Avevo appena ricominciato a scrivere e tutto si è fermato di nuovo.
Quando la vita non va come deve (ma non che va là anziché lì, cioé quando proprio si ferma, ci ripensa e torna indietro) e tutto quello che ti viene da dire è "cazzarciderbolinapuruntu"! Che significa? Niente. Come la direzione che ha preso la vita. Non è una direzione. Semplicemente non va. Nessuna meta. Nessuna tappa. Sei bloccato. Sospeso. Inerme. Ignavo e svogliato.
Quindi? Aspetti.
Quanto tempo si butta via aspettando. E non parlo della coda al Mc Donald quando gli impiegati hanno l'ora di pausa e affollano le casse. Parlo di attese di mesi, anni e lustri poco illustri. Attese per noi mortali ingiustificate, ma giustificate invece dai burocrati inetti, dall'incompetenza di chi abusa del proprio potere senza chiedersi nemmeno se questo gli porterà un vantaggio o lo fa semplicemente per il gusto di fermare l'altrui procedere.
Come se ci fosse una sola corsia e, una volta occupatala, ci si ferma in mezzo. A guardare il panorama. Chi dietro aspetta potrebbe anche adirarsi un po', no?
Adesso ricomincio a muovermi. Ma poi qualcun altro vorrà bloccare nuovamente il cammino? Lo vedremo solo vivendo.
Quanto vivere dobbiamo impegnare per capire come vivere?
Abstractio cogitationis.
Questo è il blog di Olindo Urbani. Sono uno scrittore e qui racconto le mie astrazioni. Leggi quello che preferisci e, se ti andasse, scrivi un commento. Che io potrei eventualmente censurare a mio insindacabile giudizio. Privilegio d'autore. :)
lunedì 13 luglio 2015
venerdì 6 giugno 2014
L'illogica logica del massimo profitto.
Dopo anni di studi, osservazioni e statistiche (ovviamente effettuati da idioti) le aziende (e le Nazioni) hanno stabilito che il massimo profitto è l'unico risultato da perseguire. E i dirigenti/governanti (idioti anch'essi) procedono sempre in questa direzione. E ciclicamente nel corso degli anni arrivano le crisi economiche, i suicidi di massa, le rivoluzioni ecc.
Ipotizzare che ci sia un probabile errore di calcolo è troppo?
L'errore non è matematico (almeno credo! Spero abbiano usato una calcolatrice e non il foglio di carta del salumiere!), ma è nei dati inseriti. Ovvero al quesito "quale risultato voglio ottenere dall'azienda?" il dato inserito è: "massimo profitto".
Perché viene inserito questo dato? Lo insegnano a scuola? O sono semplicemente inetti?
Un'azienda non è una ONLUS e chi vi opera o la gestisce vuole giustamente ottenere qualcosa in cambio. Fin qui tutto quadra: il profitto è legittimo e il dato corretto. Poi però notiamo che alla parola "profitto" è abbinato un aggettivo: "massimo". Questo è l'errore.
Anni fa un'azienda statunitense ha acquisito l'azienda italiana dove lavoravo. Durante i comprensibili disordini dovuti alla fusione venne ad insegnarci il mestiere una chiattona sorridente (ma tutte le gnocche che si vedono nei film? Sono tutte a Hollywood?), la quale in una riunione (anzi un meeting) di dieci minuti rivelò la parola del messia a noi umili servi: "All we do, we do it for money!"
Probabilmente ha una doppia laurea in economia, una di Stanford e l'altra di Harvard, per avere elucubrato un così profondo pensiero...
Ironia a parte mi riesce difficile credere che un qualunque imprenditore, sia esso l'artigiano improvvisato che fa collanine da vendere sulla bancarella in riva al mare o il multimiliardario che produce razzi spaziali, non abbia pensato di fare quello che fa per soldi e occorra qualcuno che glielo dica: fare l'imprenditore vuol dire proprio investire tempo, denaro e idee per trarne profitto.
Quindi, tornando al calcolo sbagliato di cui sopra, l'errore del "massimo" profitto persiste e logora tutto e tutti quelli che orbitano nello spazio dell'azienda, perché fa sì che l'azienda stessa non investa in idee, persone e strumenti poiché investire vuol dire meno denaro per il profitto che non sarebbe massimo. Ed ecco che il massimo profitto odierno diventa la crisi di domani.
Nel 2000 un Concorde in decollo da Parigi subì un grave danno e prese fuoco lungo la pista. Nonostante questo il pilota fu costretto a proseguire la manovra di decollo in quanto non c'era abbastanza pista per fermare l'aereo: si sarebbero schiantati prima di riuscire a fermarsi (almeno questo si evince dalle notizie reperibili in rete). Pochi secondi dopo il decollo si schiantò a terra. Morirono tutti più quattro. Sì perché cadde su di un edificio abitato. Schiantandosi sulla pista almeno quei quattro sarebbero sopravvissuti. Già, ma chi mai avrebbe scelto di schiantarsi subito anziché tentare di salvarsi decollando? Io no. Quindi era inevitabile? No. Perché anche gli aeroporti seguono la regola del massimo profitto. Se avessero seguito solo quella del profitto la pista sarebbe stata più lunga di quanto sia in realtà, il Concorde non sarebbe decollato e, nella peggiore delle ipotesi, avremmo avuto almeno 4 sopravvissuti. Ma ottimisticamente ritengo ce ne sarebbero stati altri.
Questo è solo uno dei più eclatanti risultati causati dalla logica del massimo profitto. La logica più illogica di tutte. Che permette al signor Autostrade di cambiare la sua vecchia auto di lusso dotata di solo quattro airbag con una nuova super lusso che ne ha dieci. Così quando si schianterà alla curva dove l'asfalto è crepato e le buche fanno perdere il controllo e ti scaraventano sul guardrail arrugginito, avrà più chances di sopravvivere. Se invece seguisse la logica del profitto semplice magari non cambia l'auto, ma alla medesima curva ci saranno un asfalto drenante opportunamente steso, un guardrail ben mantenuto e luci e segnalazioni adeguati che eviteranno lo schianto. Anche se viaggiasse su una Balilla.
Ipotizzare che ci sia un probabile errore di calcolo è troppo?
L'errore non è matematico (almeno credo! Spero abbiano usato una calcolatrice e non il foglio di carta del salumiere!), ma è nei dati inseriti. Ovvero al quesito "quale risultato voglio ottenere dall'azienda?" il dato inserito è: "massimo profitto".
Perché viene inserito questo dato? Lo insegnano a scuola? O sono semplicemente inetti?
Un'azienda non è una ONLUS e chi vi opera o la gestisce vuole giustamente ottenere qualcosa in cambio. Fin qui tutto quadra: il profitto è legittimo e il dato corretto. Poi però notiamo che alla parola "profitto" è abbinato un aggettivo: "massimo". Questo è l'errore.
Anni fa un'azienda statunitense ha acquisito l'azienda italiana dove lavoravo. Durante i comprensibili disordini dovuti alla fusione venne ad insegnarci il mestiere una chiattona sorridente (ma tutte le gnocche che si vedono nei film? Sono tutte a Hollywood?), la quale in una riunione (anzi un meeting) di dieci minuti rivelò la parola del messia a noi umili servi: "All we do, we do it for money!"
Probabilmente ha una doppia laurea in economia, una di Stanford e l'altra di Harvard, per avere elucubrato un così profondo pensiero...
Ironia a parte mi riesce difficile credere che un qualunque imprenditore, sia esso l'artigiano improvvisato che fa collanine da vendere sulla bancarella in riva al mare o il multimiliardario che produce razzi spaziali, non abbia pensato di fare quello che fa per soldi e occorra qualcuno che glielo dica: fare l'imprenditore vuol dire proprio investire tempo, denaro e idee per trarne profitto.
Quindi, tornando al calcolo sbagliato di cui sopra, l'errore del "massimo" profitto persiste e logora tutto e tutti quelli che orbitano nello spazio dell'azienda, perché fa sì che l'azienda stessa non investa in idee, persone e strumenti poiché investire vuol dire meno denaro per il profitto che non sarebbe massimo. Ed ecco che il massimo profitto odierno diventa la crisi di domani.
Nel 2000 un Concorde in decollo da Parigi subì un grave danno e prese fuoco lungo la pista. Nonostante questo il pilota fu costretto a proseguire la manovra di decollo in quanto non c'era abbastanza pista per fermare l'aereo: si sarebbero schiantati prima di riuscire a fermarsi (almeno questo si evince dalle notizie reperibili in rete). Pochi secondi dopo il decollo si schiantò a terra. Morirono tutti più quattro. Sì perché cadde su di un edificio abitato. Schiantandosi sulla pista almeno quei quattro sarebbero sopravvissuti. Già, ma chi mai avrebbe scelto di schiantarsi subito anziché tentare di salvarsi decollando? Io no. Quindi era inevitabile? No. Perché anche gli aeroporti seguono la regola del massimo profitto. Se avessero seguito solo quella del profitto la pista sarebbe stata più lunga di quanto sia in realtà, il Concorde non sarebbe decollato e, nella peggiore delle ipotesi, avremmo avuto almeno 4 sopravvissuti. Ma ottimisticamente ritengo ce ne sarebbero stati altri.
Questo è solo uno dei più eclatanti risultati causati dalla logica del massimo profitto. La logica più illogica di tutte. Che permette al signor Autostrade di cambiare la sua vecchia auto di lusso dotata di solo quattro airbag con una nuova super lusso che ne ha dieci. Così quando si schianterà alla curva dove l'asfalto è crepato e le buche fanno perdere il controllo e ti scaraventano sul guardrail arrugginito, avrà più chances di sopravvivere. Se invece seguisse la logica del profitto semplice magari non cambia l'auto, ma alla medesima curva ci saranno un asfalto drenante opportunamente steso, un guardrail ben mantenuto e luci e segnalazioni adeguati che eviteranno lo schianto. Anche se viaggiasse su una Balilla.
Etichette:
aziende,
collettività,
economia,
profitto,
stupidità
martedì 6 maggio 2014
Un viaggio lungo un anno.
E' passato un anno dal mio ultimo post. Mi sono preso una pausa. Una lunga pausa. Tipo quelli che in ufficio tra caffé e sigarette praticamente fanno un part-time, ma vengono pagati full. Io però sono scusabile: nessuno mi paga.
In questo anno mi hanno fatto visita il riposo, la serenità, l'amore, la felicità, l'abbandono, la morte, la fatica, la novità, la paura, l'odio.
Ora sento la necessità di ricominciare a scrivere.
Sfodero la penna: en garde!
In questo anno mi hanno fatto visita il riposo, la serenità, l'amore, la felicità, l'abbandono, la morte, la fatica, la novità, la paura, l'odio.
Ora sento la necessità di ricominciare a scrivere.
Sfodero la penna: en garde!
giovedì 9 maggio 2013
I pezzenti nell'anima.
Ci sono tante persone diverse al mondo. C'è il calmo e
l'agitato, c'è l'ordinato e il disordinato, lo scaltro e l'ingenuo, il
passionale e il riservato. Ci sono i folli, i gentili, i maleducati. Gli
altruisti, i generosi e gli egoisti. Ci sono veramente così tante
caratteristiche nella natura umana che spesso conoscere bene una persona può
rivelarsi un'impresa lunga. E tra le tante caratteristiche ce n'è una
detestabile alla quale non so ancora dare bene una definizione precisa perché è
un misto di tirchieria, egoismo e ignoranza. Io definisco le persone che la
posseggono "pezzenti nell'anima".
Il pezzente è una persona molto povera che stenta a
sopravvivere e campa grazie ad elemosina.
Il pezzente nell'anima è una persona che può anche essere
molto abbiente, ricca, ma ha comportamenti da misero che vanno oltre la
tirchieria e sfociano nel ridicolo. Il pezzente nell'anima, abbreviabile in
"PENA", è colui o colei che non invia un sms pur avendone necessità
perché ha già terminato tutti quelli inclusi nel suo piano mensile e quindi
dovrebbe pagarlo (10 centesimi). Oppure compra un super telefonino costoso e
non lo usa perché ha scelto un abbonamento troppo economico per le sue
necessità. O ancora porta i figli al luna park, ma non consente loro di
eccedere i 10 euro per andare sulle giostre. Compra un'auto sportiva nuova da
parecchie decine di migliaia di euro e la alimenta a GPL. Abita in una villa di
300 mq con un giardino che somiglia più a un campo da golf per dimensioni, ma
d'inverno usa il cappotto in casa poiché mantiene la temperatura interna
attorno ai 16 gradi per evitare bollette stratosferiche. Acquista uno
strepitoso letto barocco in oro decorato con diamanti e vi monta la rete
arrugginita in ferro avanzata nella soffitta della nonna sulla quale posa un
materasso macchiato e sfondato recuperato da un ostello dismesso. Manda i figli
in vacanza coi nonni pensionati in una tristissima località balneare per
pensionati perché preferisce andare in vacanza a fine settembre che è bassa
stagione, anche se così non potrà fare il bagno. Compra la Coca-cola nel
bottiglione gigante che costa meno delle lattine, ma poiché lo esaurisce in una
settimana dal giorno dopo l'apertura se la beve sgasata. Acquista il costoso
cibo per cani raffinati alla sua bestiola e offre caramelle made in china
rubate dalla sala d'attesa del pediatra ai suoi figli. Monta eleganti lampadari
di premiati designer che non accende per evitare il consumo di corrente. Ha un
televisore da 60 pollici e 3 mignoli dove puoi guardare solo le repliche di
"amici", perché Sky costa troppo. Ha la vasca idromassaggio per 2
persone e fa solo la doccia per non sprecare l'acqua calda. Ha 3 appartamenti
di proprietà, 2 li affitta, lavora 8 ore al giorno per 6 giorni alla settimana
e va in vacanza solo a casa dei parenti perché l'albergo è caro. ...
Quanto potrei andare avanti...
mercoledì 24 aprile 2013
Futurama
Ma quante str...upidaggini si vedono nei
telefilm/film/libri/riviste/post it di fantascienza?! Premesso che
"fantascienza" è la fusione di “fantasia” e “scienza” risulta chiaro a tutti
la irrazionalità finalizzata solo al divertimento del lettore/spettatore, tuttavia
ritengo occorra, se non un limite imposto, almeno una decenza dignitosa. A
titolo puramente esemplificativo e per nulla esaustivo cito un film che ricordo
aver avuto un discreto successo tanto da avere dei sequel: Starship troopers.
La scena più ridicola fra le tantissime è il capitano che comanda con abilità
la manovra in retromarcia all’astronave per farla uscire dal parcheggio
spaziale. Già di per sé un’idiozia, la si è resa ancora più irreale dal fatto
che il capitano sia donna: donne e retromarce… Mah!?!
Ma non volevo parlare di film. In realtà l'idea di questo
post mi è venuta leggendo Wired, autorevolissima (!) fonte sul futuro (beh,
dai... non mi dispiace come rivista, ma l'esaltazione esagerata di alcuni
seguaci e persino articolisti la trovo inopportuna e fastidiosa simile a quella
degli esaltati che hanno redatto la bibbia. Comunque visto che si continua a
complicarci la vita con assurdità di ogni tipo, delle quali ben poche utili, vi
racconto io come sarà il futuro più o meno prossimo.
La parola d’ordine sarà: semplicità.
Intanto basta ai mille insulsi lavori fantasma: le aziende
oggi pagano e strapagano laureati in qualsivogliologia per fare lavori
totalmente inutili, creati apposta per dare un senso ai loro studi, ma privi di
utilità. Tanti fighetti dalla mano incapace usano parte del loro tempo
lavorativo per creare null'altro che proiezioni e presentazioni e snocciolare
dati (un'altra buona parte del tempo la passano al bar aziendale) dell'utilità
di uno sbucciamela elettrico per la nonna che prepara una torta. Di mirtilli.
Pertanto una grossa crisi economica (vera, non quella attuale che è una crisi
politica) farà sì che finalmente ritorneranno a fare lavori manuali autentici,
dall'idraulico all'elettricista al fattorino ecc., e ci sarà una vera scelta di
qualità nella manodopera che darà una bella sferzata a quei tanti cialtroni
approfittatori che fanno questi lavori oggi e che li svolgono con l'impegno di
un bambino che unisce i puntini sulla settimana enigmistica.
In campo aereonautico vedremo l'evolversi dei trasporti a
medio e piccolo raggio: sorpassati dall'efficienza dei treni, il volo veloce
sarà destinato alle lunghissime distanze, mentre sulle brevi e medie s'imporrà
il volo panoramico lento e comodo dei dirigibili.
Una lunga fila di ex-programmatori di str..upidaggini (leggi
app) farà la fila al collocamento e solo pochissimi sopravvivranno
professionalmente. Gli altri andranno a raccogliere pomodori, che così forse
saranno infine ben sistemati nelle vaschette.
La coca cola e le maggiori bibite si contenderanno lo sfruttamento
del rubinetto casalingo dedicato alle bibite: comodo veloce pratico con canone
mensile flat o a consumo.
A seguito di questo post il mondo capirà che un grande genio
e persona che merita di essere ricordato per avere reso accessibile ai più il
mondo dell'informatica è Bill Gates e non Steve Jobs (RIP), pertanto Window 8
la smetterà di proporre app del cappero e migliorerà 7 senza stravolgerlo.
I TAB saranno donati come gadget per bambini nelle uova di
Pasqua vista la loro inutilità, mentre si avrà il boom di netbook super-potenti
con schermo flessibile o pieghevole che assolveranno così a tutte le funzioni
del pc di casa e dello smartphone insieme.
Le auto elettriche saranno praticamente senza batteria
alimentate da una trasmissione a distanza della corrente, un po' come avviene
nei filobus, ma senza filo. Saranno impostate per guidare da sole e questo
renderà la patente di guida un gadget per pochi appassionati della guida
manuale che dovranno sostenere esami universitari per averla e il guadagno in
termini di vite umane salvate a causa di incidenti stradali evitati sarà
elevatissimo.
Infine il sesso: le donne capiranno che gli uomini sono una
vera schifezza e ci sarà un lesbismo crescente il che ridurrà di fatto le
nascite compensando così i mancati morti sulle strade.
Praticamente sono un matematico del futuro.
Etichette:
APP,
Domani,
fantascienza,
Futurama,
Futuro
lunedì 25 marzo 2013
I nani al contrario.
Qualche volta guardo le persone e mi
fermo a riflettere. Non tanto sennò rischio di fondere. Non per la
limitata potenza del mio cervello, ma per la quantità di idiozia
che vedo emergere dai comportamenti umani.
Uno dei tanti che mi indispettisce e mi
fa divertire maggiormente allo stesso tempo è la divinizzazione che
si opera a favore di alcune persone.
Ho letto, non ricordo dove, che secondo
uno studio effettuato dalla tale università (poco ci importa che sia
vero o falso) le persone più alte della media siano meglio
predisposte ai successi in campo professionale.
Ora il termine “predisposte” non è
assolutamente corretto: la predisposizione presuppone che il tal
individuo abbia una caratteristica talentuosa che lo aiuti ad emergere
in un determinato campo rispetto a chi ne sia privo. Ma i presunti
successi professionali degli spilungoni non dipendono dal loro
talento, bensì da qualche stupida reminiscenza atavica che induce i
normalmente alti a ritenere che un “gigante” sia più forte e
quindi più adatto a difendere la tribù e, in altre parole, a governarla.
Visto che la maggior parte di noi non
vive in tribù primitive sarebbe ora di ampliare la visione al mondo
di oggi e dimenticare queste paure ancestrali.
A mio modesto (si fa per dire) parere
le persone eccessivamente alte invece altro non hanno che dei difetti
genetici: c'è chi nasce menomato, chi cieco, chi nano e chi alto.
Gli alti non sono altro che dei nani al
contrario.
La cosa ridicola della società è che
mentre gli altri esempi da me citati ricevono un'attenzione
particolare, sia essa compassionevole o dispregiativa, gli alti
ricevono un elogio, un'ammirazione da parte del pubblico di misura standard, quasi a
desiderare di voler essere come loro. Eppure nella letteratura
fantastica da sempre nani e giganti sono visti come “nemici” o
comunque, siano essi buoni o cattivi, non come i "normali". Quindi un
nano può avere un'autorizzazione per parcheggiare nei posti
riservati ai disabili mentre una persona alta no. Eppure lo spilungone ha parecchi
problemi ad adattarsi ad un mondo creato per misure standard: non
entra in una utilitaria ed è costretto a comprare un'auto più
grande. La stessa non può essere cabrio, notoriamente più basse
delle berline. Entrare e uscire quando l'auto è parcheggiata di fianco ad un'altra crea parecchie difficoltà. Chi si trovasse a
sedere dietro lo spilungone in un viaggio capirebbe cosa prova una
sardina in scatola. Aerei, treni, case: sono tutti luoghi
difficilmente accessibili ai giganti, scomodi e opprimenti. Stipiti,
lampadari e lampade a muro sono pericolosi attentati alla loro
incolumità. Vestiti e scarpe sono un'altra angoscia di questi
handicappati: mai qualcosa che possa andar loro a pennello. Le donne
poi sono ancora più svantaggiate rispetto all'uomo soprattutto in campo amoroso:
non saranno mai viste come un dolce e gentile fiore da accudire e
amare, ma agli occhi dei "normali" risulteranno sempre delle regine amazzoni, indipendenti e
forti che non temono la solitudine, col risultato di attrarre solo
maschi in cerca di una bella topolona con cui far sesso e nulla di
più.
In buona sostanza invito i "normali" a
riflettere sull'osannare queste figure. Hanno già dei problemi, non
infieriamo facendoli sentire superiori: il delirio di onnipotenza è
il primo sintomo della follia.
PS. A chi pensa che io, persona di
altezza media, parli per invidia dico solo: se la fata Turchina
comparisse per regalarmi 5 cm non le chiederei di allungarmici
le gambe...
Iscriviti a:
Post (Atom)