ma non riempie lo spirito e non fa gioire l'anima. E infatti i ricchi di soldi solitamente sono tristi dentro e hanno come loro unico credo quello di raggiungere nuove e sempre maggiori ricchezze, sperando che queste possano donar loro la felicità che ogni uomo cerca come scopo primo nella vita, accecati dal materialismo. Eh si! La risposta alla celeberrima domanda metafisica "Che scopo ha la vita?" è proprio questa: cercare, trovare e godere della felicità. Felicità che è differente in ogni singolo individuo. E che quasi mai viene perseguita fin dal principio del proprio essere coscienti, ovvero l'età adulta. Un giovane adulto nel cosiddetto mondo occidentale cerca il successo sociale, la fama, la ricchezza economica, la popolarità nell'altro sesso (o anche nel proprio: i gusti son gusti). Ma "avere" è una felicità superficiale e transitoria più o meno effimera a seconda del bene che la porta. Ad esempio un'auto di lusso che costa svariate decine di migliaia di euro dà un senso di potere e successo a chi ne sia divenuto proprietario, ma è una sensazione che sparisce non appena esce sul mercato il modello modificato col tal gadget in più. E allora questo stesso bene diviene anzi un simbolo di sconfitta, di arretratezza (sei sorpassato!). E il proprietario inizia a soffrire (si, certo, non è che piange come quando Heidi viene portata via lontana dal nonno). Inizia a non trarre più felicità da quello credeva essere un arrivo, una cima conquistata e, cavolo! Ora ce n'è un'altra! E comincia a pensare a scalare anche quella (in fondo basterebbe buttare altre migliaia di euro di differenza per... bho? Avere il bordo dell'accendino cromato??). Essa è poco di più, ma per ora non sei più il numero uno. Sei un due. E col modello successivo sarai pure un tre! Che affronto! Io che... Ma "io" cosa!? Un po' di umiltà, per favore! "Avere" non è la felicità. O meglio, l'avere è una felicità momentanea della quale godere per brevi attimi. Giusto così. Sfizi personali che ci concediamo, ma ai quali va dato il giusto valore e per i quali non bisogna gettare ogni energia.
"Essere" è cio che invece può portare alla più vera e duratura felicità.
Ho detto solo "essere", non "essere stronzi". Quindi fate una bella analisi introspettiva.

Il mio bilancio.
Il blog è mio e quindi vediamo a che punto è il mio bilancio.
Immaginerete: "parla di metafisica, essere e avere, analisi introspettiva. Ca...voli! Questo ha già capito tutto!".
Balle.
Proprio facendo questo bilancio mi sono accorto che io ho, ma non sono. Per la verità non ho neanche tanto. Sono a livello medio/basso nella classifica socioeconomica occidentale. Ho un telefonino, ma non è un I-phone. Ho un'auto, ma non è un "euro 5". Ho una casa, ma anche un mutuo. Quindi "ho" medio.
Ma "sono" cosa?
Io penso. Penso molto. Non necessariamente pensieri fruttuosi. Elucubro e ordisco, osservo, sogno e immagino. E scrivo. Ma rimane tutto solo per me. E ogni tanto qualcun'altro scrive pubblicamente ciò che io già immaginai, ma che non diffusi. Quindi sono uno scrittore, un precursore progressista a volte, ma inconcludente.
Se non ci si concentra su un solo progetto alla volta spesso non si riesce a concludere nulla. E questo è un mio limite. E' un peccato, perchè alcune idee mi sembrano godibili. Allora ho pensato: scrivo per tutti in un blog. E, se i miei racconti piacessero, avrò donato un po' di felicità a chi legge. E questo darà felicità a me. Avrò finalmente concluso il cerchio: io scrivo, chi ha piacere legga. Semplice! Forse.
Ora ci provo. Cliccate sul link in alto a destra per leggere le altre mie pagine dove ci sono i racconti.

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